GeopoliticalCenter, Geopolitica, Strategia, Analisi Economiche

Il sistema missilistico S-300

L’S-300 è un sistema missilistico di difesa aerea composto da batterie di missili intercettori montati su automezzi ruotati ad elevata mobilità, il sistema è autonomo e dotato di una radar di scoperta, un radar di controllo tiro e di una postazione di comando e controllo. Una tipica batteria di S-300 è dotata di 4/6 lanciatori mobili ognuno con 4 missili intercettori.
GeoPoliticalCenter, con questo post, vuole fare un po’ di chiarezza a riguardo del sistema missilistico Sovietico/Russo S-300, protagonista involontario della possibile evoluzione dei rapporti di forza, in campo aereo, nel medio oriente. In particolare si è molto parlato della possibile fornitura del sistema S-300 alla Siria; Siria che è già dotata del sistema S-300 da diversi anni ma della prima versione di tale sistema.
Per prima cosa dobbiamo chiarire che con la sigla S-300 i russi si riferiscono ad una famiglia di sistemi antiaerei e non ad un singolo sistema. Per aiutarci a differenziali meglio impiegheremo i nomi completi dei progetti e le codifiche NATO.
La storia degli S-300 inzia in epoca sovietica, verso la fine degli anni 60, quando viene progettato il primo S-300, denominato dai sovietici S-300P (Codice NATO SA-10 Grumble), sistema che è in possesso dei siriani, e che viene schierato per la prima volta nel 1978. La NATO ha conferito al primo sistema S-300 una doppia codifica, questo perché il sistema S-300P si è evoluto nel tempo fino a diventare qualcosa di estremamente diverso rispetto alla prima versione del 1978. Queste versioni sono identificate all’interno della federazione russa con le sigle S-300P, S-300PS, S-300PMU e S-300PMU-2 la quale prende la codifica NATO di SA-20 Gargoyle. Le differenze tra i vari sistemi sono notevoli sia a livello software sia a livello di hardware. Mentre il sistema S-300P è considerato obsoleto e di scarsa utilità strategica, il sistema S-300PMU-2 viene considerato un sistema di difesa aereo ancora efficiente.
Un discorso a parte merita invece il sistema S-300V (codice NATO SA/12A – SA/12B) esso impiega due differenti missili all’interno della stessa batteria. Questa è la caratteristica peculiare di tutte le serie S successive (S-400, S-500). Le batterie possono scegliere quale dei due missili impiegare a seconda del tipo della minaccia da affrontare. In origine il sistema S-300V nasce come sistema antimissile, ma durante la progettazione gli ingegneri russi pensarono di creare un sistema capace di operare sia contro aeromobili sia contro missili balistici nella loro fase terminale. Nel caso del sistema S-300V i due missili sono denominati Gladiator e Giant.
Il Gladiator è principalmente un missile anti aereo del peso di circa 2500 Kg e con un raggio utile di utilizzo compreso tra i 6 e i 78 Km. Esso può ingaggiare aerei, elicotteri, missili da crociera e droni che volano tra i 25 e i 25000 metri.
Il Giant è stato studiato per abbattere i missili balistici, ma può essere impiegato anche contro aeromobili. Pesa oltre 4500 Kg e possiede un raggio utile di utilizzo compreso tra i 12 e i 100 Km. Può ingaggiare missili balistici fino ad una quota di oltre 40 Km.
Quindi quando sentite parlare di S-300 la domanda da porsi è: di quale S-300 stiamo parlando?
Per restare al tema siriano quando la Russia parla della possibile fornitura di nuovi S-300 alla Siria dobbiamo pensare alla fornitura di S-300PMU-2, oppure di S-300V in quanto la Siria possiede già il vecchio sistema S-300 che però non sarebbe in grado di causare grandi danni alle forze aeree occidentali o israeliane in caso di un confronto con le difese aeree siriane. Altro discorso se la Siria disponesse del sistema S-300PMU-2 oppure dell’S-300V, sistemi missilistici in grado di abbattere, seppur non con ratei impressionanti, i moderni caccia a disposizione dei potenziali nemici della Siria.