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Corea : Kim Jong Un in un angolo. Gli USA tentano di “Abbassare il Volume”

Kim Jong Un, il giovane dittatore della Corea del Nord è in un angolo, la sua libertà di manovra sul fronte diplomatico e politico, sia in campo internazionale sia nel fronte interno, è ormai esaurita. Kim non può semplicemente dire al mondo, e al suo popolo indottrinato da 70 anni di propaganda martellante, “ok ho scherzato, non attaccheremo nessuno, gli americani sono dei partner per lo sviluppo pacifico della penisola coreana.” Non può. Non può nemmeno se gli Stati Uniti, come dichiarato dal portavoce del pentagono siano intenzionati ad “Abbassare il Volume” dello scontro con Pyongyang.
Non può perché l’11 di aprile il mondo (la Nord Corea solamente) lo glorificherà nel primo anniversario della presa del potere. I generali che gli staranno al fianco plauderanno alle sue doti di stratega militare e grande economista, ma in realtà alcuni di loro non aspettano altro che il momento propizio per aumentare ulteriormente il loro potere. Il potere dei generali nord coreani è saldo fin dalla nascita dello stato comunista. A volte è un potere troppo forte che consiglia il dittatore di turno all’esecuzione di purghe sommarie, utili a spezzare il cerchio magico che i più ambiziosi tra i militari della Corea del Nord cercano ciclicamente di rafforzare.

La statua di Kim Il Sung. Padre della patria nord coreana
Oggi sarebbe il momento di una di quelle purghe, ma contrariamente a quanto accadeva in passato, non stiamo assistendo a nessun rinnovo radicale del vertice militare. Kim non può esercitare liberamente il suo potere, che non è più assoluto come quello dl padre o dl nonno Kim Il Sung, del quale ricorre l’anniversario della nascita il 16 di aprile. Il paragone tra i due è stridente, in particolare visti i pochi giorni che separano la commemorazione del padre della patria nord coreana con l’anniversario della presa del potere del nipote.
Kim Jong Un per dimostrare al popolo di essere “Il Comandante” deve mettere in atto una serie di azioni che ne evidenzino la ferrea volontà e la quasi divina infallibilità. Non gli basta mandare il proprio portavoce nella press room e fargli leggere un comunicato ufficiale che condanna gli atti dei nemici della Corea del Nord. Il paese, il popolo, l’esercito e i generali sono abituati a osservare atti concreti e se necessario piangere i loro eroi, nulla di veramente devastante, non necessariamente come si annuncia nei proclami un attacco nucleare alle basi americane nella regione, ma un atto concreto, tangibile che dimostri con la forza delle armi la risolutezza di Kim, dell’esercito e della nazione.

Il problema dei vertici nord coreani è che la Corea del Sud ha instaurato due dottrine che impediscono a Pyongyang di controllare pienamente l’evoluzione di eventuali “incidenti” di confine.

La Rappresaglia immediata

In passato, nel caso di tutti gli incidenti tra Corea del Nord e Crea del Sud, i militari di Seoul prima di rispondere agli attacchi dei nord coreani dovevano ottenere l’autorizzazione politico/militare dai vertici dello stato sud coreano. Inoltre la risposta dei sud coreani, viste le regole di ingaggio, doveva avvenire con una forza paragonabile a quella impiegata dal nemico. Regole che consentivano alla Corea del Nord di condurre il gioco.
Dopo l’affondamento della corvetta Cheonan e il bombardamento dell’isola di Yeonpyaeong le regole di ingaggio dei militari di Seoul sono cambiate.
Le forze armate della Corea del Sud hanno facoltà di rispondere senza l’assenso dei vertici politici del paese.
Le forze armate sud coreane possono rispondere con una forza superiore a quella impiegata dal nemico nell’attacco o nell’incidente di frontiera che ha determinato l’inizio del conflitto, ma non possono attaccare unità che non sono state protagoniste dell’incidente militare.
Le forze armate coinvolte nel conflitto possono utilizzare senza autorizzazione politica ogni arma in loro possesso, inclusi i missili guidati e non. (Fanno eccezione i missili cruise e balistici di natura strategica che rimangono sotto il duplice controllo politico/militare.
Le forze terresti della Corea del Sud possono richiedere senza ulteriore autorizzazione l’impiego di caccia dell’aeronautica militare sud coreana per attaccare le unità nord coreane coinvolte negli scontri.

L’attacco preventivo

Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti, stanno sviluppando una strategia di contenimento attiva nei confronti dell’arsenale atomico della Corea del nord. Questa dottrina rivaluta l’attacco preventivo come migliore possibilità per confrontarsi con il rischio dell’impiego di armi atomiche da parte della Corea del Nord.
La dottrina che potrebbe essere presto adottata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati asiatici prevede uno stretto monitoraggio delle attività militari di Pyongyang e lo sviluppo della capacità necessarie a distruggere l’arsenale nucleare dei nord coreani prima che essi possano impiegarlo attivamente. Questa dottrina non è però applicabile per un tempo prolungato in quanto se l’arsenale nord coreano crescesse rapidamente i bersagli e la location da monitorare si moltiplicherebbero esponenzialmente.
La dottrina dell’attacco preventivo possiede inoltre un grave vulnus. Esercitazioni militari troppo realistiche, anche su piccola scala, condotte a breve distanza dalla Corea del Nord potrebbero essere male interpretate dai nord coreani che potrebbero scambiarle per la preparazione all’attacco preventivo fulcro di questa dottrina.
Con questi presupposti gli Stati Uniti faranno molta fatica ad “Abbassare il Volume”, così come Kim Jong Un potrebbe non avere le risorse necessarie ad uscire da quell’angolo molto stretto e pericoloso dove ha infilato se stesso e buona parte dell’estremo oriente.