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Ucraina per Putin solo cattive opzioni a disposizione

Guerra in Ucraina

Oggi, 22 luglio 2014, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin si trova dinnanzi a scelte estremamente difficili riguardanti la politica estera della Russia, scelte che comunque si rifletteranno non solo in campo internazionale, ma anche nello scacchiere interno.
Putin, rientrato dopo un viaggio in Brasile caratterizzato da successi strategici importati, si è ritrovato, ancor prima di atterrare a Mosca, a fare i conti con nuove sanzioni americane e, poche ore dopo le sanzioni americana, a fronteggiare l’abbattimento, nell’area controllata dai filo russi del Donbass, di un aereo passeggeri con a bordo trecento persone.
Putin oggi in Russia è all’apice della popolarità e dell’apprezzamento da parte del popolo, ma paradossalmente egli sta attraversando uno dei momenti più complessi della sua vita politica e personale.
Le sanzioni americane hanno messo in allarme le oligarchie russe, timorose di perdere in parte i propri capitali investiti in occidente.
Le medesime sanzioni minano l’economia energetica russa e le prossime limitazioni commerciali che potrebbero essere decise dagli Usa, potrebbero riguardare il cuore della potenza economica attuale della Russia, e cioè il settore dell’export energetico.
Per evitare gli effetti di tali sanzioni il presidente russo dovrebbe abbandonare al loro destino gli indipendentisti russi nel Donbass. Tuttavia questa scelta potrebbe non essere sufficiente per fermare le sanzioni occidentali in quanto, risolto il nodo dell’Ucraina orientale, Kiev e Washington potrebbero mantenere pressione economica sulla Russia utilizzando la motivazione dell’occupazione russa della Crimea. Abbandonare i filorussi del Donbass determinerebbe inoltre la nascita di una fronda nazionalista che potrebbe porre non pochi problemi al presidente, si potrebbe assistere alla nascita di un nuovo leader determinato a sottolineare davanti alla nazione i comportamenti di Putin nei confronti dei russofoni del Donbass, e sfruttare questo argomento per erodere il potere del presidente russo.
È necessario inoltre considerare la possibile reazione di Bielorussia e Kazakistan alla totale perdita di influenza russa in Ucraina. In particolare per quanto riguarda la Bielorussia, la quale ha sperimentato nella scorsa primavera movimenti insurrezionali, a dire il vero limitati, ma inediti nella storia recente della presidenza Lukashenko.
Al contrario, se il presidente russo scegliesse di porsi in maniera ancora più decisa al fianco dei filorussi, le nuove e più pesanti sanzioni sarebbero certe così come l’insoddisfazione degli oligarchi e le difficoltà di bilancio della Federazione Russa per i prossimi due/tre anni.
Putin, come osservate, ha a disposizione solo cattive opzioni, ma una scelta dovrà farla.
E dovrà fare questa scelta anche pensando alla storia, la storia della guerra fredda quando Nikita Khrushchev, eroe di guerra di Stalingrado, venne sostituito nel giro di una paio di settimane estive da Brezhnev, anche a causa della gestione e del fallimento russo nella crisi dei missili di Cuba.
Putin dovrebbe pensare anche alla storia recente di Boris Yeltsin, destituito dallo stesso Putin per una serie di motivazioni complesse, prima tra tutte quella di aver anteposto l’interesse straniero a quello della nazione, ma anche per il fallimento russo nel Kosovo, un fallimento che vide l’abbandono dell’alleato serbo da parte della Russia.
Serbia e balcani spesso citati da Putin come il naturale limite della sfera di influenza di Mosca in Europa.
Conoscendo e avendo studiato il modus operandi del presidente Putin di una cosa siamo ragionevolmente certi: Putin in queste ore convulse e di tensione prenderà, insieme ai responsabili delle forze armate ed ai consiglieri più fidati e dopo aver chiesto una approfondita valutazione di scenari strategici ai suoi analisti (argomento a lui famigliare), deciderà una linea e la perseguirà senza altre esitazioni. Questo non significa che assisteremo per forza ad azioni eclatanti ma la Russia di Putin oggi sceglie la propria strada, una strada che alla fine vedrà mutati gli assetti geopolitici della regione.
Il compromesso sull’Ucraina e sulla sua collocazione geopolitica economica e militare non è più in considerazione; con grande probabilità si assisterà ad vittoria della Russia o una vittoria degli Stati Uniti, in entrambi i casi l’Europa, la nostra Europa, pagherà un prezzo altissimo.

Addendum

Abbiamo visionato questa mattina un filmato del Cremlino dove il presidente Putin parla della tragedia sui cieli del Donbass. Il presidente russo è apparso stanco, provato ancora dal fuso orario della sua visita in Brasile e America Centrale. Chi tra noi si occupa di analizzare il linguaggio del corpo dei protagonisti della geopolitica ha tenuto a sottolineare un aspetto che emerge da questo filmato ed è il nervosismo, quasi la rabbia. Forse la rabbia di chi ha scelto di combattere…