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Italia: una scelta di campo per l’orgoglio del paese

Italia: una scelta di campo per l’orgoglio del paese

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Cosa è l’Italia oggi sullo scenario geopolitico mondiale? Sì, il titolo rappresenta la nostra idea, oggi il nostro paese, la nostra amata Italia, è una nullità nello scenario internazionale, ed è per noi imbarazzante vedere i nostri decisori (ahinoi) cercare di affrontare, rigorosamente con frasi fatte e parole di circostanza, la crisi tra Iran e Stati Uniti, credendo di aver svolto il loro compito chiedendo la pace nel mondo e non muovendo un dito nella vita concreta per far sì che il paese abbia un peso, seppur modesto, nei consessi internazionali.

E così, cari amici, mentre Russi e Turchi (con il placet parigino) si spartiscono nei fatti la Libia, noi restiamo a guardare la decomposizione delle nostre storiche alleanze, subiamo ormai quotidianamente gli insulti delle popolazioni locali, mentre le nostre aziende (ormai abbandonate a loro stesse) devono garantirsi in autonomia sicurezza e libertà di operare in questi teatri, dove un tempo la nostra bandiera era vista come il miglior biglietto da visita per fare affari o discutere di cooperazione.

L’imbarazzo, anzi la vergogna, è arrivata a livelli mai toccati prima poco dopo l’uccisione di Soleimani da parte degli americani a Baghdad. La diplomazia americana ha fatto il giro del mondo al telefono per parlare con decine di governi, alcuni dei quali avvisati dello strike in tempo reale, altri consultati ore dopo, ma pur sempre in grado di ottenere informazioni di prima mano e poter comunque dire la loro al capo della diplomazia americana. Pompeo ha chiamato Israele, i sauditi, il Kuwait, Londra, Berlino, Bruxelles, pure l’India ma si è dimenticato di chiamare Roma. Oppure non si è dimenticato perché da anni lo scorso governo di sinistra di questo paese (i cui uomini sono ancora al governo oggi) ammicca agli ayatollah, copre le nostre statue per non urtare la sensibilità del presidente iraniano in visita a Roma, va a Teheran ad incontrare Khamenei (Renzi), mentre il movimento ha nominato sottosegretario agli esteri un filo-iraniano, a capo della Farnesina un uomo senza alcuna preparazione o contezza della situazione internazionale, e che ha un garante legato all’Iran per questioni matrimoniali. Qualcuno ancora si chiede perché gli americani non ci interpellano sull’Iran e conseguentemente ci hanno letteralmente abbandonato sulla questione libica? In Libia era nostro DOVERE mettere in campo il nostro esercito, nei mille modi possibili, per far sì che si potesse arrivare ad una soluzione politica e diplomatica. Sono gli eserciti e la potenza militare che determinano in questi contesti la capacità di giungere alla pace tramite conferenze e vertici, senza alle spalle la potenza militare nessuna nostra iniziativa in Libia avrà mai successo. Non basta più promettere soldi ai libici o regalare mezzi navali di seconda mano alla marina di Tripoli per ottenere in cambio fedeltà; è follia ragionare riguardo alla Libia unicamente pensando all’immigrazione africana incontrollata. La Libia è molto di più, è garanzia di sicurezza per i nostri confini meridionali, è fonte energetica primaria per il nostro mezzogiorno, e partner nel commercio con il Sahel, è luogo di lavoro per le nostre multinazionali e imprese: il denaro da noi investito in Libia sarebbe potuto rientrare in toto nell’economia italiana se la politica estera di questo paese dal 2011 in avanti fosse stata gestita pensando all’Italia e non alla poltrona romana.

Ed oggi si prosegue nel solco tracciato da Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, il solco della vergogna che domani diventerà il monumento alla morte economica e sociale del nostro paese. Oggi cosa rimane dell’Italia? L’industria pesante è un vago ricordo del passato, l’alluminio del quale eravamo il maggiore produttore su scala globale non vive più qui, l’industria automobilistica è l’ombra di se stessa, la siderurgia è un problema e non una risorsa, l’industria aeronautica si sforza di tenere il passo con i tempi, ma se i nostri alleati ci giudicheranno inaffidabili daremo l’addio anche ad essa. In questo marasma generale rimane viva Eni, che però ha dovuto abbandonare i progetti verso la Russia per le inutili sanzioni (applaudite da tutti i signori in oggetto), si è trovata a gestire in solitaria i rapporti con l’Egitto, e ora vede in pericolo gli assetti in Libia. Ma chi governa questo benedetto Paese vede queste cose? Se le vede perché non fa nulla? Perché si affida alla predazione orientale (perché è una predazione e non un aiuto quello che arriva da Oriente) e perché non riesce a chiamare dittatura assassina quella che in effetti è una dittatura assassina? L’Italia da sempre è stata baluardo ed esempio dell’Occidente, anche nei giorni bui dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando un paese a pezzi ha fatto una chiara scelta di campo a favore dell’Occidente, scelta che ha determinato la nostra rinascita e che ha garantito quella libertà che tanti, troppi oggi ripudiano, sognando una vita al fianco degli ayatollah. Cosa sarebbe successo se dopo la guerra mondiale l’Italia avesse scelto il comunismo e se il nostro paese fosse entrato nell’orbita delle dittatura? Nulla di quello che oggi vediamo come un diritto naturale sarebbe stato a noi concesso, nemmeno la possibilità di scrivere il proprio pensiero o decidere del proprio futuro. Oggi allo stesso modo abbiamo il dovere di scegliere il nostro campo, se stare al fianco dell’Occidente, degli Stati Uniti, di Israele (e credetemi anche della Federazione Russa se la partita fosse ben giocata) oppure cadere nel baratro delle dittature orientali illudendoci che la causa dei nostri mali arrivi dagli Stati Uniti e dal complotto giudaico, temi sempre più ricorrenti in questa Italia allo sbando e senza visione del futuro. Noi chiediamo con tutta la forza che abbiamo a voi che ci leggete, qualunque sia il vostro lavoro, la vostra preparazione scolastica, il vostro credo religioso, il vostro partito politico di fare tutto ciò che è in vostro potere per far si che l’Italia resti nel campo delle libertà e non infili la tua testa, con il sorriso sulle labbra nel giogo della tirannide.

W l’Italia!