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Terrorismo e Informazione: due Pesi e due Misure

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Quanto sta accadendo in questi giorni lascia in tutti noi una strana sensazione di “accelerazione” degli eventi: metropolitana di San Pietroburgo, Stoccolma, gli attacchi col gas in Siria e le contromisure a suon di missili e da ultimo le stragi di cristiani copti in Egitto, proprio nella domenica delle Palme. Tutto troppo rapidamente, perchè un cittadino di buon senso possa elaborare quanto sta accadendo. Proprio per questo motivo, vogliamo soffermarci su una vicenda che, al momento, non è stata minimamente affrontata dai media tradizionali.
Siamo nell’era dell’immagine, lo siamo da un po’ ormai, solo che prima erano su carta, ora ne abbiamo a migliaia su cellulari e pc. Nonostante la sovraesposizione all’immagine, i maestri della comunicazione sanno perfettamente che questa abbia ancora la forza per diventare messaggio e icona. Siamo sopraffatti dalla quantità di immagini che ci vengono mostrate o che noi stessi immortaliamo con i nostri mezzi, eppure una immagine rimane sempre lo strumento più forte per dire o non dire qualcosa.
Vogliamo riportare alla vostra mente una fotografia, di un evento tragico, che è diventata icona ed è stata assurta a messaggio, in modo spesso funzionale ed opportunistico. Ricordate la tragica morte del bimbo Aylan? Terribile. Terribile, non possiamo aggiungere altro. Personalmente mi sono sempre chiesto come mai il corpicino del piccolo non sia stato “pixellato” o mascherato in qualche modo. Al contrario il piccolo Aylan, esanime, era lì in mostra su tutte le prime pagine dei giornali del mondo intero. Sto per esprimere un giudizio opinabile: ho trovato la pubblicazione di quella foto, una brutale ostentazione. Saremmo ingenui a ignorare la potenza comunicativa di una foto di questo tipo, ma forse il rispetto è ancora un valore più forte rispetto al diritto di cronaca (o al diritto dei politici di poter rinforzare il proprio messaggio).
Veniamo dunque alla vicenda cui facevamo menzione all’inizio di questo post. A Stoccolma, come ben sapete, c’è stato un attentato compiuto tramite un camion, lanciato sulla folla. Tra le vittime c’è una ragazzina di 11 anni, travolta dal camion guidato da un terrorista o un estremista (chiamatelo come preferite e come vi fa sentire più in pace con la coscienza), mentre tornava da scuola. Lo scempio del corpo di questa ragazzina (così come delle altre vittime) è infinito, da stare male.
Tuttavia quando sentiamo che le vere vittime del terrorismo sono i musulmani, vorremmo innanzitutto rimettere la bilancia in quadro e vorremo sentir dire che le vittime del terrorismo sono i morti falciati rimasti a terra. E vorremmo anche vedere la foto di questa ragazzina, pixellata per carità, anche se il messaggio veemente che questa foto va contro la narrativa imperante in questi anni. Noi la foto l’abbiamo vista ed è straziante e per nostra politica non pubblichiamo mai materiale di questo tipo, per rispetto di chi non c’è più. In ogni caso, aiutateci a scoprire il nome di questa ragazzina, perchè come tutti gli adolescenti, avrà un account Facebook e sicuramente avrà una foto in cui sorrideva alla vita, ancora tutta da percorrere. Aiutateci, perchè quella foto merita di essere pubblicata carica del suo unico messaggio: i morti sono tutti uguali, anche se sono bianchi, cristiani o russi.