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Elezioni UMP 2012 Psicodramma alla Francese

A causa delle dure notizie provenienti dal Medio Oriente, la politica europea è (de facto) passata in secondo piano. Di conseguenza, poche e frammentarie sono le notizie filtrate sui nostri media (giornali, telegiornali, e così pure siti internet specializzati in lingua italiana) sul vero e proprio psicodramma che ha recentemente colpito il più importante partito di opposizione francese, l’ UMP (Union pour un Mouvement Populaire).

Vediamo di fare un po’ di ordine a beneficio dei nostri lettori

Prima di tutto, cos’è l’ UMP? L’ UMP è il più importante partito francese di orientamento di centro-destra. Nasce nel 2002 come coalizione elettorale sotto il nome di Union pour la Majorité Presidentielle (ovvero: unione per la maggioranza presidenziale) con il preciso ed esclusivo mandato di sostenere la rielezione di Jacque Chirac, raggruppando le fila della destra parlamentare sia contro il PS (Partie Socialiste) e l’unione di sinistra di Lionel Jospin (uscita vincitrice delle elezioni parlamentari) sia contro la destra extraparlamentare di Jean Marie Le Pen. All’indomani delle elezioni, i tre movimenti confluiti nell’UMP (Rassemblement pour la République, Démocratie Libérale e i transfughi della Union pour la Démocratie Française) decidono di stabilizzare la propria unione con un duplice mandato: creare una casa comune per le tre anime della destra francese (i gollisti, i nazionalisti e i progressisti neo-liberal) stabilizzando il cosiddetto “cordone sanitario” nei confronti del Front National di JM Le Pen e quindi contenere la crescita della destra extraparlamentare e garantire la successione a Chirac del delfino designato: Alain Juppé, primo presidente del partito. Gravi problemi giudiziari di Juppé (nel 2004 viene arrestato con l’accusa di frodi fiscali, accusa particolarmente severa in Francia) e ripetuti insuccessi elettorali dell’UMP fra 2002 e 2004 determinano tuttavia l’ascesa di Nicolas Sarkozy, che il 28. Novembre 2004 viene eletto al congresso di Le Bourget con un esito quasi plebiscitario (85.1% degli iscritti): il successo interno al partito lancia Sarkò verso la successione designata al rivale-compagno Chirac, che prima è praticamente costretto a nominarlo ministro degli interni e quindi a riconoscerlo (molto a malincuore) come proprio delfino alle successive elezioni del 2007. Il resto è storia recente: il quinquennio di Sarkozy si conclude infatti con la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2012, a vantaggio del leader (tutt’altro che indiscusso) del PS ed attuale Presidente della Repubblica Francese François Hollande

Perché queste elezioni? A seguito dell’insuccesso elettorale, e con la prospettiva di dover rispondere a breve di varie irregolarità amministrative e fiscali verificatesi nel corso del suo mandato presidenziale (l’immunità presidenziale ha infatti termine con la conclusione dell’incarico), Sarkozy decide di mettere in stand-by la proprio parabola politica, lasciando campo aperto nella successione alla guida del partito e rimettendo definitivamente la presidenza del partito, “congelata” fra 2007 e 2012 a seguito della sua vittoria elettorale. E qui si arriva alle elezioni interne del novembre 2012. A contendersi la candidatura, che ragionevolmente varrà anche come ticket elettorale in vista delle elezioni del 2017 (apparentemente remote, ma per le quali l’ UMP già ha iniziato a lavorare all’indomani della recente débacle) sono Jean François Fillon (1954, Mans), ex primo ministro di Sarkozy e sulla sua scia in temi di orientamento verso una politica di destra riformista e al tempo stesso nazionalista, e Jean-François Copé (1964, Boulogne-Billancourt), segretario generale del partito dal 2007 ed esponente di una corrente più moderata. Al di là dell’orientamento politico qui rapidamente delineato (ed ovviamente in modo incompleto) i due non potrebbero essere umanamente più diversi: Fillon discende da una famiglia che, nei suoi vari rami, ha dato alla Francia politici, scienziati e romanzieri sin dal rinascimento. Copé ha invece una storia umana e personale molto simile a Sarkozy, di cui condivide l’origine ebraica (rumena in questo caso) e l’essere francese di seconda generazione. Fillon può vantare numerosi incarichi istituzionali a partire dai primi anni ‘90, mentre Copé (fatta eccezione per il quinquennio 2002-2007, in cui ricoprì per brevi periodi gli incarichi di portavoce del governo, di ministro del budget e per pochi mesi di ministro dell’interno) ha quasi sempre esercitato funzioni interne al partito. Sostanzialmente irreprensibile la carriera politica di quest’ultimo, mentre assai travagliata e segnata da passaggi ai limiti del lecito quella di Fillon (non ultima, la violazione di un principio costituzionale che impedisce ai deputati di essere promotori d’impresa durante il proprio mandato)

