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USA-Russia: partita a scacchi  sul Dnepr

USA-Russia: partita a scacchi sul Dnepr

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Per la Rubrica “Voce dei Lettori” riceviamo e abbiamo il piacere di pubblicare questa analisi di Giuseppe Masala. Buona lettura

La crisi Ucraina sotto molti punti di vista può rivelarsi un tornante della storia che potrà decidere i futuri assetti dell’Europa. Per quanto possa sembrare paradossale Stati Uniti d’America e Federazione Russa sembrano avere strategie chiare su quale debba essere il destino di questa nazione a cavallo tra Unione Europea e Federazione Russa, invece proprio l’Europa pare giocare una partita senza una visione chiara stretta tra la strategia statunitense e la volontà di non perdere il mercato della Federazione Russa.
Andando ad analizzare le strategie dei due contendenti principali possiamo dire che la strategia americana può essere definita come una strategia con un “obbiettivo rigido” da ottenere con “strumenti rigidi” mentre la strategia della Federazione Russa può essere definita come strategia con un “obbiettivo flessibile” da ottenere con “strumenti flessibili”.
USA: Obbiettivi e mezzi
L’obbiettivo americano è riassumibile nella visione di Zbigniew Bzerzinski: <> (1)
Gli strumenti utilizzati dagli USA per conseguire questo obbiettivo rigido sono stati variegati nel tempo:
1) Sostegno diplomatico alla rivoluzione arancione di Viktor Juščenko avvenuta nel 2004;
2) Sostegno diplomatico, finanziario e militare alla rivoluzione di Piazza Majdan del Febbraio 2014;
3) Implementazione di sanzioni (e minaccia di ulteriori sanzioni ancora più forti) contro la Russia per evitare ingerenze tese a sterilizzare la presa del potere delle forze politiche ucraine fortemente influenzate dal Dipartimento di Stato americano.
Federazione Russa: obbiettivi e mezzi
Gli obbiettivi della Federazione Russa, valutando le dichiarazioni di Putin e del Ministro degli Esteri Lavrov, possono essere definite flessibili per il fatto che abbiamo un obbiettivo principale ma anche alcuni obbiettivi subordinati che dal punto di vista russo possono essere delle soluzioni di compromesso accettabili. L’obbiettivo principale è il mantenimento dell’Ucraina nella sferadi influenza di Mosca e la sua progressiva inclusione all’interno dell’Unione Euroasiatica. Obbiettivi subordinati accettabili possono essere sia un Ucraina integra dal punto di vista territoriale e federalizzata legata all’UE dal punto di vista economico ma fuori dalla NATO e dunque neutrale, sia l’ipotesi della disintegrazione dello stato unitario che veda la nascita di due stati, uno dei quali legato all’UE e alla Nato (la parte nord occidentale dell’Ucraina) e uno stato legato economicamente e militarmente alla Russia (la cosiddetta Novorossija ovvero la parte sud-est dell’Ucraina).
Gli strumenti utilizzati dalla Russia sono flessibili e variano a seconda di come si evolve la situazione. L’obbiettivo principale, ovvero quello di riportare l’Ucraina nella sfera d’influenza di Mosca può essere raggiunto solo in caso di collasso degli attuali assetti istituzionali e politici di Kiev. Una simile situazione si può verificare solo grazie all’acuirsi della crisi economica e finanziaria e la Russia ha senza dubbio agito per raggiungere questo obiettivo per esempio aumentando i dazi sulle merci ucraine ed in certi casi arrivando a vere e proprie sanzioni. Naturalmente può essere letto in questa chiave anche l’accordo tra Gazprom e governo ucraino che non prevede alcun credito ma la consegna del gas solo dopo il pagamento in dollari. Non solo, anche la guerra nel Donbass può essere funzionale a questo obbiettivo. La guerra civile è un costo economico difficilmente sostenibile, nel lungo periodo,dall’Ucraina e dunque l’appoggio dato alle milizie separatiste tende ad allungare i tempi del conflitto e di conseguenza a dissanguare le casse statali di Kiev. E’ evidente che gioca a vantaggio della Russia anche la perdurante crisi economica europea che rende difficilmente sostenibili – sia economicamente che politicamente – l’elargizione di ulteriori aiuti europei all’Ucraina.
L’opzione subordinata di un Ucraina integra territorialmente ma neutrale dal punto di vista economico può essere raggiunta solo con un abile lavoro diplomatico. Azione diplomatica che non è certamente mancata da parte della Russia: basti pensare alla promozione degli accordi cosiddetti “di Minsk” ma anche ai vari incontri nella versione “Gruppo di Normandia”.
Anche l’ipotesi di una disgregazione ucraina e dell’istituzione di uno stato filorusso (c.d. Novorossija) a sud-est può essere accettabile da parte della Russia. Va detto però che questa potrebbe essere la soluzione a più alto rischio per la Russia stessa. Infatti potrebbero esserci conseguenze indirette molto pesanti: un aumento delle sanzioni occidentali fino alla disconnessione del sistema finanziario russo dal sistema internazionale che regola le transazioni finanziarie (SWIFT) e anche un ulteriore raffreddamento dei rapporti diplomatici con l’Occidente. Ciò nonostante la Russia è probabilmente disposta a prendersi il rischio di questa evoluzione (nel caso le precedenti due opzioni siano irraggiungibili) , ciò è deducibile dal sostegno militare alle Milizie che vista l’evoluzione del conflitto non può essere considerato teso alla mera difesa degli attuali confini delle repubbliche del Donbass. Evidentemente secondo i russi il rischio di un Ucraina sotto l’orbita della Nato è considerata una vera sciagura e foriera, entro qualche anno, di ulteriori rischi quali la perdita della stessa Crimea e dunque la sostanziale perdita dello sbocco nel Mar Nero.
In definitiva gli USA giocano una partita con una sola opzione vincente mentre i russi giocano una partita con una opzione vincente e due comunque accettabili. In questa rischiosa partita appare sempre più evidente l’assoluta assenza della nana politico-militare chiamata Unione Europea: nessuna strategia chiara e di conseguenza la vera e sicura perdente.

