Home Atlantico America La difesa dei confini, un diritto inalienabile per ogni uomo di stato: anche di Trump
La difesa dei confini, un diritto inalienabile per ogni uomo di stato: anche di Trump

La difesa dei confini, un diritto inalienabile per ogni uomo di stato: anche di Trump

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Esistono diritti inalienabili, diritti degli uomini di stato e delle nazioni. Esistono diritti inalienabili che caratterizzano l’essenza stessa di essere stato e nazione. Ma un concetto prima di tutti gli altri si trova alla base della sopravvivenza stessa di ogni popolo e di ogni stato: la difesa dei confini.
Preparatevi perché presto questo diritto verrà messo in dubbio proprio in America e l’arma della migrazione incontrollata, violenta e prevaricante cercherà di far vacillare la presidenza di Donald Trump.
Da alcune settimane una massa umana, relativamente piccola se paragonata alle ondate migratorie che hanno interessato l’Italia negli ultimi anni, si è messa in viaggio dall’America centrale verso nord, con l’obiettivo di giungere a tutti i costi negli Stati Uniti, in barba alla legge, ignorando la sovranità degli Stati, cercando di imporre il diritto della violenza sulle regole del diritto internazionale.
Migliaia di persone superano i confini dell’Honduras, del Guatemala, del Messico, scontrandosi a volte con le polizie locali, che comunque avendo coscienza del fatto che i loro paesi erano unicamente luoghi “di transito” hanno ceduto alla pressione degli immigrati.
Ma cosa farà il paese di ultimo approdo? Cosa faranno gli Stati Uniti quando lungo la frontiera messicana arriverà la tanto pubblicizzata carovana degli immigrati, che uno strano caso del destino farà in modo che giunga al confine americano alla vigilia delle elezioni di medio termine?
Alle fine si tratta di una quantità di persone relativamente piccola, se consideriamo popolazione e vastità degli Stati Uniti, tuttavia in questi giorni al confine tra Messico e Stati Uniti si definirà un principio basilare per il futuro stesso della nostra società per come oggi noi la conosciamo.
Potrà la volontà illegale di un gruppo di immigrati prevalere sul diritto? Potrà la violenza, se mai si manifesterà con lancio di pietre o con il corpo a corpo, prevalere sul diritto di una nazione di rendere inviolabili i propri confini?
È probabile che al confine tra Messico e Stati Uniti assisteremo ad un vero e proprio conflitto tra due concetti opposti di concepire il diritto, anzi i diritti, dei popoli.
Se il concetto globalista e no-border dovesse prevalere, il rischio del collasso completo della nostra società, della nostra cultura, del nostro stato sociale e della pacifica convivenza che caratterizza l’Occidente, diventerà certezza. Centinaia di migliaia di individui, milioni di individui, si muoveranno come un inarrestabile tsunami e travolgeranno tutto e tutti in cerca di una vita migliore dentro i nostri confini. Va da sé che una vita migliore per una così vasta massa di persone sarebbe indubbiamente a discapito del tenore di vita, delle tutele sociali, lavorative, sanitarie e previdenziali di coloro i quali vivono oggi in occidente. Non parliamo delle élite occidentali, parliamo del popolo occidentale, in quanto se i confini dovessero collassare a farne le spese non saranno i grandi capitani d’industria ma sarà l’operaio, l’impiegato, l’infermiere, il medico, il tassista, il negoziante, il disoccupato, l’anziano, la coppia con figli dove un solo genitore a fatica ha trovato lavoro.
La lotta mediatica contro il presidente americano e la sua idea dell’inviolabilità dei confini sarà totale, i paragoni con gli altri governi che si pongono sulla stessa linea politica saranno immediati e feroci, se poi le forze di sicurezza americane dovessero rispondere alla violenza con altrettanta violenza, la campagna mediatica contro Trump, e contro chi come anche il nostro paese ha scelto di avere confini non permeabili, diventerà una vera a propria guerra di informazione con vari movimenti pronti a scendere in piazza contro il “tiranno” e con le ormai note immagini simbolo pronte a fare il giro del mondo.
Il presidente americano in questa lotta ideologica non difende le élite, non difende un’idea “fascista” dello stato, ma cerca solamente di far comprendere a chi vuole distruggere la nostra società che non potrà utilizzare le masse dei disperati come strumento atto a determinare la fine delle democrazie occidentali.
Saranno giorni cruciali quelli che ci attendono e anche se saranno fatti che si svolgeranno a migliaia di chilometri da casa nostra, impatteranno duramente sul nostro presente e ancora di più sul nostro futuro, quindi prima di prendere una posizione valutate bene che messaggio l’informazione sta cercando di trasmettere e se questo messaggio è a tutela vostra o di interessi molto più grandi di voi.