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Test Test Test (Tamponi Tamponi Tamponi)

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Il nostro post di oggi potrebbe fermarsi al titolo Test, Test, Test. Eh sì perché è così che il Giappone e la Corea del Sud hanno rallentato in maniera efficace e rapida l’epidemia da COVID-19. 

Il contrario di quanto ha fatto, purtroppo, l’Italia. Ricordate i primi giorni dell’epidemia? Ricordate le polemiche riguardanti il fatto che in Italia si facevano troppi tamponi, oppure la teoria che fosse inutile eseguire i tamponi, non solo agli asintomatici, ma anche ai paucisintomatici? Queste scelte sono state, in una parola, sbagliate, completamente sbagliate. Abbiamo perso il controllo dell’epidemia, non abbiamo avuto idea di dove e come questa epidemia si stava diffondendo. 

Oggi proseguiamo in questo errore, che si somma alla volontà di centralizzazione degli esami specifici che diagnosticano il virus. In queste settimane di blocco avremmo dovuto controllare a tappeto i contatti stretti dei malati, indipendentemente dal fatto che fossero sintomatici o no, ed in caso di positività isolare queste persone in strutture idonee se il loro domicilio non avesse consentito una adeguata sicurezza per i conviventi o i famigliari. 

Nulla di questo è stato fatto. Aver eseguito i tamponi quasi esclusivamente ai sintomatici “gravi” o comunque che si sono recati negli ospedali ha fatto sì che la percentuale di mortalità del nostro paese sia sovrastimata rispetto ad esempio alla Corea del Sud o alla Germania. Aver testato solo i sintomatici e non i contatti asintomatici, nonché il de facto divieto di testare chi avendo una polmonite non era stato in aree a rischio o in contatto con casi confermarti (de facto divieto ignorato dal medico rianimatore di Codogno dott.ssa Annalisa Malara, la quale esponendosi al rischio di sanzioni violando le linee guida ha eseguito il tampone al cosiddetto paziente uno) ha permesso alla malattia di espandersi. 

Nessuno si trinceri dietro al fatto che lo stato, la macchina pubblica, non dispone di sufficienti macchinari per eseguire i test. L’Italia presenta una fitta rete di lavoratori privati che potrebbero essere attivati in breve tempo per eseguire le valutazioni dei famosi tamponi e incrementare in maniera significativa la capacità di diagnosi del COVID-19. 

Errare è umano, ma perseverare in questo errore è ben più di diabolico. Per fortuna le misure di contenimento stanno funzionando e in Lombardia la curva di crescita dei pazienti contagiati sta perdendo le sue caratteristiche esponenziali, segnando l’avvicinamento al picco dei contagi in questa regione così colpita dall’epidemia. Ma quello che ci preoccupa è il dopo. Cosa accadrà quando verranno allentate le misure di contenimento se non verrano tracciati i contatti dei casi residui di COVID-19? Il rischio è di dover affrontare ondate infettive dovute al fatto che molti dei pazienti affetti dal virus si presentano come asintomatici o paucisintomatici, continuando però a rappresentare un bacino di espansione per la malattia. 

Cosa fare quindi? Testare i contatti dei malati, autorizzare i laboratori privati ad eseguire le valutazioni dei tamponi, autorizzare i test rapidi per la rilevazione degli anticorpi, assicurando la priorità per questi test agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine e ai lavoratori dei servizi essenziali. 

Non è mai troppo tardi per ripensare una strategia sbagliata, non è questione di chi ha ragione o di chi ha torto, è questione di cosa è giusto e cosa è sbagliato. 

Nessuna polemica, è ora di agire e di cambiare il modo di operare, adesso, non domani.