(1) Zbigniew Brzezinski, “La grande scacchiera. Il mondo e la politica nell’era della supremazia americana”, 1997

Comment(11)

  1. Più che una partita, mi pare una tragedia… Per quanto riguarda i soldi per aiuti che non ci sarebbero, basti pensare che, nel mondo, 9 dollari /10 sono frutto di attività finanziarie, quindi scollegati dall’economia reale. Della serie, i soldi, se necessari, li troveranno comunque, crisi o no, come li hanno già trovati per finanziare la rivoluzione Maidan, e altre ong in giro per il mondo.

    Mentre se la russia dovesse essere esclusa dallo Swift, beh ecco la risposta che ci attenderebbe:
    Andrei Kostin, capo della VTB, ha reagito con rabbia quando gli è stato chiesto quali sarebbero state le conseguenze se la Russia fosse stata esclusa dal Swift banking system, sistema che permette al denaro di attraversare le frontiere in modo sicuro.

    Se questo dovesse accadere, ha detto Kostin  – in una sessione sull’economia russa al World Economic Forum di Davos – “gli ambasciatori potrebbero essere richiamati e dopo questo atto Russia e America  potrebbero interrompere qualsiasi relazione.”
    “Se non ci sono relazioni bancarie, i paesi sono arrivati molto vicino ad una guerra o almeno sicuramente ad una guerra fredda” ha ha dichiarato Kostin in inglese, mentre diventava sempre più rosso in volto. “Sarebbe una situazione veramente pericolosa.”
    Dunque magari non una guerra, ma sicuramente nulla di buono e di distensivo.

