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L’Analisi del Discorso di Netanyahu al Congresso Americano

Oggi pomeriggio abbiamo seguito in diretta e riportato in tempo reale il discorso del Primo Ministro di Israele al Congresso Americano.
Ora vi proponiamo una analisi di questo discorso e cercheremo di capire il futuro atteggiamento israeliano nei confronti dell’Iran.
In primo luogo vogliamo evidenziare il fatto che il Primo Ministro di Israele non ha svelato notizie riservate in suo possesso ma ha argomentato dinnanzi al Congresso e alla Nazione Americana utilizzando fonti Open. Questo fatto va enfatizzato in quanto chi credeva di osservare uno scontro aperto tra Netanyahu e Obama non ha avuto riscontri in tal senso.
Netanyahu non vuole perdere l’appoggio dell’esecutivo americano, ma teme che Obama sia ormai convinto di concedere all’Iran capacità nucleari che rendono di fatto l’Iran una potenza atomica.
Netanyahu ha poi dedicato molto del suo tempo nel discorso per spiegare che oggi l’Iran si sta trasformando in una potenza sovraregionale, una potenza in grado di influenzare l’assetto istituzionale di molti stati del Medio Oriente. Libano e Irak sono oramai sotto il diretto controllo di Teheran, a questi stati si è aggiunto anche lo Yemen dove gli sciiti sostenuti da Teheran hanno tentato, con successo, un colpo di stato. Ora l’Iran controlla potenzialmente due punti nevralgici del commercio mondiale, lo Stretto di Hormuz e Bab El Mendeb, lo stretto che divide penisola arabica e Africa, con lo Yemen su un lato e Gibuti sull’altro lato.
Questa parte del discorso di Netanyahu è propedeutica alla successiva e cioè dimostrare che l’Iran, nonostante non possieda l’arma atomica e nonostante sia sottoposto ad un ferreo regime sanzionatorio, abbia trovato le risorse per espandere la propria sfera di influenza in territori quali appunto Yemen e Irak un tempo saldamente controllati da avversari dell’Iran.
Netanyahu prospetta quindi il fatto che se verrano revocate le sanzioni all’Iran esso potrà espandersi ulteriormente, consolidando il proprio controllo sui due stretti marini di cui parlavamo poco fa, ed eliminare ogni opposizione interna in Libano e Irak, con l’aiuto militare diretto degli Stati Uniti, i quali si sono alleati con Teheran per sconfiggere la minaccia dello Stato Islamico, senza riconoscere, sempre secondo il punto di vista del Primo Ministro di Israele, che anche l’Iran persegue in ultima analisi i medesimi fini del Califfato.
Il discorso prende poi in esame le capacità nucleari iraniane, sottolineando che il limite numerico alle centrifughe non è garanzia di successo nell’impedire la corsa all’atomica da parte dell’Iran.
Infatti anche un numero limitato di centrifughe, se di modello avanzato, posseggo elevatissime capacità di arricchimento, inoltre Netanyahu ha ricordato che già oggi l’Iran non fornisce pieno appoggio agli ispettori intenzionali i quali sospettano la presenza di laboratori non dichiarati, fatto che sommato alle continue attività di ostacolo alle ispezioni (incluso il sabotaggio delle telecamere a circuito chiuso a disposizione degli ispettori nei siti di arricchimento) potrebbe prefigurare uno scenario nord coreano, quando Pyongyang raggiunse capacità nucleari nonostante la presenza di team ispettivi di IAEA.
Infine Netanyahu rammenta indirettamente le capacità belliche israeliane ed il fatto che in caso di imminente pericolo lo Stato Ebraico è pronto ad agire anche da solo, se la comunità internazionale dovesse rimanere immobile.
Il richiamo finale alla salda alleanza tra Usa e Israele ribadisce comunque l’indispensabilità, per Israele, di avere nello scacchiere globale un alleato in grado di fornire, armi, tecnologia e appoggio presso il Consiglio di Sicurezza. Oggi questo alleato è l’America, ma non l’America di Obama bensì l’America del Congresso, sia dei Democratici che dei Repubblicani, e questo fatto oggi è apparso evidente a tutto il mondo.