La questione libica e il pacifismo che porta alla guerra

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Il pacifismo, soprattutto quando si parla di Libia, è una cosa fantastica, soprattutto quando è vissuto in maniera assoluta, totale, senza se e senza ma. Eh sì questo pacifismo sulla questione libica è una cosa fantastica, fa si che ci si possa sottrarre alle proprie responsabilità in un teatro di primario interesse e fa sì che i sondaggi elettorali non subiscano scossoni micidiali dai quali nemmeno il partito unico uscirebbe indenne. Il pacifismo assoluto permette inoltre di sperare che altri soggetti mettano a disposizione i loro soldi, i lor mezzi, e cosa principale la vita dei loro uomini, per il nostro interesse, fatto che definire utopico è ancora poco.
Peccato però che questo pacifismo assoluto, questo pacifismo talebano oseremmo dire, sia solo argomento ideale per le interviste dei cantanti o della star mediatica di turno, e sia questione perfetta solo per le prediche scontate di vari alti prelati.
Ma la storia ha dimostrato sempre che chi è per il pacifismo ad oltranza, anche quando la situazione geopolitica vede nell’uso coordinato di forza militare e strategia politica l’unica soluzione ai problemi che ci circondano, dopo un periodo di tempo più io meno lungo è costretto ad una azione militare molto, molto più dolorosa rispetto a quella che si sarebbe e dovuta effettuare nel giusto momento.
L’uso di forza militare e di strategia politica oggi è indispensabile in terra di Libia, così come lo era già indispensabile quasi due anni fa.
E’indispensabile che il paese Africano, il quale vanta con l’Italia, che tutti lo vogliano oppure no, una relazione speciale, quasi una simbiosi, venga aiutato non solo con la parola ma con l’invio di una forza militare possente e un altrettanto possente apparato di walfare e di ricostruzione, civile e infrastrutturale.
Parliamo di simbiosi perché quello che accade in Italia si riverbera sulla situazione libica e quello che accade in Libia si riverbera allo stesso modo sulla situazione italiana. E’ a causa di questa simbiosi che dobbiamo urgentemente intervenire in Libia.
Non basta dire che non abbiamo una strategia di intervento valida, per evitare di intervenire in Libia. Le strategia di intervento valide esistono sempre, vanno solo elaborate, non basta ripetere che non abbiamo una strategia perché essa si materializzi sotto i nostri occhi. Abbiamo menti validissime al servizio della Nazione, date campo libero alle loro idee e questa strategia arriverà. Noi nel nostro piccolo ci abbiamo già provato ad individuare una linea generale di intervento, non solo militare, in Libia e abbiamo già tracciato una exit strategy oltre un anno fa, nei prossimi giorni amplieremo il nostro ragionamento su questa strategia, inesistente solo nei pensieri di chi non vuole intervenire.
Il secondo punto da focalizzare è non confondere la situazione in Siria e la situazione in Libia, gli interessi nazionali in Siria e gli interessi nazionali in Libia. La corretta posizione italiana di non mischiarsi al caos in atto a Damasco non deve bloccare invece un intervento militare, politico e sociale in Libia. Il nostro interesse nazionale è in Libia, le nostre risorse vano focalizzate sulla Libia non sulla Siria dove la potenza militare presente è già più che sufficiente per sconfiggere il Califfato, purtroppo sembra che l’apparto militare dispiegato in Siria, sia dual use, e cioè utilizzabile sia contro il califfato, sia contro l’avversario geopolitica su scala mondiale o regionale (la Russia per Usa e Turchia e viceversa..)
Senza un intervento in Libia, e se ci richiameremo solo al pacifismo ad oltranza in ogni teatro, non solo non avremo la pace ma la Libia si trasformerà (per l’Italia) nel peggiore incubo geopolitico degli ultimi cento anni, che farà apparire la Siria (sempre per il punto di vista della nostra nazione) una questione trascurabile. Il pacifismo ad oltranza sulla questione libica, non solo ci porterà ad una guerra asimmetrica con le formazioni estremiste e terroristiche che controlleranno gran parte del suolo libico, ma ci costringerà tra alcuni anni ad un intervento militare doloroso e complesso, che non sarà più in grado di ristabilire l’unità della Libia, ma al più potrà solo cristallizzare la situazione di stato fallito di un paese che invece potrebbe diventare il cardine del nostro impegno geopolitico nel mediterraneo e un partner economico di prim’ordine e di facile accesso.

Comment(2)

  1. La Libia diventerà la nuova Siria e noi resteremo a guardare… Poi alla fine a sistemare le cose saranno Egitto, Francia e Algeria(??), per noi resteranno le briciole e i problemi(Eni cacciata via a colpi di terrorismo).
    Non è una profezia 🙂 ma credo invece che sia una cosa voluta e pianificata.

  2. Sono d’accordo, in linea di principio, sul fatto che il pacifismo assoluto può causare più danni che benefici. Tuttavia, é anche vero che esistono difficoltà oggettive per un intervento in Libia. Innanzitutto, non esiste più una sola Libia, esistono diverse entità che controllano porzioni distinte del territorio libico. La Libia veniva tenuta insieme da un governo dittatoriale che, sia pure con le sue nefandezze, riusciva a garantire una certa stabilità e affidabilità. Ora non c’é più e, al suo posto, c’é solo il caos. Molti danno per scontato che il nostro interlocutore debba essere il governo di Tobruk ma teniamo presente che questo governo ci ha già minacciato ed ha vietato l’ingresso nel paese agli iraniani. Queste, a mio avviso, sono già indicazioni chiare su quali siano le reali intenzioni di questo governo. Secondo, l’Italia ha in Libia un precedente storico che rende difficile per i libici accettare una presenza militare italiana. Non dimentichiamo che gli italiani in passato hanno ucciso col gas nervino circa (se non ricordo male) 200,000 persone. Terzo, chi ha generato questo caos si é poi disinteressato del dopo e potrebbe avere interesse a dividere la Libia in due, tre o più stati. Per concludere, é vero che il pacifismo assoluto può fare danni, ma é anche vero che un interventismo avventato può farne molti di più..

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