    Una cosa è sicura, stiamo vivendo la Storia con la S maiuscola, e speriamo che non si ripeta per il peggio…

  2. Giovanni, ho letto i tuoi commenti in altri articoli, e devo ringraziarti per la loro completezza, soprattutto per le citazioni di persone importanti nel panorama internazionale. Detto questo, concordo con te nel pensare che stiamo vivendo e cercando di capire, per quanto possibile, la Storia, anche se secondo me la crisi ucraina assomiglia più a una lotta tra titani che a una innocente partita a scacchi… Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime settimane e con l’inizio della primavera.

  3. Analisi chiara ed esaustiva, non c’è che dire… ma rilevo un “piccolo” errore che potrebbe distorcere, e neanche poco, il quadro generale (contesto) nel quale si inserisce tale visione: l’obiettivo di questa guerra non è il controllo dell’Ucraina, come in molti sono portati a capire, ma l’indebolimento della Russia.
    Anni fa la Russia si è trovata in una situazione militare ed economica disastrosa. Una grande potenza di fuoco paragonabile ad un calciatore dalle doti eccellenti… ma ricoverato in prognosi riservata nel reparto di ortopedia di un ospedale di provincia con carenza cronica di medici ed infermieri.
    Quello che noi pensiamo sia l’obiettivo finale, in realtà è solo il “mezzo” grazie al quale chi ha iniziato questa Guerra, intende indebolire il proprio acerrimo rivale… nemico storico e giurato di sempre.
    L’Ucraina è stata usata… devastata, flagellata, martoriata… e basta.
    Insieme all’Ucraina, le rivolte sarebbero dovute scoppiare in altre zone del confine EU-Russia… ma evidentemente cosi’ non è stato e ai potenti dell’occidente non è rimasto che passare al piano B.
    Tale piano ha come base operativa una regione molto più a Sud… tra Siria, Turchia e Iraq… ma fa sempre e comunque parte dello stesso programma.
    Giorni fa si vociferava di un possibile colpo di stato in Ungheria… E iniziano a circolare voci di qualcosa di simile anche in Grecia…… se il neoeletto Presidente non manterrà gli impegni presi.

    In tutto questo discorso però c’è un giocatore che non viene mai citato… che non viene mai considerato nei discorsi: il clima.

    L’Europa, Ucraina compresa, è fortemente dipendente dalla Russia per quanto riguarda le forniture di Gas Metano.
    Senza la Russia l’Europa avrebbe pochi mesi di “vita”… dopodiché si aprirebbero scenari catastrofii a tutti i livelli.

    Dal riscaldamento alla produzione di energia elettrica, dalla produzione alla distribuzione di cibo e medicinali, tutto, in Europa, ruota intorno al Gas Metano. E i contratti di fornitura dello stesso terminano, casualmente, nel 2020.
    Ma anni fa… in tempi non sospetti, Putin affermò che la Russia manterrà i propri impegni… “finché il popolo russo non avrà bisogno…”. Ovvero finché potrà soddisfare i contratti… non avremo problemi. Ma se il freddo dovesse diventare troppo rigido, allora la Russia potrebbe decidere di tagliare le forniture all’Europa… “per esigenze interne”.

    Di questo, l’Europa, sembra FREGARSENE abbondantemnte. Come se ci fossero chissà quante altre soluzioni al problema “riscaldamento domestico” o “cogenerazione a gas”…

    Bernardo

    Bello il vostro sito!

    1. Caro Bernardo in realtà condivido la tua visione, e l’ho scritto. Nel pezzo manca la citazione di Brerzinski che attesta come il reale obbiettivo sia proprio l’indebolimento della Russia. Credo che la redazione lo abbia cassato per motivi di copyright….immagino almeno.

      Caro Alfredo, nessun complottismo. In realtà è la stessa Nuland ad aver detto che gli USA hanno investito 8 miliardi di euro negli anni per avere un governo amico in Ucraina. L’appoggio politico a Majdan poi è altrettanto evidente: tutto il mondo ha visto Nuland, McCain, Van Rompoy fino ad arrivare a Gianni Pittella. Poi se vuoi puoi negare e dire che tutto è frutto del caso oppure rifiutarti di dare alcuna spiegazione limitandoti a dire che “è successo” e basta. Anche Auschwitz è successa ma se uno evita di capire e dire chi l’ha costruita e perché si qualifica da solo.

