GeopoliticalCenter, Geopolitica, Strategia, Analisi Economiche

I mezzi della Siria per una ritorsione contro Israele

Scud launcher - Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0Partiamo dai fatti, chiari e non discutibili. La Siria e Israele, tecnicamente, sono ancora in guerra, nonostante vari accordi per il cessate il fuoco siano stati implementati negli anni. La Siria possiede i mezzi per effettuare una rappresaglia nei confronti di Israele. Le capacità missilistiche del regime di Damasco sono ridotte a circa il 40% rispetto al potenziale di due anni fa (la nostra stima si basa sull’analisi delle basi cadute nelle mani dei ribelli, quelle abbandonate, le defezioni dell’esercito e gli aiuti esterni ricevuti da Al Assad) e nonostante questo la Siria mantiene potenzialità in grado di infliggere danni in profondità nel territorio israeliano.
Un altro fatto, sebbene non così assoluto, è che Al Assad sta progressivamente perdendo la sovranità sul suo paese, sia ad opera degli insorti sia a causa della sempre maggiore dipendenza da aiuti esterni per la propria sopravvivenza. Questa nostra teoria è suffragata proprio dall’episodio che ha portato Israele a colpire la mattina del 30 gennaio il territorio siriano. Al Assad non ha mai ceduto in passato sistemi d’arma strategici agli alleati libanesi, certamente per non suscitare la reazione di Israele ma anche e soprattutto per rimanere il fulcro dell’alleanza tra Iran e Hezbollah. Due giorni fa gli equilibri in Siria sono cambiati definitivamente e la milizia sciita ha avuto la forza di portare, o almeno cercare di portare, nel sud del Libano quei sistemi antiaerei e missili balistici che fanno la differenza tra una milizia ed un esercito. Il tentato trasferimento di armi non è stato effettuato per suscitare la risposta di Israele, lo testimonia il fatto che si sia aspettato un momento nel quale il meteo era pessimo al fine di limitare le capacità operative di Israele, e lo testimonia anche il fatto che non vi sia stata una risposta automatica al raid della forza aerea israeliana (IAF).
Oggi però le cose, dopo il raid israeliano, sono cambiate e l’Iran che aveva dichiarato :”chiunque attaccherà la Siria avrà attaccato l’Iran” si trova in grande difficoltà. Cosa fare se Al Assad non volesse attuare una ritorsione? La credibilità delle affermazioni iraniane verrebbe messa a dura prova da questo raid di una manciata di aerei che alla fine dei conti hanno sganciato un numero di bombe che non supera, probabilmente, le dieci unità. Potrebbe così accadere che la Siria riceva in queste ora fortissime pressioni per replicare all’attacco israeliano.
Ma come potrebbe fare Al Assad a replicare contro Israele?

È proprio il missile Yakhont secondo lo staff di GPC l’arma che potrebbe essere usata da Al Assad per una ritorsione selettiva su un obiettivo militare. Se invece egli vorrà seminare il panico nel popolo di Israele dovrà utilizzare i vecchi Scud badando bene a non utilizzare armi di distruzione di massa.
Comunque sia in Israele probabilmente è ora di schierare i Patriot, Iron Dome non può nulla contro i missili Yakhont e può fare poco contro i missili Scud.

1 Febbraio 2013