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Il posizionamento geopolitico dell’Italia nell’epoca Renzi

Bandiera italiana

Oggi cerchiamo di affrontare il tema del posizionamento geopolitica dell’Italia dei giorni nostri, dell’Italia dell’epoca di Matteo Renzi.
In primo luogo cerchiamo di analizzare la nostra strategia nel mediterraneo. Prima dell’avvento di Renzi l’Italia manteneva alcuni punti fermi nel Mediterraneo
1) L’Egitto era un partner economico e culturale privilegiato e visto come l’ultimo stato ancora con una efficiente macchina statale a governarlo, grazie a questi nostri rapporti, coltivati fin dalla fine delle seconda guerra mondiale, la principale compagnia petrolifera straniera operate in Egitto era la nostra ENI con la controllata AGIBA, emanazione egiziana di AGIP.
2) Israele era un partner privilegiato in ambito di Difesa, Ricerca e nei consessi internazionali, grazie e questa collaborazione Israele è stato il primo paese ad acquistare gli aerei italiani M-346 e l’Italia ha ottenuto hardware militare di prim’ordine dalla Elbit System e altre compagnie Israeliane.
3) Il futuro della Libia era obbligatoriamente visto come un futuro unitario e l’Italia mirava a mantenere il suo ruolo di principale partner straniero

Oggi invece la situazione è mutata, l’Egitto è diventato quasi un nemico, ENI rischia di perdere la gestione del più grande giacimento di gas dell’interno mediterraneo, un giacimento che corona decenni di impegno di ENI e decine di miliardi di investimento in ricerca. Israele è stato messo ai margini della nostra politica estera e si intensificano i rapporti con i movimenti palestinesi che in Israele sono considerati non impegnati nel processo di pace. In Libia abbiamo accettato la partizione del paese, rinunciato al controllo diretto di numerose concessioni minerarie, sia di Gas che di Petrolio e sosteniamo un “governo di unità nazionale” che potrà solo controllare il 20% del territorio libico, in pratica solo la Tripolitania, con l’eccezione della città di Misurata.

In Medio Oriente e nel Golfo Persico la nostra posizione è sempre stata di esterno equilibrio, non ci siamo mai schierati apertamente della parte degli sciiti o dei sunniti, mantenendo buoni rapporti con tutte le nazioni della regione. Oggi sembra invece che la nostra scelta strategica preveda di avvicinarsi maggiormente alla parte sciita della regione iniziando collaborazioni in ogni campo dell’economia incluse quelle tecnologie dual use che possono essere impiegate sia in campo civile che in campo militare, dimenticando che l’Iran continua a testare missili balistici in violazione alle risoluzioni delle Nazioni Unite e che questo atteggiamento iraniano potrebbe essere causa di forti tensioni nella regione.

Per quanto riguarda la politica dell’immigrazione negli ultimi anni il nostro paese ha gradualmente ridotto il suo impegno per il rispetto del trattato di Schengen, trattato che garantisce la libera circolazione degli persone e delle merci, tuttavia il medesimo trattato obbliga gli stati membri a garantire l’integrità e l0inviolabilità delle frontiere esterne. Gradualmente il controllo delle frontiere esterne dell’Italia si è ridotto ed ultimante è completamente saltato, non siamo infatti in grado di identificare chi approda nel nostro paese. In molti casi gli immigrati rifiutano di fornire i propri dati biometrici e le nostre forze dell’ordine non hanno l’autorità di obbligarli a fornirle. Anche chi concede di farsi schedare con le impronte digitali, spesso non può essere identificato, ma solamente registrato con il nome e la nazionalità che egli fornisce.
Questa politica ha determinato il fatto che il trattato di Schengen oggi vacilla e l’Italia, così come la Grecia, rischiano di trasformarsi in due enormi filtri per tutte le persone, profughi e clandestini, che vogliamo venire a vivere in Europa.

Come vedete la politica estera italiana si è modificata moltissimo e con essa il nostro posizionamento geopolitico che in estrema sintesi è riconducibile ad un pedissequo inseguimento della politica estera dell’amministrazione Obama e allo stesso tempo una fedele massa in pratica dei dettami, in tema di politica internazionale, del Vaticano di Jorge Bergoglio. L’Italia di oggi, l’Italia di Renzi non possiede più, a nostro avviso, una propria visione di politica estera, ma si limita a seguire le idee che giungono dalla Città del Vaticano e dalla Casa Bianca, una triste fine per una nazione che anche dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale ha sempre mantenuto autonomia nel mediterraneo e non solo, un’autonomia dovuta non al nostro orgoglio ma a due parole oggi non più ritenute improntati, che invece dovrebbero guidare il Governo del nostro paese “Interesse Nazionale”