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Evitare il default della Grecia è una priorità (di Obama)

Evitare il default della Grecia è una priorità assoluta, una priorità che è ai primissimi posti di un’ agenda, una priorità che ha spinto un capo di Stato a mettere in campo tutta le sue potenzialità diplomatiche e di “azione morale” in una serie di telefonate ai pezzi grossi dell’Europa (Francia, Germania, Commissione Europea). Questo Capo di Stato non è però un europeo, ma è il presidente americano Obama. Secondo numerose indiscrezioni la Casa Bianca sarebbe favorevole ad una rapida ristrutturazione del debito greco (nei fatti uno taglio del debito stesso), una ristrutturazione che deve avere come protagonisti i creditori della Grecia e tra essi l’America è una figura marginale. Per questo motivo si sta facendo strada l’ipotesi che gli Stati Uniti d’America potrebbero farsi direttamente a carico di parte del debito greco, A patto però che altri paesi dell’eurozona facciano la loro parte nel sobbarcarsi tale onere finanziario.
Ma perché il presidente americano nutre così grande interesse nelle sorti della Grecia, un piccolo stato con minime risorse naturali il quale rappresenta lo 0,2% della ricchezza mondiale? Come mai Obama, l’isolazionista Obama, che tante volte nel passato si è disinteressato delle vicende europee, oggi si spende personalmente durante la notte in telefonate, riunioni, pianificazione di scenari riguardanti questo piccolo fazzoletto di mondo, di un vecchia e decadente Europa? La risposta deve ricercarsi ancora una volta nella geopolitica.
La Grecia da territorio periferico e marginale è diventata oggi un importante centro per lo sviluppo della geopolitica europea e forse mondiale. La Grecia, pilastro della Nato durante la guerra fredda, oggi potrebbe cercare appoggi ed alleanze ad oriente e trovarle nella Russia di Putin, impaziente di trovare uno sbocco nel mediterraneo. La Grecia potrebbe essere la risorsa tanto attesa da Putin e dalla sua Russia. La Grecia che si decidesse di abbandonare la NATO potrebbe dare il via all’implosione stessa di tutto il comando sud dell’alleanza atlantica, come vi abbiamo spiegato in questo post di alcune settimane fa
Obama senza forse accogersene però, sta giocando una partita molto più complessa, una partita che non riguarda solo la marginale Grecia ma anche il pilastro stesso di questa Europa odierna: la Germania. È nostra ferma e decisa idea che, se il presidente americano riuscisse a costringere l’Europa germanocentrica ad intervenire economicamente in favore della Grecia e creando un precedente applicabile anche ad Italia e Spagna, lo stesso rapporto di alleanza tra Berlino e Washington potrebbe essere messo in discussione da questo e dei successivi governi della Germania. Le azioni in politica economica internazionale del presidente americano Obama, azioni e proseguite ininterrottamente negli ultimi sei anni e mezzo, hanno incrinato profondamente i rapporti fiduciari di amicizia tra l’America e numerosi paesi europei.
Tra questi paesi Germania Italia e Grecia sono coloro i quali che più degli altri hanno subito, e subiscono quotidianamente, gli effetti negativi delle politiche americane. Ci riferiamo in primo luogo alla disastrosa situazione in terra di Libia e ai miliardi di perdite economiche dovute alle sanzioni contro la Russia, sanzioni che costano poco se non nulla agli stati uniti ma il cui peso è quasi interamente sorretto dai paesi manifatturieri ed agricoli europei.
Una così forte ingerenza americana negli affari interni europei potrebbe essere letta dalla Germania, dopo gli scandali legati allo spionaggio nei confronti della Cancelliera Merkel, alla corruzione operata dalla CIA nei confronti dei vertici dei servizi di sicurezza tedeschi, il possibile furto ad opera di ignoti di materiale progettuale tedesco e francese, come il definitivo segnale che gli Stati Uniti non sono un alleato della Germania, ma ancora una forza che a settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, continua a quell’opera di indirizzamento nei confronti del governo tedesco anche contro gli interessi nazionali della nazione germanica. Riteniamo quindi che la spiccata attività di Washington, focalizzata sul fatto di mantenere unito il comando sud della Nato, potrebbe portare in caso di successo ad una frattura con il governo tedesco. Una frattura che non si manifesterebbe, a nostro avviso, con una presa di posizione anti americana della Germania, ma con atti unilaterali di Berlino indirizzati a preservare in primo luogo l’interesse nazionale della Germania.
L’America gioca oggi una partita pericolosa per se è per l’intera europa, forse pensando che la Germania continuerà comunque la sua politica estera ed economica al seguito delle decisioni americane.
Secondo la nostra analisi questo assunto dell’America non è corretto, e potrebbe inaugurare un’epoca completamente nuova nelle relazioni tra Germania e Stati Uniti; Usa sempre più vicini alle posizioni di competitor storici delle Germania nel Vecchio Continente e sempre meno propensi a tutelare le posizioni degli alleati che erano la prima linea della Guerra Fredda, come Italia e Germania. Oggi la prima linea nel confronto con la Russia si è spostata più ad est e con essa il supporto americano.
Ma la Germania non è la debole Italia dei giorni nostri, che ha accettato la Guerra in Libia, le sanzioni alla Russia, la presenza del Califfato a Derna e Sirte senza alzare un poco la voce. La Germania è di un’altra pasta e per i tedeschi nulla è sopra la Germania “Deutschland über Alles”, se lo ricordino anche gli alleati.

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