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Velayat 90 : esercitazione posamine?

us navyOggi siamo al 5º giorno dell’ esercitazione Velayat 90, che le forze aeronavali iraniane stanno svolgendo nelle acque dello Stretto di Homuz, del Golfo di Aden e del Golfo dell’ Oman. Nei primi giorni le forze navali hanno operato nella zona più a est del campo di esecitazioni, da oggi invece si avvicineranno alla zona dello stretto, seppur restando in acque internazionali.

La parte più delicata delle esercitazioni di fatto comincia oggi mercoledì 28 dicembre 2011. Per descrivere quello che potrebbe accadere nelle prossime ore dobbiamo fare un piccolo riassunto della situazione attuale. Due settimane fa l’ Iran entra in possesso di un drone americano e molti tra politici e vertici militari si mostrano molto innervositi dalla violazione del loro spazio aereo ( ancor più per i tre siti strategici che sono saltati in aria in poco meno di un mese ), gli stessi vertici militari hanno annunciato possibili risposte alla violazione del loro spazio aereo “anche al di fuori dei confini nazionali dell’Iran”. Negli ultimi giorni il segretario della difesa americano Leon E. Panetta e il capo di stato maggiore gen. Dempsey, hanno di fatto annunciato al mondo che il tempo per la diplomazia è scaduto. Poco dopo l’ Iran ha annunciato le più vaste e complesse manovre militari navali mai eseguite dalla fine della guerra con l’ Irak, ricordato che ritengono lo stretto di Hormuz loro area di interesse esclusivo e che ritengono non solo possibile, ma anche legale, chiudere Hormuz a tutte le navi militari e civili che di li volessero passare. Inoltre una deputata iraniana componente della commissione difesa di nome Zohreh Elahian ha definito il blocco del Golfo Persico la misura “minima” che l’ Iran prenderà se si sentirà minacciato.  Queste manovre tuttavia, per come si stanno svolgendo, non sembrano rappresentare le reali strategie che dovrebbero essere attuale in caso di guerra, ma sembrano testare singoli sistemi d’arma e la coordinazione tra unità di superficie subacquee e aviazione. Una cosa interessante da notare è la pressochè totale mobilitazione delle forze sottomarine compresi i sottomarini diesel elettrici di produzione Russa classe Kilo. Questi mezzi sono dotati di sei tubi di lancio siluri due dei quali possono assolvere un’ altra funzione : posare mine.

La posa di mine nei giorni dell’ esercitazione Velayat 90 è una possibilità da non scartare, infatti due unita classe Kilo potrebbero operare al di sotto delle forze di superficie senza essere individuate e il rumore dei tubi lanciasiluri che si aprono per posare le mine essere coperto dal frastuono dei gruppi di imbarcazioni sopra di loro che frecciano a tutta forza. Abbiamo inoltre certezza che il comando iraniano ha istituito una zona di sicurezza preclusa al volo e alla navigazione per alcune miglia intorno alle unità intente alla manovre, come concesso dalle convenzioni internazionali, e questo rende molto complesso monitorare i classe Kilo. Ogni sommergibile può posare fino a 24 mine prima di tornare in porto per riarmarsi.

Non pensiate che quei sottomarini posino le mine che tutti abbiamo nella nostra immaginazione, nere e che galleggiano piene di detonatori ad impatto, se le poseranno, poseranno mine la cui attivazione dipende da sensori magnetici e sismici, e che possono essere armate  a distanza tramite segnali radio anche dopo mesi o anni di attesa sul fondo marino. Sono quindi ordigni estremamente pericolosi che permetterebbero di attuare un blocco dello stretto difficile da rimuovere, anche se le forze navali fossero ridotte all’inoperatività. Certo posare mine in una zona così delicata è un potenziale azzardo, ma ricordiamoci la premessa :

Se questa operazione è stata svolta potremo saperlo solo al termine di Velayat 90 quando le unità cacciamine del CTF 52, che operano con base a Manama Bahrain, potranno perlustrare lo stretto e le acque immediatamente ad est di esso, e siamo certi che lo faranno.

 

 

 

Segnaliamo che i vertici della marina Iraniana ribadiscono il carattere pacifico dell’ esercitazione Velayat 90 volta, a loro dire, a diffondere senso di sicurezza nell’area; certo che fare saltare in aria una piccola petroliera con un missile antinave non è parso a molti un messaggio di pace.