      Buona Giornata

      1. Giuseppe, temo ci sia stato un fraintendimento, con ogni probabilità provocato dalla fretta con cui ho risposto alla tua (lucida) analisi.
        Non intendevo dare del complottista a te, ma sottolineare – malamente – come ogni tentativo di addossare agli Stati Uniti una parte attiva nella rivolta di Maidan sia – letteralmente – indimostrabile se non tramite supposizioni o, alla peggio, complottismo.
        Consetimi un excursus meramente numerico. Innanzitutto, la Nuland ha dichiarato che per la finanziare la sviluppo d’un sistema politico democratico ed economico liberale in ucraina, gli USA avessero corriposto cinque miliardi, e non otto. Una cifra quasi ridicola, se pensiamo come, in tempi non sospetti, per finanziare il medesimo obiettivo in molti altri paesi abbiano investito cifre che non sarebbe azzardato definire astronomiche.

        Sull’appoggio politico, invece, nulla da obiettare: infatti, della tua analisi non contestavo né l’aspetto politico né quello finanzario del supporto alla protesta di Maidan, bensì quello “mlitare”.

        Citando Moshe Dayan: “Dateci buoni fucili, le buone parole le possiamo pronunciare noi”
        Sino ad ora, di fronte alla disintegrazione da parte della Russia di ben tre trattati per la garanzia della stabilità in Europa, gli accordi di Helsinki, il Memorandum di Budapest e tutto quanto fosse stato siglato nell’ambito del Consiglio Russia-NATO, l’unica cosa che l’occidente ha realmente riservato all’Ucraina sono le buone parole sotto forma di sanzioni individuali a holding e personaggi già apertamente compromessi; al contrario di quanto faccia la Russia, che con l’invenzione tra il geniale e l’orwelliano della “guerra ibrida”, sta riuscendo a muovere un’autentica guerra di conquista subendo al più una recessione economica dalla portata tutt’ora da verificare, fornendo fucili e quant’altro fomentando una destabilizzazione politica, economica e militare in uno stato sovrano.

        Quando Galeotti afferma che Maidan “has happened, period” intende che non era minimamente prevedibile. Non era prevedibile che l’Ucraina, il primo, “vero” stato URSS ad abbandonare l’ex blocco sovietico (le Repubbliche Baltiche hanno un valore del tutto risibile sia economicamente che dal punto di vista strategico), entrasse nell’orbita di attrazione occidentale dopo sessant’anni di fedele sodalizio con Madre Russia; non era prevedibile che Angela Merkel si rifiutasse di modificare in corso d’opera i termini dell’association agreement con l’EU quando Yanukovich chiese di farlo, per non dover cedere all’Unione Euroasiatica; non era prevedibile che, nonostante quest’ultimo non fosse certo un’aquila, si rivelasse così miope da non indire neppure una conferenza stampa per far digerire l’amaro boccone agli ucraini, firmando il trattato con Unione Euroasiatica di nascosto dalle telecamere, come un bambino che spera di riuscire a nascondere il più a lungo possibile una marachella e lasciando deflagrare le proteste; non era prevedibile che i manifestanti si rivelassero così determinati da arrivare a tenere testa con -20 gradi per mesi alle forze dell’ordine, attirando l’attenzione del mondo intero (la protesta degli indignados spagnoli avvenne in condizioni decisamente migliori, e si spense lentamente con un nulla di fatto); non era prevedibile che gli agenti di polizia ucraini, notoriamente tra i più corrotti e brutali dell’intera Europa, fraternizzassero con i manifestanti lasciando soli i famigerati Berkut e i teppisti prezzolati titushki a confrontarsi con una folla che compendiava tutte le forze intra ed extraparlamentari tranne il Partito delle Regioni e qualche comunista della vecchia guardia; non era prevedibile che la Rada si prestasse a varare le leggi liberticide del 16 Gennaio 2014; non era prevedibile che i manifestanti non si fossero fatti minimanente intimidire e avessero, invece, resistito strenuamente anche alle violenze più brutali da parte delle squadre speciali; non era prevedibile che Yanukovich scappasse nella notte lasciando il paese allo sbando; non era prevedibile che persino i deputati corruttissimi del suo medesimo partito gli si rivoltassero contro in un estremo tentativo (riuscito, a guardare l’attuale composizione della Rada) di salvare quante più poltrone possibili.
        Questo significa che Maidan “è successa”.
        Pensare che sia possibile mettere in moto a tavolino una tale catena di eventi è puro complottismo d’accatto, o un esercizio di teleologismo storico. Per questo, in mancanza di prove inconfutabili che la protesta deflagrata in Ucraina sia stata MILITARMENTE pilotata dall’Occidente, preferisco rifarmi a Sobul e Thiers e concludere che Maidan non è stato null’altro che un imprevedibile accidente della storia, in grado di rimettere in moto i meccanismi della stessa in un continente che sembrava essersi lasciato definitivamente alle spalle i grandi sconvolgimenti con la definitiva integrazione e normalizzazione dell’ex Yugoslavia.

