Home Attualità L’invito di Kim Jong Un Al presidente Moon: non certo un tentativo di ottenere la pace
L’invito di Kim Jong Un Al presidente Moon: non certo un tentativo di ottenere la pace

L’invito di Kim Jong Un Al presidente Moon: non certo un tentativo di ottenere la pace

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Non è un tentativo di ottenere la pace, quello relativo all’invito a Pyongyang per il presidente sud-coreano Moon, ma è un tentativo palese di separare la Corea del Sud dall’alleato americano e dal partner giapponese, ed in parte Kim ci sta riuscendo contando anche su un forte sentimento di coinvolgimento personale del presidente Moon.
La Corea del Nord va ricordata per quello che è: una dittatura spietata dove l’arresto per motivazioni politiche è la norma, dove la delazione è fatto comune, dove il culto del dittatore è materia di studio nelle scuole.
In Corea del Nord sono operativi almeno quattro campi di concentramento e “rieducazione” per prigionieri politici, nei quali sono detenute circa 120000 persone. Dall’inizio della dittatura dei Kim almeno 400000 nord-coreani sono morti in questi campi di prigionia, i pochi che sono riusciti ad evadere da questi campi e dalla Corea dei Kim descrivono un quadro infernale di torture e angherie.
E’ quantomeno singolare che la grandissima maggioranza dei media mondiali si sia fatta ingannare dal sorriso ammaliante di una giovane ragazza nord-coreana, all’apparenza innocua, ma che invece rappresenta l’essenza stessa del regime famigliare e dispotico dei Kim. Parliamo della sorella del dittatore inviata all’apertura dei giochi invernali in Corea del Sud, come volto amico del regime.
Allo stesso modo i media danno credito al riferito desiderio di dialogo della Corea del Nord, che in effetti rappresenta solo ed unicamente il desiderio di Pyongyang di evitare due cose. La prima sono le sanzioni, le sanzioni vere, quelle che andrebbero a bloccare il rifornimento di beni energetici, che però sono impossibili senza il volere reale di Pechino. La seconda è la possibilità di uno strike militare americano ora che il potenziale di deterrenza nucleare non è ancora in grado di minacciare massicciamente il territorio degli Stati Uniti continentali.
Un tentativo che seppur sia evidentemente uno strumento utile a garantire alla Corea del Nord il tempo e le risorse necessarie al completamento delle forza nucleari strategiche è letto da moltissimi come un “segno di buona volontà”.
E’ errato osservare e giudicare una situazione, uno scenario, un paese, un leader politico unicamente dalle sue dichiarazioni, soprattuto se non sono coerenti con le sue stesse azioni.
Ma il potere della dialettica e della propaganda è una forza da troppi sottovalutata, anche e soprattutto da chi fa informazione perché dimentica che affidandosi alle speranze e alle parole buone di un dittatore qualsiasi, alimenta quella stessa retorica che spesso invece i media occidentali dicono di non sopportare e favorisce il raggiungimento degli obiettivi (non certo caritatevoli) dei regimi, in questo caso di quello nord-coreano.
E’ il doppio gioco cinese che deve essere svelato a proposito della Corea, invece troppo spesso leggiamo complimenti ad un dittatore che finge di cercare il dialogo.