Perché le elezioni dell’ UMP ci dovrebbero interessare? Dopotutto, sono un atto interno ad un partito, per di più estero. E’ vero, ma è altrettanto vero che l’ UMP (194/577 Deputati, 131/348 senatori, 25/74 deputati europei) rappresenta il pressoché solo partito di opposizione alla compagine di governo (i centristi di Bayrou sono sostanzialmente scomparsi dopo le ultime elezioni, e la destra di Le Pen è ancora oggetto di ostracismo da parte degli altri movimenti politici). In altri termini, l’UMP rappresenta il solo contrappeso alla politica di Hollande, contrappeso tanto più forte nella corrente che fa capo a Fillon: fu proprio l’ex primo ministro di Sarkozy a promuovere la legge di stabilità finanziaria dell’agosto 2011 (o “legge Matignon”, dal nome dell’albergo in cui fu presentata per la prima volta) che sposava in modo integrale le linee guida rigoriste di origine germanica. L’ UMP è inoltre un movimento europeista “con riserva”: per l’ UMP l’Europa è il posto della Francia, a patto che essa ne sia motore e non semplicemente carrozza al traino della Grande Germania. E’ inoltre verosimile che il presidente dell’UMP sia il candidato della destra alle prossime elezioni presidenziali (ammesso che Rachida Dati non provi l’avventura e non riesca a riunire le fila dei sostenitori di Sarkozy). A tutti gli effetti, le elezioni dell’UMP rappresentano l’equivalente delle ormai prossime primarie dei nostri partiti parlamentari.

OK. Mi hai convinto. Cos’è successo allora? In poche parole, un grandissimo pasticcio. Andiamo con ordine. Diversamente dall’Italia (ma anche dagli USA), non tutti i candidati possono partecipare alle elezioni presidenziali del partito. Dopo aver presentato la candidatura, è necessario ottenere il “parrinaggio” almeno del 3% degli iscritti al partito (n = 7924). In altre parole, almeno il 3% degli iscritti al partito deve dichiarare di essere un sostenitore del candidato, che diversamente non può portare avanti la propria campagna elettorale. Questo primo passo ha portato all’eliminazione di Dominique Dort, Nathalie Morizet, Bruno Le Maire e Henri Guaino – tutt’altro che senza polemiche. Secondo gli esclusi (e Fillon), Copé avrebbe scientificamente sabotato l’accesso al voto, rendendo difficile ai suoi rivali persino la presentazione dei parrinaggi. Il 28. Settembre, due soli candidati risultavano in possesso di un sufficiente numero di parrinaggi per presentarsi alla tornata elettorale del 19. Novembre: per l’appunto, Copé e Fillon. Ad onor del vero, un terzo candidato – il sindaco di Saint Quintin, Xavier Bernard, presentatosi per altro solo all’inizio di settembre, avrebbe avuto diritto a portare avanti la propria candidatura, forte di 8000 parrinaggi (non ufficialmente verificati, tuttavia): la distanza da Copé e Fillon (rispettivamente 47,000 e 46,000 parrinaggi) lo avrebbe tuttavia sconsigliato dal procedere, riservando di ripresentarsi alle presidenziali del 2017. Dopo una campagna tutt’altro che accesa, culminata nel confronto televisivo del 25. Ottobre e nella sorprendente dichiarazione di Copé di ergersi “paladino della lotta al razzismo anti-europeo” (che a suo dire serpeggerebbe nella Francia multietnica: tentativo tardivo di catturare gli elettori in fuga verso JM Le Pen e di scacciare l’immagine di Beur, ovverosia di Francese di seconda generazione con sangue per di più ebreo ed arabo nelle vene?) e “rottamatore” (per dirla come Renzi… ma i termini non erano molto diversi) della dirigenza del partito filo-Sarkozy, il 19. Novembre si è quindi andati al confronto elettorale.

