Ucraina Orientale ultimatum ai separatisti e movimenti di truppe

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Non scritto, non pienamente ufficiale, ma nei fatti un ultimatum in piena regola quello formulato ieri poco dopo le 15 ora di Kiev dal ministro degli interni di Kiev Arsen Avakov.
Akarov ha dichiarato che gli indipendentisti dell’est Ucraina hanno 48 ore per arrendersi e già dal pomeriggio di oggi dovranno iniziare a riconsegnare le armi in loro possesso.
Ma nelle città dell’Ucraina orientale lo zoccolo duro degli indipendentisti non cede, e impiega questo periodo di tregua per rinforzare le proprie posizioni nei pressi ed all’interno degli edifici pubblici occupati lo scorso sabato.
In questo periodo di tempo neanche il governo di Kiev rimane immobile, affluiscono nell’est del paese reparti di polizia provenienti da ovest, come specularmente ai tempi della rivolta di piazza Maidan l’ex presidente Yanukovic faceva affluire a Kiev i reparti Berkut delle regioni orientali.
Ma le novità non si fermano qui. Da immagini disponibili in rete, e fonti solitamente affidabili reperite sui social media e nella stampa locale, emerge che verso le regioni orientali stiano muovendo anche reparti di fanteria meccanizzata, di difesa aerea, di carri armati e di artiglieria pesante trainata; mezzi, uomini e reparti che non hanno nessuna utilità contro gli indipendentisti russofoni, ma che potrebbero servire a combattere l’esercito russo.
Inutile negarlo, Kiev si prepara a resistere come potrà ad una eventuale azione russa nell’est dell’Ucraina. Ciò non significa che la Russia muoverà veramente le proprie forze verso ovest, tuttavia non v’è traccia del tanto annunciato ritiro russo dal confine con l’Ucraina, ed in Crimea sempre più report parlano di un forte rafforzamento delle posizioni russe con lo schieramento di artiglieria e carri pesanti.
A Kharkov, a Donetsk, a Luhansk per combattere le poche centinaia di indipendentisti non servono né i blindati, né l’artiglieria campale, servono reparti leggeri di polizia o di forze speciali, reparti facilmente mobilizzabili e che possono essere spostate ad est senza troppo clamore, se non nella totale segretezza. 48 ore possono invece servire all’esercito dell’Ucraina per tentare di rafforzare le posizioni difensive ai margini delle principali città dell’Ucraina dell’est, nella malaugurata ipotesi che l’intervento dei reparti speciali di polizia provenienti dalle regioni occidentali del paese scatenino la reazione del Cremlino.
Non riusciamo ancora a prevedere le possibili prossime decisioni di Putin, il presidente russo non traccia pubblicamente le proprie Red Line, e modifica i propri obiettivi a breve termine in base alla situazione geopolitica del momento.
A nostro avviso comunque sembra prevalere in queste ore la possibilità che la Russia reagisca ad eventuali violenze nelle città dell’Ucraina orientale, non importa chi le abbia iniziate e perché non importa di chi sarà la prima pallottola.
Se nell’est dell’Ucraina venerdì notte, o nella giornata di sabato, sarà caos e violenza gli Ilyushin 76 inizieranno ad atterrare all’aeroporto di Belgorod, segnando l’inizio delle operazioni militari russe in Ucraina orientale. Ribadiamo comunque che ad oggi non esistono informazioni Open Source che indichino movimenti offensivi delle truppe russe, speriamo di non doverveli raccontare in questo fine settimana.