Home Atlantico America Gli Stati Uniti denunceranno il trattato INF: una scelta obbligata e non solo per via della Russia
Gli Stati Uniti denunceranno il trattato INF: una scelta obbligata e non solo per via della Russia

Gli Stati Uniti denunceranno il trattato INF: una scelta obbligata e non solo per via della Russia

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Quante cose avete sentito riguardo il trattato INF che gli Stati Uniti si dicono pronti a denunciare nelle prossime settimane? Oggi cerchiamo di fare un poco di chiarezza sulla catena di eventi che ha portato il presidente Trump a dichiarare di essere pronto a stracciare un accordo che aveva garantito per decenni una decisa riduzione del numero di armi nucleari in “air trigger alert”, e l’eliminazione di quelle che sono state definite le armi più pericolose mai messe in campo dal genere umano.
Parliamo naturalmente dei missili nucleari a raggio intermedio. Ma perché queste armi sono ed erano reputate le più pericolose mai costruite? Esistevano ed esistono ordigni molto più potenti in termini assoluti, come ad esempio i missili ospitati nei silos oppure quelli dotati di testate multiple che si trovano a bordo dei sottomarini lanciamissili. Tuttavia i missili a raggio intermedio possedevano due caratteristiche intrinseche che li rendevano terrificanti: si tratta del loro tempo di volo e del tempo per la preparazione al lancio. Ad esempio il missile americano Pershing 2 poteva coprire una distanza di circa 1100 km in poco più di 9 minuti, mentre per essere lanciato impiegava solo un 3/4 minuti quando in stato di massima allerta. Ecco che in meno di un quarto d’ora i centri di comando e controllo e la stessa capitale sovietica erano potenzialmente oggetto di un attacco americano. Questo fatto aumentava, e di molto, le probabilità che un errore di valutazione della minaccia da parte dei sovietici, o a parti invertite dagli americani, potesse scatenare una guerra termonucleare globale.
Ecco perché i missili a raggio intermedio sono considerati armi estremamente pericolose.
Oggi la decisione americana è figlia dello sviluppo, più o meno segreto, da parte di Mosca di vettori in grado di violare i termini di INF. Questi vettori sono i missili da crociera e balistici Iskander, e il nuovo missile da crociera a propulsione nucleare, che di fatto ha già violato INF, essendo un missile da crociera con gittata dichiarata superiore ai 500 km, così come alcuni missili balistici classificati come intercontinentali, come l’RS-26, ma in grado secondo gli americani di abbreviare il loro tempo di volo così da diventare missili a raggio intermedio.
La scelta russa di violare palesemente INF deriva tuttavia dalla scelta americana di denunciare un altro trattato che aveva messo fine alla corsa agli armamenti: parliamo del trattato ABM e cioè di quell’accordo che limitava l’impiego dei sistemi antimissile. Essendo impossibile per la Russia creare in tempi rapidi un sistema di difesa missilistica multistrato come quella americana, la scelta di Putin è stata quella di pareggiare il bilancio strategico sviluppando armi in grado di violare INF oppure di portare inesorabilmente la distruzione nucleare sul suolo americano, così come accaduto con il drone nucleare sottomarino STATUS-6 o il nuovo missile da crociera a propulsione nucleare, come detto già testato da Mosca.
L’America di Trump non ha fatto altro che prendere atto del totale collasso dell’impianto politico-diplomatico-militare sul quale si sorreggeva la diade INF-ABM, fatto ben noto non solo a noi ma a gran parte degli analisti strategici mondiali. Per noi quindi la scelta americana è tutt’altro che una sorpresa.
Potremo quindi vedere nuovamente i missili a raggio intermedio tornare in Europa? La nostra risposta è sì. Ma non crediate di vedere questi sistemi d’arma in Germania o in Italia, così come avvenne negli anni 80. Se i missili a raggio intermedio (IRBM) torneranno nel vecchio continente essi saranno dispiegati in Polonia, in Romania ed in Ucraina, una minaccia mortale e costante a Mosca.
