Home War Room Analisi Dalla “Pazienza Strategica” alla “Aggressività Strategica”: il nuovo Paradigma della Repubblica Islamica dell’Iran
Dalla “Pazienza Strategica” alla “Aggressività Strategica”: il nuovo Paradigma della Repubblica Islamica dell’Iran

Dalla “Pazienza Strategica” alla “Aggressività Strategica”: il nuovo Paradigma della Repubblica Islamica dell’Iran

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Le Guardie della Rivoluzione Iraniana, i loro assetti, i loro luoghi sicuri, i loro depositi di armi, i loro alleati e mercenari, sono stati attaccati dalle forze a loro ostili (non solo da Israele) durante tutti gli ultimi dieci anni. Nonostante centinaia di vittime, decine di milioni di dollari equivalenti di danni, ed una evidente erosione del prestigio nei confronti dei propri alleati (che comunque Teheran ha mantenuto fedeli con ingenti forniture di armi e forte sostegno economico), Teheran non ha mai risposto direttamente ai suoi nemici regionali e mondiali. L’Iran non rispose direttamente nemmeno dopo l’uccisione di Soleimani da parte degli americani a Baghdad. E’ pur vero che una salva di missili fu lanciata contro una base nel deserto, ma tale base  priva di difese aeree e nella quale non si registrano vittime, alla luce degli avvisi ben indirizzati delle ore precedenti, non si può certo definire una risposta diretta ma al contrario un altro episodio di “Pazienza Strategica”

Da quel giorno le attività belliche iraniane si sono intensificate, le milizie in Irak e Saria hanno ricevuto formazione militare, informazioni di intelligence, armi sempre più potenti ed in maggiore quantità, missili inclusi. Contemporaneamente le milizie Houti hanno approfittato della sospensione delle operazioni belliche saudite (cessate anche a causa delle forte pressioni americane ed europee) per riarmarsi, addestrarsi all’utilizzo di droni aerei e marini, accumulare missili da crociera e missili balistici in grado di raggiungere Israele. Sempre in questo periodo di tempo l’Iran ha perseguito una campagna informativa tanto ampia quanto discreta, e mantenuto rapporti con vari livelli dalla politica occidentale. Queste attività sono state in parte supportate dalla riduzione delle sanzioni commerciali e dal recupero di fondi congelati da anni in Occidente. Sempre nello stesso periodo di tempo Teheran si è assicurata forniture miliari russe nel campo dell’aviazione, forniture cinesi nel settore della componentistica elettromeccanica indispensabili alla realizzazione di quel sistema d’arma che sta diventando protagonista nei campi di battaglia dell’Ucraina e non solo: il drone (sotto forma delle sue molteplici espressioni), tollerando con minime reazioni gli attacchi transfrotalieri portati ai Guardiani della Rivoluzione operanti in Siria e Libano. Questo il quadro fino al 1° aprile 2024 e all’attacco che ha determinato la morte di sette vertici delle IRGC a Damasco, in un edificio adiacente l’ambasciata iraniana in Siria, quando la Pazienza Strategica è terminata. 

Sabato notte, sabato 13 aprile, infatti qualcosa di profondo è cambiato. La Repubblica Islamica ha risposto direttamente, attraverso una delle proprie armi (i Guardiani della Rivoluzione) ad Israele. Sono stati lanciati tra i 350 e i 400 assetti offensivi, tra questi una quantità di missili balistici compresa tra 103 e 169 (purtroppo non possediamo cifre ufficiali), un attacco che ha visto il lancio di centinaia di droni Shaed-136 e 30/40 missili da crociera. In barba ad ogni regola del diritto internazionale i droni ed i missili da crociera della Repubblica Islamica hanno violato lo spazio aereo di Irak e Giordania, l’Irak uno stato fallito e la Giordania che si è quasi dovuta giustificare per il fatto di aver contribuito ad abbattere i droni che hanno violato il suo spazio aereo. Un attacco che se fosse stato compiuto contro una nazione europea avrebbe determinato danni ingenti e devastazione diffusa. Neanche nella guerra in Ucraina abbiamo mai assistito al lancio contemporaneo di quasi 400 assetti offensivi. 

Evidente che la “pazienza strategica” non è più la strategia primaria degli Ayatollah. Ma perché questa scelta? La pazienza si è semplicemente esaurita oppure a Teheran gli analisti della Guida Suprema hanno in mano alcuni nuovi elementi che permettono di mettere in atto questa nuova visione dei rapporti con vicini, avversari e nemici? Il raid israeliano su Damasco del 1° di aprile ha colpito non la sede diplomatica ma un edificio consolare non extraterritoriale, sarebbe quindi stato possibile esercitare ancora la cosiddetta “Pazienza Strategica”, ma così non è stato. Va quindi compresa la motivazione ultima dell’aver aderito in passato a questa strategia attendistica.

