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Programma Atomico Iraniano: a Vienna una partita complessa

Programma Atomico Iraniano: a Vienna una partita complessa

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Si stanno svolgendo, in una atmosfera convulsa e tesa, i colloqui a Vienna riguardanti il programma atomico iraniano, colloqui funzionali alla stipula di un accordo definitivo sulla questione nucleare, entro la data limite che fu indicata sei mesi fa nel 24 novembre p.v.

nucleare iran vienna
Fonte : le rete
I due protagonisti principali, Iran e Stati Uniti d’America, hanno entrambi interesse a raggiungere un accordo entro le prossime 36 ore e per farlo sono disposti (più gli Usa degli Iraniani) a sacrificare parte degli interessi strategici dei propri alleati regionali.
Molti sono gli aspetti discussi in questi giorni : il numero delle centrifughe per arricchire l’Uranio e la loro tipologia, le loro collocazioni, la quantità di uranio arricchito stoccabile dall’Iran, le modalità delle ispezioni internazionali, i siti off limits per gli ispettori, la richiesta iraniana del disarmo atomico di Israele ecc.
Si discute inoltre anche di aspetti regionali, seppur non si possa dire pubblicamente, come ad esempio l’assetto istituzionale dell’Irak e il ruolo di Al Assad in Siria. A nostro parere, tuttavia, i nodi principali hanno due nomi ben definiti: Arak e Fordow. Su Fordow ora soprassiederemo, vi ricordiamo solo che dovrebbe essere il luogo deputato ad ospitare in un prossimo futuro gran parte della catena di arricchimento del minerale Uranio, che ora avviene in gran parte in siti molto meno protetti e “blindati” rispetto a Fordow. Arak, che è il vero focus della discussione di questi giorni, è un sito dove sorge un reattore sperimentale ad acqua pesante, un reattore che come sottoprodotto è in grado di produrre, in determinate condizioni, elevate quantità di Plutonio, elemento fissile indispensabile per produrre ordigni atomici estremamente compatti e facilmente installabili sulle ogive dei missili balistici a raggio intermedio, ora in possesso degli iraniani.
Ordigni piccoli e relativamente leggeri, se paragonati ai corrispettivi dispositivi all’Uranio; testate al Plutonio che non ridurrebbero la gittata di tali missili, come invece farebbero delle testate basate sull’Uranio. Arak è il corrispettivo iraniano del sito nucleare di Dimona, e proprio ieri mentre a Vienna si discuteva per cercare una soluzione condivisa dai Paesi del 5+1 (ma non da Israele e dalle monarchie sunnite del Golfo) un alto ufficiale iraniano ha fatto trapelare la notizia che l’Iran avrebbe fornito ad Hezbollah missili dalla gittata di circa 400 chilometri e aventi un avanzato sistema di guida in grado di colpire ovunque con accuratezza il territorio israeliano. Poi l’alto ufficiale ha fatto un esempio: Hezbollah può colpire con accuratezza dentro Israele, ad esempio potrebbero colpire l’impianto nucleare di Dimona. A tutto il nostro gruppo questo è parso un avvertimento, o una minaccia dipende dai punti di vista, lanciato dall’Iran allo stato di Israele.
La minaccia si può sintetizzare in questo modo: se Israele colpirà parti del programma atomico iraniano, i nostri alleati sciiti dell’Hezbollah hanno le capacità per colpire il cuore del programma nucleare israeliano ed agiranno di conseguenza come rappresaglia indiretta. Mai negli ultimi anni avevamo sentito tali dichiarazioni da parte degli iraniani. Questa affermazione potrebbe significare che, a Vienna, l’intesa è a portata di mano e che l’Iran forse riuscirà a mantenere in funzione anche il reattore di Arak in base agli accordi.
Se così fosse, ed Israele sentisse minacciati i propri interessi e la propria stessa sopravvivenza potrebbe agire in maniera inaspettata e diretta contro l’Iran, agire in modo tale da ritardare di due o tre anni i progressi atomici degli Ayatollah e sperare quindi che il prossimo presidente americano si schieri apertamente al fianco di Gerusalemme.
Bisogna inoltre ricordare che, tra poco più di un mese e mezzo, al Congresso Americano ci sarà un cambio di maggioranza, e che i nuovi membri del Senato Americano potranno introdurre nuove sanzioni contro l’Iran facendo interrompere le trattative diplomatiche, come più volte annunciato da parte della Guida Suprema iraniana nel caso fossero dichiarate nuove sanzioni contro la Repubblica Islamica Iraniana durante le trattative. Altro elemento è rappresentato dalla perdita di rappresentatività della Baronessa Ashton, rimasta alla Guida della delegazione Europea ai negoziati, nonostante non sia più lei l’alto rappresentate per la Politica Estera dell’Unione.
Il nostro gruppo si attende quindi che domani possa essere annunciato un accordo tra le grandi potenze e l’Iran sul tema del Programma Atomico Iraniano, tuttavia pensiamo che si troverà l’accordo esso sarà basato su una specie di Road Map, che preveda la completa rimozione delle sanzioni all’Iran entro il prossimo mese di maggio.
Tale accordo, tuttavia, non è a nostro avviso garanzia di pace nella regione, proprio perchè ottenuto a danno di Arabia Saudita ed Israele. Entrambi i due paesi, un tempo storici nemici, potrebbero oggi ritrovarsi invece vicini nel tentare di ostacolare l’ascesa dell’Iran sia come potenza atomica che come potenza sovraregionale. Israele e Arabia Saudita potrebbero addirittura collaborare ad uno Strike nei confronti dell’Iran, funzionale non tanto ad evitare “sine die” la trasformazione dell’Iran in una potenza atomica ma utile a ritardare di 24/36 mesi i progetti di Teheran, per poi ragionare della cosa con la nuova leadership americana.

Comment(3)

  1. Ho tutti hanno l’atomica o nessuno deve averla. E siccome al Pakistan, all’India, a Israele non hanno detto nulla, allora non vedo perchè gli altri devono esserne limitati.
    Quindi invece di soffermarsi solo contro chi ancora non ha l’atomica, questi incontri e colloqui devono essere rivolti a quelli che l’hanno già

  2. Concordo Andrea, il nucleare é patrimonio di tutti ormai. Dire tu no tu si é solo da ipocrita .

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