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La prima azione diretta dell’Iran verso Israele?

Domenica sera il Gabinetto di Sicurezza di Israele si è riunito per oltre quattro ore e, secondo quanto emerge da fonti diplomatiche e giornalistiche, non si è parlato astrattamente dei numerosi problemi di sicurezza che gravano sullo stato di Israele. I punti centrali della discussione potrebbero essere stati due:

 
Le due tematiche non vanno però analizzate separatamente in quanto sono parte integrante della medesima situazione strategica.
Già da giorni si susseguono voci insistenti di tentativi, da parte dei libanesi, di trasferire un piccolo numero di sistemi antiaerei di terza generazione dalla Siria al Libano. In particolare parliamo dei sistemi antiaerei a medio raggio Buk-M1-2 (codice NATO SA-17). La possibilità del trasferimento di questi sistemi d’arma è stata, non a caso, al centro di un nostro succinto scenario di alcuni giorni fa. Il sistema SA-17, se giungesse in Libano, sarebbe in grado di cambiare i rapporti di forza in caso di conflitto tra Hezbollah ed Israele. Il trasferimento degli SA-17 dalla Siria al Libano è più di una linea rossa per lo stato di Israele, è il confine tra la vita e la morte dei piloti dell’aeronautica militare israeliana (IAF). Piloti ed aerei sono preziosissimi per Israele, la perdita di un mezzo o peggio di un pilota ha conseguenze devastanti sulle capacità difensive dello stato ebraico. Tutti i nemici di Israele sono coscienti di ciò e, se gli sciiti libanesi voglio ottenere una vittoria piena, devono contenere la IAF; oggi il modo più semplice per farlo è ottenere da Al Assad anche una sola coppia di batterie SA-17.
Non meno preoccupante è il volo di quel Drone abbattuto dalla IAF poche miglia al largo della città portuale di Haifa. In un primo tempo si è pensato che il Drone fosse operato da Hezbollah, sebbene fornito come spesso accaduto in passato dagli iraniani, ora invece emerge la concreta possibilità che il Drone non solo fosse di origine iraniana, ma che fosse operato direttamente da personale appartenente alle Guardie della Rivoluzione. Questa convinzione è rafforzata dal fatto che la milizia sciita libanese ha negato di aver lanciato alcun Drone verso Israele, e dalle dichiarazioni dei portavoce delle forze armate israeliane, i quali hanno usato parole che suggeriscono che ad operare in prima persona siano stati gli iraniani.
Se così fosse, pochi giorni fa, abbiamo assistito alla prima azione ostile diretta dell’Iran nei confronti del territorio di Israele. Azione condotta senza intermediari, e i cui scopi sembrano essere del tutto politici. Il Drone sembra essere un messaggio inviato direttamente al governo di Gerusalemme, messaggio tangibile che segue le parole di alcuni alti funzionari politici e militari iraniani (compreso il vice capo di stato maggiore), che hanno ammonito Israele a non effettuare nessuna azione contro la Siria.
Comunque sia, se il velivolo senza pilota a bordo, abbattuto al largo di Haifa, era gestito in prima persona dagli iraniani il Gabinetto di Sicurezza di Israele avrà sicuramente parlato della situazione e probabilmente avrà deciso come comportarsi se nei prossimi giorni dalla Siria quel convoglio con i missili antiaerei partirà veramente verso il Libano.
In questo periodo della politica internazionale, caratterizzato dalla passività dell’amministrazione americana e da linee rosse che possono essere varcate senza timore di ritorsioni, i nostri analisti asseriscono che lo stesso comportamento passivo non sarà la politica guida di Israele, che agirà con determinazione se vedrà minacciata la sua supremazia aerea nel mediterraneo orientale, a prescindere dalla politica degli Stati Uniti e delle minacce dell’Iran.