All’interno del nostro gruppo parlando della postura iraniana abbiamo sempre pensato fosse funzionale ad ottenere tre elementi indispensabili alla sopravvivenza del regime ed a un elemento necessario a soddisfare il desiderio, fanaticamente rincorso, della cacciata degli ebrei o meglio della scomparsa dello stato ebraico in Medio Oriente. 

Il primo elemento indispensabile alla sopravvivenza del regime è un flusso di capitali in grado di determinare lo sviluppo dei consumi interni ed in grado di migliorare la qualità di vita degli abitanti dell’Iran, ma allo stesso tempo garantire una capacità di spesa sufficiente a mantenere vitale ed attiva la rete di Proxy che si estende in Yemen, Irak, Siria, Libano e a Gaza. Tale obiettivo è stato raggiunto con la sospensione di gran parte delle sanzioni contro l’Iran, grazie ai fondi presenti negli Stati Uniti e tornati nella disponibilità di Teheran, ed alle aumentate esportazioni di energia determinate anche dalla guerra in Ucraina. 

Il secondo elemento è rappresentato dall’essere in possesso di un numero così elevato di sistemi d’arma, difensivi ed offensivi, in grado di limitare il divario qualitativo ancora in essere tra le forze armate di Teheran e le forze militari di Usa e Israele. Questo obiettivo è soddisfatto in parte, la difesa area iraniana non è ancora sviluppata in maniera sufficiente per garantire a Teheran successi certi, mentre le forze di attacco missilistiche sono già oggi abbastanza numerose e sviluppate al punto di essere un problema concreto per tutti i paesi della regione mediorientale, non fatevi trarre in inganno dai pochi missili giunti al suolo in Israele la mattina del 14 aprile, l’Iran può fare molto di più e per molti giorni consecutivi. 

Il terzo elemento è costituito dalla dispersione degli obiettivi strategici dell’Iran su un ampio territorio, fatto che rende estremamente difficile l’eliminazione completa delle capacità di attacco della Repubblica Islamica, capacità che potrebbero essere messe nell’angolo solo dalla presenza attiva nell’eventuale conflitto delle forze armate degli Stati Uniti. Anche la catena di comando e la continuità di governo della Repubblica Islamica oggi è garantita da una struttura piramidale ampia e ben regolata che quindi rende scarsamente utili azioni militari che puntino all’eliminazione fisica di un vertice dello Stato. 

Esiste poi l’elemento necessario per poter eliminare, manu militari, lo stato di Israele dal Medio Oriente. Questo strumento è l’arma atomica, un sistema di attacco che oggi non è più così difficile ottenere e gestire. Pensate che una nazione molto più piccola dell’Iran e con capacità di finanziamento inferiori, come ad esempio la Corea del Nord, oggi è una potenza atomica effettiva con probabilmente decine di testate nucleari e in possesso dei vettori missilistici in grado di trasportare a destinazione l’arma atomica. Se è certo che la Repubblica Islamica è riuscita nel compito di raggiungere i primi tre obiettivi indispensabili alla propria sopravvivenza, non vi è alcuna prova che Teheran possegga oggi l’arma atomica. Nessun test nucleare è stato svolto dalle Guardie della Rivoluzione e quindi teoricamente non esiste la prova dell’effettivo funzionamento di questa ipotetica arma atomica. Va ricordato a tutti che la Corea del Nord e l’Iran sono saldi alleati e che, in cambio di una adeguata contropartita, i progetti della atomiche made in Pyongyang potrebbero essere stati offerti dagli scienziati coreani ai colleghi iraniani; se così fosse non è necessario, in senso stretto, tenere un test atomico in terra iraniana in quanto la testata è già stata verificata dai nord-coreani. 

Alla luce di tale situazione cosa farà Teheran quando la rappresaglia israeliana colpirà i suoi obiettivi all’interno dei confini iraniani? Assisteremo ad un barrare di missili da crociera, droni e missili balistici più intenso e più prolungato di quello cui abbiamo assistito nella notte tra sabato 13 e domenica 14, oppure l’Iran utilizzerà armi diverse e strategie differenti? L’unica cosa che ci sentiamo di escludere è che la Guida Suprema ordini di tornare a quella Pazienza Strategica che oggi sembra essere solo una parentesi interlocutoria di un’aggressività insita nella natura stessa della rivoluzione islamica e che mai è stata sopita.