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L’Iran ad un passo dal riprendere l’arricchimento dell’Uranio. Trump valuta l’azione militare

Le centrifughe per l'arricchimento dell'uranio

L’Iran avrebbe completato tutte le procedure necessarie per arricchire nuovamente uranio oltre il 3,65%, indicato come limite negli accordi del cosiddetto 5+1, e potrebbe raggiungere il 20% di purezza in isotopo 235 nel giro di poche settimane se non di pochi giorni.
La notizia, trapelata attraverso fonti grigie iraniane, va letta nello scacchiere regionale e potrebbe essere correlata alla volontà americana di ritirare le proprie forze che fino ad oggi operano in Siria.
Riteniamo che se l’Iran tornasse effettivamente ad arricchire uranio al 20% ed oltre in purezza di isotopo 235, il presidente americano Trump, che ora non subisce più le pressioni dell’ex segretario alla difesa, James “Chaos” Mattis, potrebbe ordinare una clamorosa azione militare contro la Repubblica Islamica dell’Iran. In questa ottica il ritiro delle truppe americane dalla Siria sarebbe nei fatti una condizione indispensabile per agire direttamente contro Teheran evitando di lasciare migliaia di uomini esposti alle ritorsioni delle milizie sciite che ormai controllano la quasi totalità del territorio siriano.
Trump che ha sistemato al momento la questione nord-coreana, ed allo stesso tempo incrinato l’asse che unisce Pyongyang a Teheran, potrebbe essere pronto ad agire per cercare un colpo mortale nei confronti del regime degli Ayatollah ed allo stesso tempo ribadire la capacità di deterrenza americana nei confronti di Cina e Russia, veri competitor militari degli Stati Uniti su scala globale.
La ripresa delle attività di arricchimento dell’Uranio oltre i 3,65% coincidono con quello che si annuncia essere un nuovo test missilistico a lungo raggio di Teheran. La Repubblica Islamica è pronta a lanciare in orbita due “satelliti” che però sono evidentemente un modo per testare e migliorare le capacità di “consegna” di una testata nucleare a grande distanza dall’Iran. Il test, che attendiamo a giorni, sembra prevedere il lancio di due vettori missilistici, che dovrebbero portare in orbita polare “bassa” altrettanti satelliti. Un test di questo tipo potrebbe dimostrare la capacità iraniana di costruire e lanciare un missile balistico a raggio intermedio, in grado di colpire non solo Israele, la Turchia e l’Egitto, ma arrivare a minacciare le capitali europee (Mosca inclusa).
Ricordiamo che l’associazione, e l’avanzamento concomitante di sviluppo nucleare e sviluppo missilistico, è l’unico sistema oggi a disposizione di paesi come l’Iran o la Corea del Nord per minacciare i propri nemici con l’arma atomica. Ricordiamo altresì che questi paesi prevedono una dottrina per la quale l’arma atomica, oltre ad essere una reale risorsa bellica impiegabile in caso di conflitto sfavorevole (anche di tipo convenzionale), rappresenta anche un elemento negoziale con il quale minacciare e coercere non solo gli avversari ma anche paesi che si dimostrano essere possibili partner commerciali e politici.
Il nostro gruppo continuerà a osservare l’evolversi di questa vicenda e vi relazionerà non appena avremo a disposizione nuove informazioni riguardo le decisioni iraniane che interessano la produzione di uranio e plutonio per uso bellico.
Ricordiamo inoltre a tutti voi che alcuni giorni fa un’altra fonte iraniana ci aveva informato della decisione del Consiglio della Rivoluzione di riprendere a pieno ritmo la ricerca e sviluppo in campo nucleare. Dagli Stati Uniti invece giunge una notizia semi-ufficiale, ripresa da diversi media di livello internazionale, secondo la quale il presidente Trump avrebbe chiesto al pentagono una serie di opzioni per un’azione militare contro l’Iran.
L’Iran torna al centro del nostro interesse nell’osservare i punti di tensione della politica internazionale a livello mondiale.