Home War Room Analisi Il Rosso e il Nero: dalla linea (rossa) del conflitto alla linea (nera) della sopravvivenza
Il Rosso e il Nero: dalla linea (rossa) del conflitto alla linea (nera) della sopravvivenza

Il Rosso e il Nero: dalla linea (rossa) del conflitto alla linea (nera) della sopravvivenza

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Quante volte abbiamo sentito parlare durante l’analisi dei conflitti, più o meno guerreggiati, di vari tipi di linee: abbiamo sentito di linee rosse, abbiamo sentito di linee di confine, abbiamo sentito di linee di amicizia (amity line), oggi aggiungiamo a tutta questa serie di linee un’ultima linea, ultima sia per definizione che per posizionamento. Abbiamo deciso di descrivere quella che chiameremo la linea nera, una linea che se è superata mette a rischio l’esistenza stessa di uno Stato. 

Prima però di parlare di cosa intendiamo per linea nera e di come la definiremo nell’ottica del conflitto tra la Russia e l’Ucraina vogliamo prima proporvi un breve excursus sui vari tipi di linee che abbiamo visto identificare in questi mesi. 

Iniziamo dalla prima linea rossa tracciata dal presidente russo Putin alla fine del 2021, una linea molto chiara che chiedeva di fatto la neutralità dell’Ucraina, neutralità da raggiungere attraverso un impegno formale a non aderire alla Nato. Questa linea ricalca tutta una narrazione relativa all’espansione verso oriente della Nato che il Cremlino ha ripetuto in maniera costante dopo che il presidente Putin aveva rinsaldato il proprio potere alla fine della prima decade degli anni 2000. Il presente russo ha sempre affermato che l’Occidente si era impegnato a non estendere verso est l’alleanza atlantica e che questa promessa mancata era alla base della mancanza di fiducia tra federazione russa ed Occidente. Ricordiamo tutti che la Russia mantiene una exclave sul Mar Baltico, Kaliningrad rappresenta per Mosca non solo una provincia ma il limite settentrionale di una linea di influenza che nel pensiero del Cremlino deve procedere verso sud arrivando fino alla Transnistria, altra regione legata in maniera indissolubile (secondo la Geostrategia russa), a Mosca.

Una visione dell’Europa, e dell’Europa orientale in particolare, che collide con l’idea americana di un’altra linea di influenza che inizia nel margine più settentrionale delle Repubbliche baltiche per scendere fino alle coste dell’Egeo, e passando prima per le coste della Romania e oggi per le terre dell’Ucraina. Queste linee di influenza che si sovrappongono senza modo di trovare una soluzione condivisa sono la causa prima da un punto di vista geografico, geostrategico, geopolitico, militare della guerra in corso. Una guerra che per questi motivi si combatte già quindi tra l’idea americana e l’idea russa, non ancora per fortuna tra l’esercito americano e l’esercito russo. 

Abbiamo poi sentito di altre linee rosse, tracciate però mai dal presidente Putin bensì dai suoi collaboratori, in particolare da una persona che sembra avere il compito di tenere alto il morale del popolo russo con frasi a effetto: parliamo dell’ex presidente Dimitri Medvedev. In realtà però Putin non ha mai tracciato una linea rossa dopo quella che identificava l’ingresso dell’Ucraina nella Nato come un punto di non ritorno. Va inoltre ricordato che prima delle parole di Putin l’apparato del Cremlino si era già ampiamente esposto seguendo la medesima narrativa e con una escalation, non relativa ai concetti, ma relativa al funzionario di Stato incaricato di comunicarli. Nel 2021 il primo a parlare era stato il vice-ministro degli esteri Ryabkov, che per settimane ha gestito il tentativo di comunicazione diplomatica, poi è stata la volta del ministro degli esteri Lavrov che ha tenuto diversi incontri con i suoi omologhi, quindi alla fine è arrivata la voce del presidente della Federazione. Questo schema di comunicazione Ryabkov-Lavrov-Putin non è stato ripetuto per le presunte linee rosse emerse, soprattutto sulla stampa, durante il conflitto in Ucraina.

Una linea rossa invece tracciata dall’Occidente, ed in particolare dagli americani, è emersa chiaramente nell’autunno del 2022 quando si è fatta strada l’ipotesi che la Russia avrebbe potuto impiegare armi nucleari a bassa potenza ed estremamente flessibili nell’utilizzo (impropriamente definite tutte armi nucleari tattiche, prenderemo comunque per buona questa definizione per semplicità di enunciazione). In questa occasione gli Stati Uniti a tutti i livelli hanno fatto sapere alla Federazione russa, con scopo di deterrenza, che l’impiego di una singola arma nucleare in Ucraina avrebbe determinato l’ingresso in guerra degli Stati Uniti, che avrebbero compiuto un attacco convenzionale di vasta scala contro obiettivi strategici della flotta russa del Mar Nero e non solo. 

La linea rossa tracciata dagli americani non è stata varcata, perché? Perché in effetti non era una linea rossa, bensì era quella che noi da ora definiremo linea nera. Perché la definiamo una linea nera? Perché gli americani hanno comunicato che di fatto erano pronti a rischiare una guerra nucleare con la Russia nel caso in cui una testata tattica fosse stata impiegata contro l’Ucraina. Perché diciamo questo? Perché è palese che la superiorità convenzionale americana nei confronti della Russia sia un dato di fatto, è palese che la potenza aerospaziale americana avrebbe ben presto ragione delle difese aeree russe, dell’aeronautica russa, e sul medio periodo anche delle difese missilistiche antiaeree. Davanti a una così grande sconfitta al Cremlino non sarebbe restato che impiegare le armi nucleari non solo contro l’Ucraina ma anche contro obiettivi americani in Europa, dando il via di fatto a una guerra nucleare limitata che ben presto si sarebbe trasformata in qualcosa di più grande. 

