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Erdogan evoca lo scontro di piazza. L’esercito sotto i riflettori


Mentre prosegue la protesta a piazza Taksim, dall’ufficio del Primo Ministro turco Erdogan, arrivano dichiarazioni contraddittorie, forse frutto di una profonda spaccatura all’interno del partito al governo della Turchia.
Ieri dopo le immagini delle proteste e delle violenze di piazza, che hanno causato il ferimento di più di mille persone, in maggioranza manifestanti, l’ufficio del Primo Ministro aveva dichiarato che la polizia aveva utilizzato una violenza non proporzionale rispetto agli atti dei manifestanti e che il governo aveva dato ordine alle forze di polizia di alleggerire la pressione su piazza Taksim.
Poche ore dopo, sempre dall’ufficio del Primo Ministro turco, arriva una dichiarazione di segno opposto, quasi una minaccia nei confronti di chi manifesta, non solo ad Istanbul, ma in tutta la Turchia. Erdogan ha ricordato che il suo partito è al governo avendo vinto in maniera regolare le elezioni politiche per tre legislature consecutive, e ha ricordato la prevalenza numerica del proprio elettorato e dei propri sostenitori in confronto all’opposizione che manifesta nelle piazze.
Ma Erdogan è andato oltre, ha minacciato di portare in piazza i proprio sostenitori ed ha aggiunto che dove sono presenti 50 avversari egli ne porterà in piazza 500, dove ne sono presenti 200000 egli ne porterà in piazza 2000000. Un gioco molto pericolo quello del Primo Ministro turco, la democrazia non prevede le conte di piazza evocate da Erdogan, la guerra civile sì.
Certo adesso non si può ancora parlare di primavera turca, o se permettete di rivoluzione in quanto al nostro centro la definizione “Primavera Araba” non è mai piaciuta; in Turchia la protesta, seppur violenta, non ha visto ancora l’impiego delle armi da parte dei dimostranti, ma non è escluso che la situazione possa cambiare nei prossimi giorni.
Molto dipenderà dall’esercito turco, un esercito che non gradisce il modus operandi del governo di Erdogan, un esercito che ha visto continui processi nei confronti dei propri vertici ed una continua caccia alle streghe da parte della magistratura turca. Se le proteste andranno fuori controllo, e la polizia non riuscirà a gestire la situazione, il governo sarà costretto a rivolgersi ai militari, e in quel preciso istante Erdogan avrà abdicato parte del suo potere.
Come si comporteranno i reparti nelle strade non è pienamente prevedibile, se infatti i vertici militari più alti sono relativamente fedeli al governo, dopo quasi dieci anni di purghe, la stessa cosa non vale per gli ufficiali superiori, come colonnelli e generali di brigata.
Ecco perché il premier turco, per confrontarsi con i manifestanti ha pensato, e pensa tuttora, di chiamare a raccolta i propri attivisti e sostenitori piuttosto che chiedere l’intervento delle forze armate.
Ma Erdogan deve tenere presente che se a piazza Taksim si scontreranno turchi contro turchi, civili contro civili le violenze genereranno vittime e le vittime genereranno l’odio più profondo che l’essere umano conosce. In quella situazione di caos l’esercito potrebbe comunque intervenire e, in questo caso, senza aver ricevuto l’ordine del vertice politico del paese, scardinando così le fondamenta della repubblica di Turchia. Il dialogo, non la violenza è l’unica via di uscita nelle mani di Erdogan.