Considerate che la distanza tra la Polonia e Mosca è di circa 1000 Km mentre quella dai luoghi di lancio in Ucraina e Mosca potrebbe essere di circa 700 km. Per darvi un’idea del livello di minaccia per Mosca vi ricordiamo che la distanza tra Cuba e Washington è di circa 1800 km. Se i missili americani dovessero arrivare in Ucraina, attendetevi una crisi molto simile a quella di Cuba che fu gestita ai tempi da JFK.
Ma i missili a raggio intermedio non sono e non saranno funzionali agli Stati Uniti solo in funzione anti-russa. Questi missili potrebbero riportare rapidamente in equilibrio uno scacchiere che ultimamente vede gli Stati Uniti in crescente difficoltà: parliamo del Mar Cinese Meridionale dove la strategia “anti-access/area denial” di Pechino rischia di tagliare fuori i grandi gruppi di attacco portaerei americani da una regione cruciale per il dominio dell’Oceano Pacifico.
I missili balistici a raggio intermedio in particolare, se dispiegati nei pressi della Cina, potrebbero essere in grado di eliminare rapidamente, e senza possibilità cinese di reazione locale, il sistema “anti-access/area denial” messo in campo da Pechino. Ecco perché la scelta di Trump, e per proprietà transitiva di John Bolton, deve obbligatoriamente essere letta anche in chiave anti-cinese.
Nei fatti i missili balistici a raggio intermedio, ed in particolare l’apice occidentale del loro sviluppo operativo il Pershing 2, sono da considerarsi molto simili ad un’arma ipersonica. Il Pershing 2 viaggia a circa 10 volte la velocità del suono in fase di rientro e la sua accuratezza mediante i nuovi sistemi di guida sarebbe di circa 10 metri.
Per impiegare i Pershing 2 in funzione anti-cinese esiste una sola via percorribile, in quanto riteniamo inverosimile il loro dispiegamento a Taiwan. Gli Stati Uniti dovrebbero costruire unità navali dedicate per il trasporto e il lancio di questi vettori, l’equivalente di un TEL terrestre ma trasposto in campo navale, una specie di portacontainer (come stazza e dimensioni), ma equipaggiata con i Pershing 2.
Il terzo vantaggio di avere dispiegati i missili a raggio intermedio sia al confine russo che al confine cinese renderebbe teoricamente disponibile per il presidente americano una capacità di attacco immediato (circa 15 minuti dall’ordine all’arrivo sul bersaglio del vettore) su scala globale senza dover creare un nuovo sistema ipersonico basato sulla madrepatria americana.
Va inoltre considerato il fatto che le nuove unità lanciamissili di superficie potrebbero essere considerate, se venissero costruite, la quarta parte di quella che oggi consideriamo “triade nucleare” basata sui missili intercontinentali presenti nei silos, i missili balistici presenti nei sottomarini e gli ordigni atomici aviolanciati. La nuova parte della dottrina di deterrenza americana sarebbe tuttavia una pericolosissima scommessa in grado di mettere in gioco la civiltà stessa che l’uomo ha faticosamente costruito.
Questo post non vuole essere per nessun motivo un mezzo di sostegno alla necessità di dispiegare i missili a raggio intermedio in Europa o al largo della Cina, anzi la nostra politica chiede da sempre il bando per le armi atomiche in Air Trigger Alert. Questo post serve a tutti noi per ragionare sui possibili scenari e sulle necessità strategiche che potrebbero far sì che gli IRBM tornino ad alimentare la paura di una nuova guerra, iniziata per “errore”.

Comment(2)

  1. Un inciso, già oggi ci sono missili Iskander a kalinigrad capaci di fare esattamente quello che farebbero i missili USA eventualmente dislocati in Ucraina o Polonia. E’ evidente che la guerra fredda non è mai finita ma solo sopita ed entrambi i contendenti hanno commesso reiterate violazioni dei trattati firmati.

  2. In effetti è vero, se gli USA non fossero mai usciti dal trattato ABM forse ora non ci troveremo in questa situazione.
    Missili in ucraina? un azzardo pericoloso non solo per la Russia ma anche per gli USA; non credo sia saggio piazzare testate nucleari in un paese dilaniato da una guerra civile e dove un giorno si e l’altro pure esplodono depositi di munizioni. Anche perchè paesi come le repubbliche baltiche o la Polonia sarebbero ben felici di ospitare simili armi sul loro territorio. Se si va avanti di questo passo potrebbe davvero profilarsi una nuova “crisi dei missili” sul modello di Cuba ma gli esiti ahimè potrebbero essere molto più incerti.

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