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Tabù Nucleare (come ignorare la bomba)

Tabù Nucleare (come ignorare la bomba)

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Esistono ancora i Tabù? Esistono ancora nella nostra società e nel nostro mondo contemporaneo elementi della vita (o della morte) che sono preclusi alla discussione pubblica e il cui impiego risulta impensabile, impossibile, irreale, quasi blasfemo?

Tutto è stato ormai sdoganato, tutto lecito, nulla proibito. Ma di un elemento ancora non si riesce a parlare con il giusto peso: l’arma atomica.

L’arma atomica è un Tabù del nostro tempo, un sistema d’arma ritenuto da molti dei nostri decisori politici e di gran parte dell’opinione pubblica un retaggio del passato, un dispositivo di morte che nessuno avrebbe più impiegato dopo Hiroshima e Nagasaki e che rimane negli arsenali dei potenti come uno status symbol da mostrare velatamente nel caso in cui qualcuno volesse alterare lo status quo.

Ma oggi, cari amici e lettori, anche se molti non lo hanno compreso, le armi atomiche non sono più un Tabù. Non lo sono più per molteplici fattori. L’assenza prolungata di guerre in Occidente, la scomparsa dei decisori politici e militari che hanno vissuto le guerre mondiali e che hanno osservato gli effetti delle prime (piccole e deboli) armi nucleari, la fine di quel sottile timore dell’apocalisse atomica che ha contraddistinto l’infanzia di molti di coloro che sono nati negli anni ‘60 e negli anni ‘70. 

Oggi l’arma atomica non è più solo protagonista delle esercitazioni computerizzate, non è relegata ad uno strumento di vendetta nel caso in cui “il nemico” lanci per primo le sue atomiche contro un’altra potenza nucleare. Oggi le armi atomiche sono fulcro della dottrina militare di molti paesi ed in particolare, per la singolare situazione che stiamo vivendo, sono al centro dei piani di emergenza della Federazione Russa.

Dal 21 settembre, dalla chiamata alle armi di Mosca nei confronti dei suoi riservisti, termina l’operazione militare speciale in Ucraina ed inizia la guerra. Stiamo parlando di retorica, stiamo parlando di propaganda del Cremlino? No, perché la propaganda non è anticipata da passi formali e sostanziali determinati, decisivi ed irrevocabili come quelli compiuti da Mosca. 

Il Cremlino ha nei fatti predisposto tutto ciò che risulta essere necessario per annettere alla Federazione Russia gli Oblast di Donetsk, Lugansk, Kherson, Zaporizhzhia, oggi parzialmente occupati dalle forze armate delle repubbliche indipendentiste e della stessa Federazione Russa. In seguito all’annessione di tali aree alla Federazione e al riconoscimento dello status di cittadini russi ai combattenti delle repubbliche indipendentiste e degli abitanti (volenti o nolenti) di tali aree, il Cremlino potrà adottare la propria dottrina militare riguardante la minaccia diretta al territorio della Federazione Russa alle aree dell’Ucraina oggi oggetto di conflitto.

Riteniamo possibile che contestualmente alla dichiarazione di annessione il Cremlino comunichi alla controparte ucraina un ultimatum che preveda il totale ritiro delle truppe di Kiev dalle aree che Mosca riconosce ora come proprie. Nulla cambieranno le dichiarazioni di Kiev o dell’Occidente che definiranno i referendum delle repubbliche separatiste una farsa (e probabilmente sarà così), ed il conseguente riconoscimento “illegale”, ma a Putin ed al Cremlino questo non importa e non importerà. Putin sta solo tracciando le linee di diritto interno alla Federazione Russa che giustifichino e consentano l’utilizzo di tutta la capacità bellica della Federazione Russa, incluse le armi nucleari.

E qui ora torniamo, alle armi nucleari e al loro utilizzo in questo conflitto. Lo stesso Vladimir Putin, in più occasioni e anche recentemente, ha ricordato che l’Occidente in generale e la NATO in particolare posseggono una capacità convenzionale superiore in numero e qualità a quella della Federazione Russa, ribadendo allo stesso tempo che Mosca è superiore nella capacità nucleare sia tattica che strategica. 

Questo assunto e l’analisi della dottrina militare russa lasciano facilmente immaginare che per il Cremlino il Tabù Atomico non esiste più e forse non è mai esistito.

Questo nostro assunto, se corretto, apre scenari inquietanti anche alla luce di alcune considerazioni che qui enunciamo. 

Il Presidente russo Putin ritiene che l’Occidente a guida americana voglia mettere in atto contro la Federazione Russa un piano di smembramento molto simile a quanto accaduto negli anni 90 con la Yugoslavia. Parallelamente a questa convinzione il Cremlino ritiene possibile un totale tracollo della cultura e della tradizione russa nel caso in cui Mosca divenisse completamente dipendente dall’Occidente. Oltre a questi due punti il Presidente russo evidenzia come sia di fatto in atto uno scontro di civiltà e, seppur con toni diversi, un attacco all’ortodossia cristiana russa.

Dobbiamo inoltre considerare il carattere, la formazione, la mentalità e gli esempi che hanno formato colui che oggi risulta essere il comandante in capo delle forze militari russe. Una persona che ha vissuto drammi familiari e personali, che ha trovato nella stato, nell’Unione Sovietica, la sua ragione di vita, di riscatto e di potere. Una persona che ha visto crollare il suo mondo in pochi mesi e che ritiene, a torto o a ragione, di essere il nuovo artefice della rinascita della Russia. Davanti alla prospettiva di un crollo completo della Russia, in senso culturale ed economico, alla presunta minaccia di uno smembramento della Federazione, dopo una rivoluzione ucraina vista da Putin come un atto ostile dell’Occidente verso Mosca e alla luce del supporto politico, economico e militare senza precedenti che l’Occidente tutto, e la NATO in particolare, fornisce all’Ucraina, l’opzione relativa all’utilizzo dell’arma atomica sul teatro ucraino non risulta essere un mero esercizio accademico, e men che meno un Tabù.

La possibilità che Putin ordini di difendere i suoi valori irrinunciabili con l’utilizzo dell’arma atomica è una condizione concreta, reale e presente: tutti noi dobbiamo averne coscienza.