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Se lo chiamiamo “103”

Se lo chiamiamo “103”

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Ieri, la Commissione Europea, attraverso un comunicato stampa, ha emanato una relazione sull’attuazione dell’accordo tra l’UE e la Turchia. Nella relazione si può leggere che dal 20 di marzo ad oggi sono stati rinviati in Turchia 325 immigrati irregolari. I rifugiati siriani reinsediati nell’Ue, secondo lo schema 1:1, sono 103, reinsediamenti avvenuti solamente dopo il 4 di aprile. Nel mese di marzo il numero di arrivi, attraverso la rotta del Mediterraneo orientale, è diminuito (26460, meno della metà rispetto a febbraio). Sia Fronte che l’EASO (l’ufficio europeo di sostegno per l’asilo) ha incrementato la presenza di funzionari ed interpreti: Frontex ha inviato 318 agenti di scorta e 21 esperti in materia di riammissione mentre l’EASO ha inviato sulle isole greche 60 funzionari competenti in materia di asilo e 67 interpreti. La commissione ritiene che, con i dati snocciolati qui sopra, sono stati fatti passi in avanti notevoli e, come ha sottolineato Frans Timmermans, “abbiamo osservato dei buoni progressi nelle prime fasi dell’attuazione”. Una seconda relazione all’inizio di Giugno ma, con questi dati, possiamo anche noi fare una prima valutazione. Il primo dato, e unico necessario per avere un’idea dello stato di avanzamento dell’accordo, che è utile riprendere è il numero di siriani reinsediati in Europa (attraverso lo schema 1:1). 103. Sinceramente ci aspettavamo numeri ben maggiori, ovvero una soluzione decisa a risolvere la drammatica situazione in cui sta vivendo la Grecia (la tensione con il confine macedone non è certo diminuita). Inoltre la rotta del Mediterraneo centrale comincia ad essere utilizzato in quanto non si intravedono riaperture della rotta balcanica. L’Italia, attraverso il Governo (in primis Renzi), ha proposto un proprio pacchetto, il Migration Compact, atto a fronteggiare l’arrivo massiccio di immigrati. Il nostro timore è che l’Italia rischia seriamente di ritrovarsi nella situazione in cui si è trovata la Grecia nel 2015. Non si possono aspettare mesi prima di intervenire. La strage del 400 dispersi (500 secondo altre stime) ne è la triste prova.