        A mio giudizio, gli Stati Uniti hanno ben poco interesse nell’Ucraina, se di fronte alla più grande minaccia per la sicurezza euroasiatica dai tempi dell’invasione di Praga – compresa l’annessione di territorio sovrano come fosse ancora il 1939 – il massimo che abbiano fatto è stato garantire cinque trust fund, qualche esercitazione militare per tranquilizzare le Repubbliche Baltiche e degli incontri bilaterali a scopo diplomatico. Secondo me, ipotizzano che un Ucraina occidentalizzata possa garantire qualche vantaggio in termini assoluti, ma che l’eventuale ritorno di questa nell’alveo post-sovietico non rappresenterebbe comunque di nessuna preoccupazione.

    2. Ottima analisi ma io penso che gli USA mirino oltre.

      La Russia ha la colpa di aver gettato fango sulla credibilità degli USA (vedi caso Siria). Inoltre hanno la colpa di essere gli avversari di sempre e di essere la seconda forza militare del pianeta.

      Ma hanno anche la colpa di coprire con il loro vastissimo territorio quello che è visto come il vero possibile “demolitore” della forza economica USA: la Cina.
      La Russia è economicamente vulnerabile e lo vediamo in questo periodo da, soprattutto, quando il petrolio ha iniziato a scendere ed il rublo con esso.
      La Cina invece no, non è economicamente attaccabile ed anzi, in futuro potrebbe distruggere l’economia occidentale subendo una perdita accettabile per lei (20% debito/PIL) ma non accettabile per il mondo occidentale ultra indebitato (ma come mai esistono articoli che parlano di debito/PIL al 450% per gli USA e 250% per la Cina? Ma che fumano?).

      Inoltre la Cina, per il 2020, mira a diventare la più grande potenza navale del Pacifico e diverrà anche seconda potenza militare nel mondo.

      Ecco che forze questa guerra all’orso russo mira non solo a demolire la Russia ed accaparrarsi le sue riserve energetiche ma mira soprattutto a pote circondare il dragone cinese prima che questo diventi estremamente potente.