Nell’autunno 2022 quindi è stata tracciata una linea nera, la stessa linea tracciata da Kennedy al largo di Cuba, ma che la nostra opinione pubblica non è riuscita a percepire. Una linea nera tuttavia porta con sé un grande rischio e cioè che il nemico, l’avversario traccia anch’esso la sua linea nera. Ad oggi pubblicamente non vi è notizia di quale sia la linea nera tracciata da Putin nella situazione di guerra attuale ma abbiamo la profonda certezza che una o più linee nere esistano, che siano state comunicate all’Occidente e all’America in particolare, e che saranno rese note alla popolazione russa e alla popolazione occidentale solo se tali linee saranno in procinto di essere superate. Le decine di linee rosse tracciate da Medvedev e da chi come lui ogni tanto ha parlato allegramente di una guerra globale hanno assuefatto l’opinione pubblica occidentale a questi termini: arma nucleare, guerra nucleare, solo nominarli è motivazione ormai di essere identificati come sostenitori di Putin, come coloro i quali rinforzano la propaganda basata sulla paura del Cremlino. È necessario tuttavia restare inchiodati alla realtà. La Russia è una potenza nucleare, probabilmente la prima potenza nucleare del mondo così come in campo convenzionale la Russia è notevolmente inferiore agli Stati Uniti, per numero di testate di riserva, per ampiezza della capacità di utilizzo, per la presenza di armi senza paragoni dell’arsenale occidentale la Russia è sicuramente la prima potenza nucleare del mondo. E’ quindi difficilmente concepibile il fatto che una linea nera, una linea che mette in discussione la sopravvivenza oppure l’autonomia oppure l’indipendenza de facto della Federazione russa non comporti l’utilizzo di armi atomiche.

Ma, quale può essere la linea nera di Putin oppure quali possono essere le linee nere che Putin ha tracciato insieme al suo consiglio per la sicurezza nazionale. Una linea nera sicuramente è la Crimea, la Crimea rappresenta l’accesso della Russia a quelli che un tempo venivano definiti mari caldi, i mari sempre liberi da ghiacci, i mari che permettono sempre l’accesso al mondo, un tentativo che avesse successo di riconquistare la Crimea da parte dell’Ucraina innescherebbe con grande probabilità il protocollo relativo alla linea nera.

Una seconda linea nera potrebbe essere un attacco missilistico ucraino contro il Cremlino, un attacco diretto contro la figura presidenziale russa. Va ricordato che in tutta la guerra nonostante i russi abbiano impiegato migliaia di vettori balistici e da crociera nessuno ha mai avuto come obiettivo il palazzo presidenziale di Kiev oppure il palazzo del parlamento ucraino, la Rada. Il segnale mandato da Mosca è chiaro, i palazzi presidenziali in questa fase non sono obiettivi. 

Una terza linea nera potrebbe essere rappresentata dall’invio in Ucraina di truppe occidentali, non parliamo di truppe tecnicamente combattenti sui fronti orientali ma le truppe che potrebbero presidiare il confine con la Bielorussia e quindi liberare risorse militari ucraine per combattere ad est, anche questo scenario potrebbe essere interpretato da Mosca come un rischio non accettabile per l’indipendenza e la sopravvivenza dello Stato. 

Andrebbero inoltre analizzati gli elementi relativi alla partecipazione di sempre più nazioni in questo conflitto, oggi osserviamo sia l’attiva partecipazione occidentale nella fornitura di armi all’Ucraina, sia il contributo attivo di Corea del Nord ed Iran allo sforzo bellico russo. Si sono nei fatti formate delle alleanze militari che mese dopo mese espandono sempre di più il coinvolgimento dell’intero mondo in questa guerra, nessun conflitto mondiale è stato percepito all’inizio come una guerra globale, solo dopo che il conflitto evolve si può definire globale o mondiale se preferite. La prima guerra mondiale è iniziata come uno scontro relativo alla Serbia, la seconda guerra mondiale come un conflitto tra la Germania da una parte e la Polonia, la Francia e l’impero britannico dall’altra, solo dopo si sono unite tutte le altre nazioni protagoniste della politica mondiale in quegli anni.

Oggi nessuno può dire che dimensione abbia questo conflitto, se sia uno scontro per il Donbass, una battaglia per l’Ucraina, un conflitto per l’Europa o una guerra mondiale. Le alleanze sono in campo, la propensione all’economia di guerra sempre più presente, molte linee rosse sono già state superate, ora davanti a noi forse rimangono solo quelle nere.

Comment(1)

  1. I nostri mass.mesia continuano a parlare di linee rosse russe a cui viene detto che ci sarebbe una risposta atomica in caso di superamento.
    Ma il presidente Putin ha sempre risposto alle linee rosse modificando gli obiettivi della guerra e colpendo bersaglio differenti. Ma le linee rosse poste sai russi sono molte meno di quelle che ci raccontano costantemente i nostri media. Quindi è spiacevole che si sia creata la convinzione che i russi non rispondano al loro superamento.

    Riguardo alla linea nera americana nutro in forte dubbio. Gli americani sono pronti a morire per l’Ucraina nella Nato? Sono pronti a morire attaccando la Russia direttamente in caso la Russia decidesse di eseguire un attacco atomico (anche limitato) sull’Ucraina? Perché puoi avere le forze convenzionali potenti quando ti pare ma il conflitto diverrebbe sicuramente nucleare con un gran numero di testate a colpire il territorio americano.

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