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Il Gas dell’Adriatico, una risorsa dimenticata del Paese

Il Gas dell’Adriatico, una risorsa dimenticata del Paese

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È un fatto difficile da commentare osservare il nostro governo che cerca in ogni modo di fissare un tetto massimo al prezzo del gas, in un mondo dove il mercato, e non lo Stato, ha determinato e la crescita e la prosperità dell’Occidente, un governo che dovrebbe cercare in ogni modo di aumentare la sicurezza energetica del proprio paese senza pietire, da altri, concessioni che poi pagheremmo inevitabilmente in altro modo e con i dovuti “interessi”.

In queste settimane il dibattito politico, la discussione  dell’opinione pubblica sui grandi mezzi di informazione, ha perso di vista quello che deve essere il vero obiettivo di ogni governo in questa situazione di grave crisi: reperire energia. 

Esistono molti modi per aumentare le capacità energetiche dell’Italia: è possibile sicuramente differenziare le importazioni (sia dall’Africa e del Medioriente), è possibile progettare e costruire anche se in tempi non rapidissimi, invasi atti a gestire le acque di cui siamo ricchi, soprattutto nel nord del paese, al fine anche di generare energia e disporre di acqua dolce da utilizzare in caso di siccità. É possibile riprendere le esplorazioni e l’estrazione di gas naturale da quel grande bacino di energia che è il Mar Adriatico.

Le trivelle negli anni, per colpa di un ecologismo integralista ed ideologico, sono diventate la causa di tutti i mali dell’Adriatico. Accusate di deturpare il paesaggio, di inquinare le acque, di essere l’unica causa del fenomeno costiero della subsidenza.  Così l’Italia  non ha più investito in ricerca di idrocarburi nell’area del nord Adriatico, i pozzi non più redditizi sono stati chiusi così come quelli più vicini alla costa. 
Il quadro che vi ho descritto tuttavia non vale per tutto l’Adriatico, ma è applicabile solo fino alla sua linea di divisione mediana tra l’Italia e la Croazia. Sì cari amici e lettori Perché appena oltre la linea che divide la zona economica italiana da quella croata le perforazioni vanno avanti al massimo della velocità, l’estrazione prosegue senza limiti.e badate bene i giacimenti nelle profondità del terreno non riconoscono i limiti delle carte geografiche o dei trattati internazionali, dovremmo estrarre può approfittare un po’ anche del gas presente oltre la propria linea di confine. 

Quindi perché l’Italia non inizia ad estrarre gas dall’Adriatico? Perché non siamo in grado? No, non è così siamo perfettamente in grado di farlo. Perché abbiamo necessità di un supporto da parte di qualche multinazionale estera? No, le nostre aziende petrolifere sono perfettamente in grado di operare in autonomia. Non estraiamo il gas forse perché costa più di quello che importiamo? No, il gas importato costa dai 0,50 ai 0,70 € a metro, il gas estratto dall’Adriatico costerebbe circa 0,05 € a metro cubo. 

La scelta quindi di non dare il via alle trivelle è una scelta prettamente politica, indirizzata alla necessità di non voler perdere consensi davanti al ecologismo ideologizzato. 
in questi anni abbiamo visto prendere misure drastiche durante gli stati di emergenza, non si capisce come mai durante questa vera emergenza che si prospetta davanti a noi guardando al prossimo inverno non si decida di mettere in atto uno stato di emergenza energetico che permetterebbe di snellire le procedure di assegnazione delle concessioni di prospezione e di estrazione del metano dal Mar Adriatico. Vado a sé che le concessioni andrebbero date esclusivamente alle aziende italiane in modo da limitare, sul piano nazionale, i danni del combinato disposto della pandemia, della guerra e dell’inflazione. 

Proprio oggi abbiamo letto ancora una volta nel programma politico di un partito che era di primo livello nel paese “stop alle trivelle”, questa mentalità mette in pericolo l’autonomia del Paese, un paese pieno di contraddizioni, che ha rinunciato all’energia nucleare ma l’acquista dai francesi che hanno costruito le loro centrali non lontane dai nostri confini, un paese che per ideologia ha rifiutato di sviluppare i campi metaniferi egiziani affidati ad Eni (e che noi chiedevamo a gran voce di sviluppare e di connettere con un gasdotto alla rete di gas nazionale italiana già nel 2015), un paese che rinuncia al gas russo per legarsi a paesi africani, non certo più democratici di Mosca. 
Serve autonomia energetica, servono centrali idroelettriche, tutte le trivelle che possiamo piazzare in Adriatico, e serve un progetto di energia rinnovabile che sia strutturato senza ideologia, e probabilmente servirà anche una quota inderogabile di energia atomica, ma questo è un altro discorso, oggi pensiamo a estrarre il Gas Naturale in Adriatico. 

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Comment(1)

  1. La politica che dovrebbe far pace con se stessa. Da una parte il piano Pitesai per la riduzione delle trivellazioni e delle estrazioni dal sottosuolo, dall’altra in totale contrapposizione, il decreto Bollette che vorrebbe aumentato l’estrazione dei giacimenti di gas.
    Siamo in mano a chi tira le vesti a destra e a manca lasciando in mutante la nostra povera Patria.

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