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Le difese antimissile ( ABM )

Le difese antimissile ( ABM )

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In questi ultimi anni si sente spesso parlare di difese antimissile. Cerchiamo di spiegare cosa sono come funzionano e chi le sta sviluppando.

Il concetto di difesa contro i missili balistici non è un’idea recente, le prime forme concrete di difesa contro i missili balistici nacquero in nord america verso la metà degli anni 60. Fino ad allora si era sviluppato un sistema di difesa aerea focalizzato sull’eliminazione della minaccia portata dai bombardieri. Tuttavia in quegli anni l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche stava sviluppando in modo massiccio e con maggiori investimenti rispetto algi americani le proprie capacità missilistiche, con l’idea di basare gran parte del proprio deterrente nucleare non sui bombardieri ma sulla componente missilistica. In america ben presto ci si rendette conto di non aver modo di eliminare o ridurre la minaccia posta dai missili balistici intercontinentali (ICBM) sovietici. Venne così ideato il primo sistema di difesa contro i missili balistici. Il sistema si chiamava Sentinel ed era stato ideato per difendere le più importanti metropoli americane e i silo di lancio degli ICBM americani. I. Sistema era costituito da un radar di ricerca e ingaggio e dai missili Spartan e Sprint.  Sia lo Spartan che lo Sprint erano dotati di una testata nucleare che esplodendo al di fuori dell’atmosfera avrebbe generato un intesa radiazione X in grado di mettere fuori uso numerose testate simultaneamente. Il progetto su osteggiato. Da una larga parte dell’opinione pubblica, terrorizzata dal fatto che il sistema difensivo prevedeva l’uso di armi atomiche al di sopra del territorio americano ( anche se nello spazio ) il sistema così non fu mai impiegato per difendere le città ma solo i più importati siti dove erano ubicati i missili balistici americani. Anche i Russi produssero un sistema simile e ambo le parti per cercare di saturare la difesa avversaria iniziarono a produrre un numero sempre maggiore di testate atomiche. Al fine di bloccare questa continua rincorsa tra attacco e difesa venne sottoscritto nel 1972 un trattato che limitava l’utilizzo delle difese antimissile ad un solo sito per nazione, l’Urss scelse Mosca, gli Stati Uniti una base missilistica del nord Dakota.

Il trattato rimase in vigore fino al 13 dicembre del 2001 quando gli Stati Uniti si ritirarono dal trattato, dando il via allo sviluppo ed al dispiegamento di una nuova generazione di difesa antimissile, non più basata su testate nucleari, ma su un concetto rivoluzionario di difesa che coinvolge ogni fase del volo di un missile balistico: il lancio, la fase di volo esoatmosferica e la fase terminale.

Ad ogni fase è dedicata una certa contromisura.

Iniziamo dal lancio.

ABL sul muso l'emettitore LASER

Durante i primi minuti di volo il missile si trova nel momento di maggiore vulnerabilità, esso infatti è lento, di grandi dimensioni, con una segnatura radar infrarossa e acustica molto pronunciata. Inoltre la gran parte del suo peso è costituito da carburante. In questa fase un missile balistico può essere abbattuto anche da classici missili aria aria. Tuttavia sono state sviluppate ari specifiche, tra le più innovative ed affascinanti ricordiamo l’ Airborne Laser (ABL). L’ ABL e costituito da un laser allo stato liquido di grande potenza installato su un 747 cargo che si prefigge lo scopo di surriscaldare e fare esplodere, durante la fase di spinta del missile, il serbatoio del carburante. Il sistema sembra essere in grado di operare a grande distanza, le specifiche sono segrete, ma si pensa che la portata di questa arma sia intorno ai mille chilometri! Una distanza incredibile per un’arma a energia diretta ( così vengono definite le armi laser o a microonde ecc. )

il missile SM3

Nella fase di spinta e nella fase di volo esoatmosfeico i missili balistici possono essere ingaggiati dai missili SM3 ( Standard Missile 3 ) che ad oggi possono essere impiegati da unità di superficie della flotta americana, ed in particolare i cacciatorpedinieri della classe Burke e gli incrociatori lancia,missili della classe Ticonderoga. Il missile SM3 viene lanciato verticalmente dell’ unita navale, viaggia ben oltre la velocità del suono verso il suo bersaglio, e a differenza dei vecchi sistemi che impiegavano esplosivi, quando si trova nelle vicinanze dell’obiettivo rilascia il cosiddetto ” kill vehicle ” una testata senza esplosivo che usa l’energia cinetica, cioè la forza del movimento, per distruggere completamente la minaccia. Il sistema richiede una tecnologia estremamente avanzata se pensate alla precisione necessaria a colpire oggetti di un metro di diametro a 300 o 400 chilometri di distanza.

Lo stesso principio è utilizzato dagli intercettori basati a terra che sono per ora presenti nella sola base di Vandemberg in California e sono operativi dal 2004, sono in grado di difendere gran parte degli Stati Uniti.

Un discorso più ampio meritano i sistemi utilizzabili nell’ ultima fase di volo di un missile balistico, la fase di rientro.  In questa fase i sistemi impiegati sono due uno di alta quota di nome THAAD ( terminal high altitude area defence ) e i Patriot PAC3 ( patriot advanced capability 3 ).

il missile THAAD

Il THAAD è un sistema che garantisce una coperture detta “di area” e cioè in grado di coprire alcune centinaio di chilometri quadrati, esso intercetta la minaccia in arrivo quando esse è ancora al di fuori dell’atmosfera, il principio rimane quello del colpo diretto tramite in ” kill vehicle ” che sfrutta unicamente l’ energia cinetica. THAAD si è dimostrato estremamente preciso ed affidabile tanto che diversi paesi nel golfo persico stanno trattandone l’acquisto a prezzi vertiginosi. In questi giorni una batteria THAAD sembra sia schierata nel Golfo Persico insieme al radar di scoperta e ingaggio del sistema, un vero gioiello tecnologico chiamato FBX-T, un radar in banda X dalle caratteristiche ineguagliate in termini di portata precisione e capacità di ingaggi multipli.

 

un Patriot PAC3

Ultimo baluardo della difesa contro i missili balistici sono i Patriot PAC3. Questi intercettori sono definiti intercettori di punto, nel senso che possono difendere solo poche decine di chilometri quadrati, come ad esempio una base militare o il quartiere di una metropoli, a differenza del THAAD la distruzione della minaccia avviene all’ interno dell’atmosfera, a poche decine di secondi dell’impatto, questo può determinare però una ricaduta al suolo di frammenti e nel caso di armi di distruzione di massa anche parte del carico pericoloso, chimico, batteriologico o nucleare che sia.

 

 

Terminiamo il nostro articolo con un doveroso ricordo al presidente che più di tutti ha creduto nello sviluppo del sistema di difesa antimissile in tempi nei quali la tecnologia non aveva le performances attuali, era il presidente Ronald Wilson Reagan.