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Independence Day – SCENARIO

Independence Day – SCENARIO

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Esiste la possibilità di un attacco in grande stile organizzato dall’Iran contro Israele come rappresaglia alle molteplici azioni di Gerusalemme contro obiettivi iraniani e di Hezbollah in Siria? Secondo il nostro punto di vista questa ipotesi esiste ed è legata al fatto che l’Iran sta mostrando ai propri alleati la sua stessa vulnerabilità.
Sebbene gli strike delle forze aeree israeliane non siano stati in grado di determinare l’arresto del rafforzamento delle Guardie della Rivoluzione iraniana sul terreno siriano, diversi alleati ora dubitano delle reali capacità militari di Teheran al di fuori del Golfo Persico.
L’Iran non è riuscito a fermare gli attacchi israeliani degli ultimi tre anni, non è stato in grado di impedire l’uccisione di suoi uomini chiave in Siria ed in Libano, non è riuscito ad attuare alcuna rappresaglia se non riscaldare gli animi dei palestinesi di Gaza e mandarli a morire in direzione dei reticolati di confine con Israele.
Ed è questo elemento che ci offre lo spunto per ipotizzare lo scenario di una possibile azione militare iraniana contro Israele. Le azioni di protesta dei palestinesi di Gaza andranno avanti fino alla festa di indipendenza di Israele, che corrisponde ad un giorno di “catastrofe” per i nemici di
Gerusalemme. Quale giorno migliore per agire contro Israele, il “Piccolo Satana” come spesso lo definiva il Grande Ayatollah Khomeini? Non esiste un giorno migliore per agire platealmente contro Israele, anche solo in maniera simbolica o anche solo facendo credere ad Israele che un attacco sia in atto.
Le strade del lungomare di Tel Aviv saranno invase da decine di migliaia di persone festanti, i ristoranti ed i bar affollati di clienti, la musica accompagnerà da terra i caccia che sorvoleranno senza armi la città in segno di festa. Nel nord famiglie intere si recheranno sulla spiaggia di Haifa per giocare in riva al mare e approfittare del primo giorno estivo, sulle colline della Galilea gruppi di amici si ritroveranno per un pranzo all’aperto. Sempre in quelle ore gran parte delle forze militari saranno in libera uscita, per il governo sarebbe una sconfitta dover tenere in servizio decine di migliaia di uomini desiderosi di passare un giorno di festa con le persone care. In questa condizione richiamare urgentemente la riserva risulterebbe una sfida organizzativa e logistica, senza contare che molti militari potrebbero essersi spostati all’interno del paese e quindi non essere disponibili per vestire la divisa in pochi minuti.
Ma la motivazione primaria che potrebbe portare l’Iran a compiere un atto così clamoroso potrebbe essere la copertura mediatica dell’anniversario dell’indipendenza di Israele.
Immaginate per un attimo che venisse rilevato un lancio multiplo di missili dalla Siria centrale, la traiettoria finale di tali ordini non sarebbe certa nella prima fase di volo, tuttavia se risultasse compatibile con l’area della capitale o di Haifa gli allarmi antiaerei risuonerebbero in tutto il paese.
Ecco, immaginate ancora il panico che si potrebbe scatenare, il disordine, la calca, gli ingorghi, forse i feriti determinati dall’inaspettato pericolo; e tutto questo in diretta tv.
Provate a supporre quale sarebbe la reazione a Gaza, in Iran, in Libano, in Turchia, in Yemen ed in Egitto. Immaginate che poi i missili iraniani colpiscano le acque del Mediterraneo e non le città principali di Israele. Teheran avrebbe risposto efficacemente senza però attaccare formalmente il territorio israeliano.
Un’ipotesi simile vedrebbe comunque, a nostro avviso, una risposta di Gerusalemme, durissima e sicuramente tendente all’escalation, perché oggi nello scenario mediorientale forse ha più importanza la capacità di coagulare consenso ed alleati, piuttosto che disporre di un potenziale militare nazionale. In Medio Oriente oggi apparire deboli, non essere in grado di difendere il proprio interesse e quello dei propri alleati sarà uno dei fattori chiave che determinerà la scelta di campo di nazioni chiave come la Turchia, il Qatar e lo stesso Libano.
È su questo aspetto, più politico/strategico che militare che verrà deciso il nuovo equilibrio del Medio Oriente e per riflesso dell’intero bacino del Mediterraneo.

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