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Discorso sullo Stato dell’Unione

Discorso sullo Stato dell’Unione

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Nella serata di ieri il Presidente Obama ha tenuto il discorso annuale del presidente degli Stati Uniti d’America rivolto alla Nazione.

In questo discorso Obama ha parlato quasi in prospettiva elettorale, ricordando al popolo americano di aver mantenuto in gran parte le promesse fatte in campagna elettorale. Per prima cosa ha ricordato che come promesso ha ritirato i soldati americani dall’Irak poi ha ricordato che il capo di Al Qaida, Osama Bin Laden, è stato eliminato e con lui buona parte dell’organizzazione e dei vertici militari. Senza però ricordare che il ritiro dell’Irak ha dato campo libero all’Iran e che la morte di Osama ha causato una crisi diplomatica, politica e militare con il Pakistan che è diventata irreversibile ed ha ridotto il controllo americano sulle armi atomiche Pakistane.

Successivamente, per restare nell’ambito di interesse di questa agenzia, il presidente ha parlato del capito Iran. Obama ancora una volta, come avevamo suggerito in passato, tenta la via diplomatica verso Tehran, convito della possibilità di raggiungere un accordo vantaggioso per entrambi, così come avvenuto in passato sull’Irak, quando un accordo tra Stati Uniti ed Iran, garantiva agli americani una specie di tregua con le milizie Sciite controllate da Tehran e l’unità territoriale dello stato, e all’Iran una grande influenza su uno stato che era il proprio nemico storico e che ora potrebbe avviarsi a divenire una specie di protettorato di Tehran, dove i sunniti sono ridotti al ruolo di minoranza silenziosa e i Curdi tentano di guadagnare uno stato tutto loro, impresa decisamente poco probabile vista la mancanza, completa, anzi totale, di supporto internazionale.

Riuscirà Obama a raggiungere un nuovo accordo con l’Iran? Secondo la nostra analisi no. Molte volte in passato Teheran ha raggiunto accordi-compromesso con i vicini in un momento di propria difficoltà, salvo poi quando il momento storico volgeva a proprio favore rinnegare tali accordi ed agire di forza. Lo ha fatto in passato con gli Emirati Arabi per le isole contese nello Stretto di Hormuz, lo ha fatto con l’Irak per i campi petroliferi contesi, lo ha fatto con le milizie afghane che contrabbandavano droga tra i due paesi, lo sta facendo oggi con il programma nucleare. Se il modus operandi fosse lo stesso, in questa fase l’Iran accumulerebbe quanto più uranio arricchito senza confezionare ordigni atomici, ma aumentando le scorte di pronta disponibilità, poi quando il quadro generale lo permetterà potrebbe assemblare l’arma in pochi giorni. Sempre secondo i nostri analisti il presidente americano è stato informato di questi precedenti e avrebbe dato come limite all’azione diplomatica una scadenza temporale che coinciderebbe con le elezioni legislative di Marzo 2012 in Iran e due scadenze basate sui progressi del programma nucleare e sul libero passaggio del naviglio militare americano nello Stretto di Hormuz. Nel discorso sullo stato dell’Unione questo Obama lo ha detto tra le righe dicendo che non permetterà all’Iran di dotarsi di armi nucleari, che nessuna opzione è stata scartata, e che l’America è in prima fila nel sostegno alla stabilità della regione ( la stabilità degli equilibri con l’Arabia Saudita ) .

L’Iran ha risposto freddamente al discorso e, gli organi di stampa emanazione del governo e della Guida Suprema, hanno commentato il discorso come la ripresa da parte di Obama della retorica guerrafondaia nei confronti dell’Iran, forse a Tehran si aspettavano qualche apertura dopo aver di fatto “autorizzato” il transito della portaerei americana Abraham Lincoln per lo stretto di Hormuz in vista dei colloqui sul nucleare previsti in Turchia ad Istanbul.

In sintesi per lo scacchiere strategico il discorso di Obama è stato un “non discorso” che non ha rasserenato gli alleati Arabi o Israele e forse ha ridotto le capacità persuasive in Iran di quella parte del regime che vuole il dialogo con “il grande satana” come chiamava, un tempo, l’America il grande Ayatollah Kohmeini.

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