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Ucraina si allontana il rischio di una guerra?

Esistono indicazioni che mostrano come i colloqui tra Kerry e Lavrov possano dare nei prossimi giorni qualche risultato positivo.
Esistono report, naturalmente che non possono essere verificati in maniera assoluta, di un iniziale e parziale ritiro delle truppe russe dai confini ucraini.
Se queste informazioni si rivelassero veritiere potremmo aver assistito al primo passo di una Road Map tracciata ieri sera dai due ministri degli esteri di Usa e Russia atta a scongiurare un’invasione militare russa dell’Ucraina orientale.
Il ritiro, parziale e simbolico, per ora va letto come un gesto di buona volontà atto ad innescare un percorso virtuoso di distensione tra Stati Uniti e Russia.
Saranno comunque cruciali i summit di questi giorni nei quali dovrà essere discusso, soprattuto con rappresentati del governo di Kiev oltre che con gli Stati Uniti, come assicurare Mosca che l’Ucraina non diventi un territorio ove la NATO abbia libero accesso, e come garantire più autonomia alle regioni orientali dell’Ucraina stessa.
Il risultato positivo di questo summit prolungato tra Mosca e Washington non è scontato, ma almeno oggi possiamo darvi una notizia che contiene più speranze che timori, e cioè che possa avviarsi realmente una fase di de-escalation che riporti il confine tra Russia e Ucraina alla normalità nel giro di 5/10 giorni.
La fase attuale è comunque ancora molto delicata viste, sia le continue manifestazioni di filo russi nell’est Ucraina, sia il fatto che un fallimento dei colloqui potrebbe determinare un rapido evolversi della situazione.
Andrà anche valutato l’impatto delle sanzioni occidentali alla Russia, e se altre misure verrano prese in relazione all’annessione della Crimea alla Federazione Russa.
Ora come ora, e cioè nella mattinata di lunedì 31 marzo 2014, tra Stati Uniti e Russia si aprono concrete possibilità di risolvere in maniera pacifica, attraverso la diplomazia, una crisi che avrebbe avuto conseguenze ad ampio raggio che avrebbero condizionato l’Europa e il Medio Oriente.
Oggi a Parigi vive una speranza di accordo.