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Ucraina orientale nessuna tregua la guerra continua

Donbass

Oggi è venerdì 18 luglio, il giorno successivo all’abbattimento dell’aereo di linea malese nei cieli del Donbass, il giorno dopo a quel 17 luglio che non potrà essere dimenticato facilmente per il conflagrare simultaneo della crisi russo Ucraina e dell’inizio dell’azione di terra di Israele nella striscia di Gaza. Oggi volgiamo focalizzarci sugli eventi in Ucraina, eventi che l’abbattimento del Boeing 777 malese ha riportato in prima pagina dopo che per due settimane le azioni di Israele a Gaza avevano tolto alle vicende ucraine quel poco spazio che i nostri media riservano alla geopolitica (spazio che l’Ucraina a sua volta aveva sottratto alla Siria e alle vicende dello Stato Islamico).
Nel Donbass comunque in queste due settimane i combattimenti hanno infuriato, le truppe di Kiev hanno organizzato una grande offensiva che mirava a riprendere il controllo della frontiera con la Russia. Questa operazione però è stata gestita in maniera molto superficiale e sottovalutando le forze dei ribelli e delle forniture “estere” ai filorussi. In base a questi errori di valutazione circa 6000 uomini delle forze di Kiev si sono ritrovati chiusi in una sacca tra il confine russo e le aree nel controllo dei separatisti. Le truppe prigioniere in quella zona non ricevono approvvigionamenti, ne di cibo ne di munizioni, e sono martellate dalle artiglierie filorusse.
Si tutto ciò l’abbattimento dell’aereo malese non sembra aver avuto al momento alcun effetto. Le artigliere pesanti e i sistemi Grad (razzi di artiglieria) delle due parti continuano a colpire i reparti avversari mentre le truppe di terre ucraine cercano di sfuggire all’accerchiamento degli indipendentisti.
Ma l’abbattimento del Boeing ha cambiato, e sta cambiando, molto dal punto di vista politico.
I paesi che più si sentono minacciati dalla nuova espansione russa potrebbero presto usare la vicenda del 777 malese per offrire supporto diretto a Kiev in chiave anti russa. Un supporto che non si limiterebbe più alla diplomazia e agli equipaggiamenti non letali, ma che potrebbe comprendere la fornitura al governo dell’Ucraina di moderni sistemi d’arma per sconfiggere definitivamente e gli indipendentisti indicati come responsabili dell’abbattimento del Jet civile da parte dei servizi di intelligence americani.
Questa opzione è caldeggiata già in queste ore da importanti esponenti del Senato americano come ad es il Sen. McCain che invoca aiuto diretto americano a Kiev, e il Sen. Levin che parla relativamente all’abbattimento del 777 di “atto di guerra” senza specificare di chi contro chi.
A nostro avviso queste dichiarazioni di intenti, se verranno supportate anche in minima parte, da movimenti delle truppe Usa o di paesi dell’Europa Orientale ora nella NATO, così come la messa in opera di nuove sanzioni contro l’industria energetica russa non otterrebbero l’effetto sperato di rallentare le operazioni militari russe e filo russe in Ucraina Orientale ma potremmo invece assistere ad un ulteriore aumento dell’impegno di Mosca nella guerra in Ucraina, in modo tale da chiudere con un vantaggio sul campo la guerra nell’est dell’Ucraina prima che le misure di supporto militare occidentale a Kiev inizino a sortire un qualche effetto.
Probabilmente solo la garanzia che l’Ucraina non entri a far parte della NATO e ampia autonomia per le regioni orientali potranno porre termine a questo conflitto, ogni altra opzione, secondo noi, peggiorerà la situazione sul campo e potrebbe addirittura portare ad un non desiderato allargamento del conflitto alle regioni di Kharkiv e Cherson, se non vedere il coinvolgimento indiretto di altri paesi oltre ad Ucraina e Russia.