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Scenario militare di un possibile conflitto in Ucraina

Scenario militare di un possibile conflitto in Ucraina

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Questo nostro scenario vuole configurare un possibile andamento di un conflitto militare in Ucraina. Non ci occuperemo di come il conflitto potrebbe iniziare o di chi sarà il responsabile dell’inizio delle ostilità, tutto questo infatti è trascurabile ai fini del delineare l’evoluzione del conflitto. 

Poche ore dopo il Casus Belli, gli scontri divampano nell’Ucraina Orientale dove decine di pezzi di artiglieria, mortai, lanciarazzi multipli tipo Grad e Uragan, si scambiano violentissime bordate, coinvolgendo i centri abitati di Donetsk e Lugansk. La Federazione Russa riceve l’appello urgente delle repubbliche separatiste che chiedono immediata assistenza militare e riconoscimento politico. 
Mosca “al fine di difendere i cittadini russi del Donbass” annuncia che alla mezzanotte “truppe di pace” della Federazione Russa entreranno in forza nel Donbass al fine di impedire il “massacro dei cittadini russi ivi residenti”. Mosca annuncia che a partire dalla mezzanotte sarà in vigore una No-Fly Zone sul Donbass, che si estenderà per 40 miglia ad est dell’attuale linea di contatto. Il ministero della difesa di Mosca notifica alla controparte ucraina che nessun attacco contro unità russe verrà tollerato e che nel caso in cui le colonne della Federazione Russa fossero fatte oggetto di “deliberati attacchi” la risposta delle forze armate al comando del Cremlino sarà radicale e decisa. 

Poco dopo la mezzanotte 10 battaglioni tattici russi entrano nel Donbass, mentre a New York è in corso una seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il rappresentante ucraino, invitato ai lavori, ne da comunicazione alla stampa. Annuncia che le truppe russe non sono “forze di pace” ma “forze di occupazione” e così verranno trattate. 
Mentre il dibattito è in corso droni ucraini tentano di raggiungere le colonne russe in marcia nel Donbass ma vengono abbattuti dalla difesa aerei russa che scorta le forze di terra. 
Le forze russe arrivano nei pressi dell’abitato di Donetsk in una atmosfera di terrore, nessuno per le strade, tutta la popolazione civile nei rifugi, i miliziani continuano la mobilitazione, gli ospedali sono già oberati dal numero di feriti che rientrano dalla prima linea. Poco prima dell’abitato di Donetsk una salva di razzi non guidati Bm-30 Smerch lanciati dagli ucraini colpisce i sobborghi della città e fa strage della prima compagnia della 34º divisone di fanteria meccanizzata russa e colpisce numerose abitazioni del sobborgo cittadino. 

Mosca aveva messo in conto una reazione simile da parte di Kiev e il presidente Putin ordina l’esecutivo del piano “Odissea” (dall’antico nome greco di Odessa Odessos). Il piano operativo prevede l’attivazione generalizzata delle forze missilistiche russe lungo tutto il confine russo-ucraino, incluso il confine tra Crimea e Ucraina, il lancio di una trentina di missili balistici a corto raggio di precisione Iskander indirizzati a neutralizzare i comandi della difesa aerea, dell’esercito, e alcuni caposaldi delle linee arretrate di Kiev, un missile colpisce e distrugge il comando del fronte orientale ucraino poco a est del fiume Dniepr. 

Poche ore dopo una No-Fly Zone viene imposta da Mosca su tutta l’Ucraina, una nuova guerra, devastante, inizia in Europa, mentre il Presidente Putin parla alla nazione, annuncia la creazione di una nuova entità statale con quella che un tempo era la Bielorussia, chiede alla Duma di riunirsi in seduta di emergenza per ratificare il riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, mentre proclama l’inizio della “lotta per la sopravvivenza” dei popoli slavi “minacciati dall’espansionismo americano, e dall’oppressione della NATO”. Putin invita le popolazioni slave dell’Ucraina ad appoggiare le forze russe che “presto occuperanno numerose città”, la parola Ucraina non viene mai nominata. Il Presidente russo annuncia il richiamo di “una parte marginale” della riserva delle Forze Armate della Federazione Russa, non viene fornita l’entità di tale richiamo alle armi.

Il discorso del Presidente Russo termina con un messaggio inquietante per i russi e per l’intero pianeta: la Russia non è in guerra con la NATO o con gli Stati Uniti, la Russia non ha attaccato la NATO o gli Stati Uniti. Tuttavia qualunque presenza militare attiva degli americani o di qualsiasi paese estero sarà considerata un atto di guerra alla Federazione Russa che impiegherà ogni mezzo a sua disposizione per difendere l’indipendenza della Patria. La Russia non sarà mai assoggettata ad un potere straniero, le nostre forze armate, la nostra determinazione, e l’intero arsenale CONVENZIONALE e NON, saranno utilizzati secondo l’imperativo della difesa dell’indipendenza della Federazione Russa.

Un brivido percorre la schiena dei russi che ascoltano in diretta il discorso di Putin, l’incubo di una guerra totale si diffonde in Occidente, mentre infuriano i combattimenti in Ucraina, ovunque in Occidente la popolazione civile corre ai supermercati e ai distributori di carburante, nel timore diffuso di una guerra che potrebbe estendersi senza il controllo dei politici e dei militari.

Il conflitto evolverà per diverse settimane, ed in assenza di un intervento occidentale la Russia prenderà il controllo del Donbass, di Chernikov, Mariupol, Cherson, Odessa, lasciando al governo di Kiev una nazione priva di accesso al mare. Questo l’obiettivo dell’operazione “Odissea”, privare l’Ucraina di un accesso al mare, circondarne il restante territorio su tre lati, impedire alla talassocrazia americana di utilizzare un porto differente da Costanza in Romania,