  4. Analisi sostanzialmente condivisibile, tranne su un punto su cui mi sembra ci sia molto fumo, giornalisticamente parlando, e ben poco arrosto: il finanziamento militare della rivoluzione di Maidan.
    Non mi beo di appartenere alla categoria di coloro che ritengono le magnifiche sorti e progressive culminare in una rivolta popolare contro il tiranno, ma tengo a debita distanza ogni ipotesi futilmente cospirazionista. Sostengo l’ipotesi di Mark Galeotti: Maidan è accaduta, punto. Il sostanziale (dis)impegno degli Stati Uniti nella questione, al di là degli aiuti economici – i quali rappresentano comunque un infima parte di quanto elargito a tutt’altri paesi, dall’Afghanistan post-invasione all’Egitto rivoluzionario – credo dipenda dal ritenere l’Ucraina un obiettivo parzialmente sacrificabile: è arduo pensare che i tre-quarti del paese e le aspettative “europee” dei suoi abitanti possano mai essere ricompresi nell’orbita russa; quindi, anche la peggiore delle ipotesi, la spartizione del paese, sarebbe comunque una vittoria per il blocco atlantista e una sconfitta per la Russia. In breve: l’occidente vincerebbe anche perdendo la partita ucraina, la Russia la perderebbe comunque anche vincendola. da qui, la sproporzione delle forze in gioco per accaparrarsi la “vittoria”: militari, economiche, politiche e persino sociali da parte della Russia, meramente economiche (e senza neppure particolare enfasi) e logistiche da parte degli Stati Uniti.

  5. Buon sera
    Tra l’altro il tiranno che sará stato pure ladro, ma è anche stato regolarmente eletto e se lo destituisci senza fare le elezioni si chiama colpo di stato.

  6. il “movente” di cio’ che accade sara’ sempre piu’ difficile da trovare nella logica con cui abbiamo sempre ragionato, infatti non si trova li’.

    ha un senso che l’Europa vada in conflitto con chi gli fornisce la materia prima?
    assolutamente no, se la Russia chiude i rubinetti del gas l’Europa collassa. non solo ma anche creare il corridoio con la Cina e’ vantaggioso.

    quindi a che gioco stanno giocando?

    a questo:
    http://tinyurl.com/k34dfye

    siamo all’esame finale e stanno smontando il materialismo che significa che viene fatto collassare, anche attraverso la creazione di una guerra se e’ quello che desidera la massa (perche’ alla fine nessuno muore per davvero ma questo la massa ancora non lo sa).

    cmq non e’ che ci giocano solo ora, lo facevano anche prima ma lo scopo era quello di sperimentare il materialismo al massimo ed e’ stato ottenuto. la vita e’ sempre stata regolata dal livello piu’ alto, quello spirituale, anche quando come oggi non sembra (ma questo vale solo per l’occidente, il resto del mondo non vede le cose come noi).

  7. Io nelle valutazioni strategiche aggiungerei, per la Russia e il suo gruppo dirigente, l’essere affiancato a gruppi di banditi che uccidono civili inermi. Forse conta anche questo. Non credete?
    Mi spiace ma io non vedo il vantaggio russo in questa storia.
    Un altro dettaglio, gli USA fanno pace con un vicino scomodo come Cuba e la Russia ammazza i fratelli ucraini? E vedete una vittoria?
    Non basta? Vogliamo parlare del gas? Vi risulta commestibile il gas? No il gas va venduto o scambiato. Da solo non sfama. La Russia e’ un amico o una nazione che terrorizza con la minaccia delle forniture di energia? Vi sembrano buoni venditori.
    A me no. Ma io sono atlantista. 🙂
    Ciao a tutti.

    1. Penso, ma questo è solo un mio punto di vista, che nella tua “visione” ci siano pesanti distrazioni.

      Cuba è un “nemico scomodo” in caso di conflitto mondiale… perché nessuno potrebbe vietare alla Russia di piazzarci degli S400 o altro… e colpire il territorio degli USA da un punto del pianeta fin troppo vicino.

      Poi il fatto che i russi stiano massacrando gli inermi civili ucraini… mi suona come quella storiella raccontata nel 2011 di un dittatore che stava portando alla fame il suo popolo…. un dittatore amico di un noto personaggio politico italiano che ci forniva petrolio, gas metano e appalti. Un dittatore che ha avuto una sola colpa: trasformare la propria nazione come l’unica, al mondo, ad essere autosufficiente dal punto di vista alimentare, energetico, idrico, economico. E per di più totalmente slegata dall’FMI.

      Bisogna aprire un po di più gli occhi e guardare ogni conflitto, ogni evento, ogni cosa chiedendosi: CHI CI GUADAGNA e CHI FINANZIA?

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