Europa: la Crisi delle Democrazie e il rischio di una stagione di violenza

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Sono molteplici i cori di giubilo, negli ambienti legati all’ establishment dell’Unione Europea, per l’andamento delle recenti elezioni in Europa. Feste ed esultanze legate alle difficoltà che la Gran Bretagna, ed il suo nuovo governo, potranno sperimentare nel percorso della Brexit e che, nelle speranze non velate della Germania e delle Francia, facciano cambiare idea al governo di Sua Maestà interrompendo un processo di uscita che sembrava irreversibile.
La medesima esultanza è stata riservata alla vittoria del partito di Macron al primo turno delle elezioni legislative francesi. Macron al secondo turno dovrebbe vincere agevolmente i ballottaggi presenti nel sistema di voto francese e ottenere una maggioranza in parlamento non inferiore al 65/70%.
Anche in Italia le elezioni amministrative di pochi giorni fa hanno sancito la vittoria dei partiti più tradizionali, anche se la presenza di numerose liste civiche non assicura una reale valutazione della forza politica dei maggiori partiti italiani.
Le tre elezioni differiscono però per un dato fondamentale: il numero dei votanti.
Affluenza ai minimi storici in Francia dove ha partecipato alla consultazione elettorale solo un francese su due. La terra della rivoluzione democratica ed egualitaria non ha più interesse per le urne di una votazione così importante come quella che deciderà la composizione del parlamento e quindi l’impronta legislativa per i prossimi cinque anni.
Anche l’Italia registra una delle più basse affluenze elettorali della sua storia repubblicana dove solo il 60% dei cittadini chiamati a votare per i sindaci ha scelto di mettere una croce sulla scheda.
In Gran Bretagna, al contrario, l’affluenza alle urne è stata tra le più alte degli ultimi 25 anni, molti elettori che non si erano espressi nel referendum della Brexit, hanno scelto di votare, molti per la prima volta nella loro vita ad elezioni parlamentari, ed hanno scelto il partito laburista, riducendo il numero di parlamentari nella maggioranza conservatrice.
E’ la presenza di “uomini forti” o comunque “dalle idee forti” che nella nostra visione ha determinato l’alta affluenza britannica.
Theresa May e Jeremy Corbin hanno proposto due idee della Gran Bretagna spesso in antitesi tra loro e per certi versi, ed in particolare nel campo laburista, con temi radicali, che alcuni organi di stampa nostrani avrebbero potuto classificare come populisti.
Ma è proprio l’idea forte, associata al concetto di stabilità ed esperienza dei due candidati che ha determinato i risultati elettorali e l’alta affluenza alla urne.
In Francia invece l’unico “uomo forte” presente è il Presidente Macron ed i suoi sostenitori sono andati compatti a votare per il suo partito. Altra storia quella della sinistra orfana di qualsiasi figura degna di fiducia, ed il Front Nationale che ha scoperto il basso livello di preparazione della sua leader Marine Le Pen, i cui elettori smarriti e disillusi hanno scelto l’astensione.
Stesso discorso possiamo fare con l’Italia dove uno degli “uomini forti” del panorama politico nazionale, Beppe Grillo, ha mostrato di non aver alcun controllo sulle diatribe interne al movimento. Oltre a questo il M5S si è fatto avviluppare dall’accordo mutilato sulla legge elettorale, poi naufragato per un incidente d’aula, che però ha privato i 5 stelle della loro aura di partito al di fuori del sistema.
Discorso simile, ma non identico, per i partiti del centro destra italiano che in diverse occasioni non hanno sostenuto al massimo delle loro possibilità i candidati di coalizione non espressione del loro partito, a volte abdicando la stessa campagna elettorale. Un esempio lampante è Parma dove il candidato sindaco del centro destra, espressione della Lega ha ottenuto poco più del 17%. Analizzando i voti osserviamo che la lega da sola ha ottenuto il 14% mentre una forza più moderata come FI ha ottenuto il 2,7% sintomo della carenza di idee e di candidati, ciò si è tramutato in un altro dato di alta astensione degli elettori di centro destra.
È la delusione che ha spinto gli elettori a non votare, a rimanere a casa, spesso frustrati dal non aver potuto trovare un leader di riferimento dove incanalare i propri sogni, la propria rabbia, le proprie frustrazioni e le proprie speranze.
In questa situazione dove intere masse non trovano nelle istituzioni i propri rappresentanti si aprono scenari che potrebbero portare a forti tensioni sociali, se non a veri e propri scontri di piazza.
Nel caso in cui dopo l’estate il governo francese riducesse ancora le tutele per i lavoratori, e se il governo italiano dovesse attuare ulteriori tagli allo stato sociale, molte persone disperate non avrebbero più figure istituzionali di riferimento in parlamento e nelle istituzioni locali, ma solo persone che mai hanno avuto la loro fiducia oppure che, come dicevamo prima, hanno deluso le loro aspettative.
La tentazione della manifestazione violenta e continua, il desiderio mai sopito delle giustizia sommaria potrebbe tornare nelle vie e nelle piazze di Italia e Francia, mentre in Irlanda del Nord, se Theresa May accettasse tutte le richieste degli Unionisti, le tensioni tra Cattolici e Protestanti potrebbero rivivere dopo il faticoso processo di pace che ha interessato l’Ulster…