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Emergenza continua in Sudan

In queste settimane abbiamo acceso i nostri riflettori con particolare cura sulla situazione della Nigeria. Tuttavia le zone calde in Africa sono molteplici e in queste ultime ore sta tristemente tornando alla ribalta il conflitto etnico in Sud Sudan. Le fonti parlano di almeno 57 vittime, tutte concentrate nello Stato di Jonglei. Il conflitto, come abbiamo detto, è di matrice etnica e in particolare in quella regione risiede l’etnia Nuer a stretto contatto con etnie meno numerose. In quella regione, i conflitti nascono principalmente per furti di bestiame, che dalla notte dei tempi vengono perpetrati ora da una tribù ora dall’altra. Tutto ciò è sempre stato un notevole innesco di guerre tribali, anche sanguinose.

A tal proposito vale la pena ricordare che i Nuer sono un popolo noto per la propria bellicosità e capacità di muovere guerra alle tribù limitrofe.

In questa zona del Sudan sono presenti le forze di pace dell’ONU che, tuttavia, non sono riuscite a fermare l’ondata di violenza. Stando alle fonti ufficiali, le guerre tribali per questioni legate al bestiame hanno causato la migrazione di ben 350 mila persone, solo nell’anno appena passato.

Come spesso accade in Africa (e nel resto del mondo) il motore principale delle rivolte popolari è l’estrema povertà e purtroppo il Sud Sudan, che ha conquistato l’indipendenza, è uno degli stati più poveri al mondo: vent’anni di guerra hanno azzerato quasi del tutto qualsiasi tipo di infrastruttura.