Stati Uniti e Corea del Sud preparano la più grande esercitazione di sempre

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Gli Stati Uniti d’America e la Corea del Sud si stanno preparando per la più grande esercitazione terrestre mai eseguita nella penisola coreana dalla firma dell’armistizio tra Corea del Nord e Corea del Sud. L’esercitazione che inizierà venerdi 22 giugno si svolgerà nei pressi del confine tra le due Coree nella zona di Pocheon, e vedrà impegnati duemila uomini dei reparti di fanteria, elicotteri Apache, F-16, F-15K, T/A-50, e carri armati. L’esercitazione durerà una sola giornata, anche per non innervosire oltre misura i nord coreani. Nord coreani che si sono già riferiti alla programmata esercitazione come ad un deliberato atto di provocazione che mira a rafforzare i preparativi di Seoul e Washington per una guerra regionale.

Anche se l’esercitazione durerà un giorno solo sarà di una intensità e realismo che mai la Corea del Sud ha sperimentato in 60 anni. Il coordinamento tra la componente aerea, con la presenza di aerei radar E3-C , e la componente terreste, sia di fanteria, che di artiglieria, metterà in luce la prontezza operativa delle forze armate che presidiano la Corea del Sud.

Nella stessa settimana anche le forze aereonavali di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud svolgeranno una grande esercitazione congiunta con la partecipazione della portaerei nucleare americana George Washington e del suo gruppo d’attacco.

Pyongyang ha già riferito che ritene l’esercitazione congiunta delle forze sud-coreane e americane una provocazione e un tentativo di preparare un’aggressione allo stato comunista. I nord-coreani hanno ribadito che continueranno nel potenziamento delle capacità belliche del paese, migliorando sia il settore missilisticom sia la capacità di deterrente nucleare.

La penisola coreana rimane a tutti gli effetti uno dei teatri operativi più insidiosi e rischiosi del mondo, così come insidiosa rimane la situazione nel Golfo Persico e in Siria. In queste tre regioni gli Stati Uniti sono costretti a mantenere ingenti forze militari nel timore di una degenerazione delle condizioni sul campo.