Il margine fra i due candidati appare da subito molto risicato, come del resto era apparso durante la raccolta dei parrinaggi: nel giro di alcune ore è appare tuttavia evidente che la vittoria finale si giocherà su pochissimi voti. Alla sera del 19. Novembre, il comitato elettorale dichiara vincitore Copé con un margine di 98 voti su oltre 100,000 elettori. Qui inizia il vero e proprio pasticcio. Complice la non ufficializzazione del voto da parte della dirigenza del partito, sia Copé che Fillon si dichiarano infatti vincitori del confronto elettorale, ed invitano il rivale a “fare un passo indietro” (per usare una terminologia italiana). Nelle ore seguenti, i due rivali si accusano di bassezze e scorrettezze, con toni molto diversi da quelli pre-elettorali, finché la sera del 20. Novembre arriva l’annuncio ufficiale: Copé è presidente dell’ UMP con un margine dello 0.03% sul rivale (per l’esattezza, 87,388 vs 87,290 voti). Il quale dapprima rifiuta di riconoscere la vittoria di Copé, quindi (probabilmente consigliato dai propri spin doctor e con la speranza di conservare un ruolo nella nomenklatura del partito) ammette la sconfitta per poi, all’alba del 21. Novembre, dichiarare che i voti dei dipartimenti d’Oltre Mare – che ufficialmente sono parte integrante della Francia e quindi dell’Europa, non sarebbero stati conteggiati. Aspetto non da poco, visto che parliamo di La Réunion (circa 1,000,000 di abitanti), Guadeloupe (circa 500,000 abitanti) e soprattutto nuova Caledonia (250,000 abitanti): in altre parole, circa il 3% della popolazione della Repubblica, ed una percentuale sufficientemente ampia da capovolgere l’esito elettorale in caso di chiara espressione a favore di questo o quel candidato. Il che, come in thriller di bassa lega, puntualmente accade, portando Fillon in testa per una ventina di voti.

Tuttavia, l’esito del conteggio delle schede dei DOM/TOM non viene ritenuto influente né dal comitato elettorale né dal comitato di direzione UMP. Il quale giustifica una scelta assai discutibile con il fatto che il mancato conteggio dei DOM/TOM compenserebbe accertati brogli verificatisi nei seggi di Nizza (sic: http://www.u-m-p.org/actualites/a-la-une/jean-francois-cope-president-de-lump-appelle-a-la-raison-80362311) e, per tirarsi fuori dall’impasse decide  di affidarsi ad un’autorità super partes: quello stesso Juppé che, in teoria, avrebbe dovuto essere il candidato UMP alle elezioni politiche 2007. Il sindaco di Bordeaux decide di accettare l’incarico con riserva: sarà mediatore fra Fillon e Copé solo se entrambi i candidati accetteranno le sue risoluzioni. Ciò che viene rifiutato da Copé e accettato da Fillon il 21. Novembre, accettato da entrambi il 22. Novembre, accettato da Copé e rifiutato da Fillon il 23. Novembre. Il 23. Novembre, infine, il comitato di presidenza rifiuta le richieste di Juppé – per altro, a nostro modo di vedere, più che ragionevoli: ovverosia, di allontanare (anche solo temporaneamente) tutti i membri del comitato elettorale e procedere al riconteggio dei voti con diverso personale di sua fiducia e sotto la sua diretta supervisione allo scopo di evitare nuovi brogli. Al momento in cui scriviamo (cioè: le 2100 del 23. Novembre) Copé è dunque presidente in carica di un partito che minaccia di frantumarsi da un momento all’altro fra i sostenitori dei due leader.

Mhhh… per fortuna che la Francia dovrebbe essere diversa dall’Italia. E Sarkozy, in tutto questo? Sarkò è al tempo stesso il grande assente e il grande sconfitto. La vittoria di Copé, per quanto risicata, segna la vittoria della corrente interna dei “rottamatori” e soprattutto dei nemici di Sarkozy. Il quale, infine, è stato proprio ieri convocato dai giudici di Bordeaux (per ora come testimone) nell’affaire Bettencourt, uno scandalo che rischia di rovinare la faccia di buona parte della destra di governo e da cui Sarkozy è stato fino ad ora risparmiato (come Chirac al tempo di Clairstream) solo in ragione dell’immunità presidenziale.