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L’aria di primavera arriva a Tehran

L’aria di primavera arriva a Tehran

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Cosa succederebbe se l’aria di primavera, quella vera, quella della primavera della libertà, arrivasse nel centro di Theran. Cosa accadrebbe se sull’onda dei disordini in Turchia, paese da sempre riferimento per i giovani iraniani, nei giorni precedenti alle elezioni anche in Iran gli universitari e i laici tentassero di opporsi al regime?
Potremmo scoprirlo presto, perché in questi giorni, in queste ore, a Tehran si sta muovendo qualcosa. Gruppi sempre più numerosi tentano di riunirsi nelle piazza e nelle università. Qualcuno comincia a lanciare slogan e non sono solo gli slogan inneggianti ad un vago concetto di riforme. Nelle piazze e nelle strade echeggia il grido :”Morte al Dittatore” uno svolgan violento testimonianza della determinazione di chi oggi è sceso in piazza a protestare.
La scintilla delle proteste è stata innescata durante il funerale dell’Ayatollah Jalaluddyn Taheri, un religioso riformista che non rinunciando ai principi fondamentali dell’islam sciita, ha cercato in vita di ottenere maggiore libertà di espressione e di costumi per gli iraniani.
Il suo funerale si è trasformato in una grande manifestazione contro il governo dell’Iran, una protesta spontanea che ha attraversato le vie di Tehran, con i manifestanti che chiedevano la liberazione dei prigionieri politici e di due tra i leader più carismatici dell’opposizione iraniana, Karroubi e Mousavi.
Ora, a 10 giorni dalle elezioni politiche, il fuoco delle rivolta cova sotto la cenere del malcontento.
Cosa decideranno i leader dell’opposizione, o meglio cosa sceglierà di fare il popolo dell’opposizione, perché in questa fase non sono emersi leader di questa protesta ma solo una massa sempre credente di oppositori pronti a sfidare il regime e la sua polizia, segreta e non.
Già in occasione delle scorse elezioni presidenziali in Iran i moti di piazza avevano cercato di modificare l’assetto attuale del regime, ma la squadre paramilitari e le Guardie della Rivoluzione avevano soffocato con la forza le speranze di cambiamento di coloro che avevano preso la decisione di scendere in piazza.
Anche oggi il regime è molto forte, così come sono forti ed organizzati gli strumenti repressivi, ma in un quadro dove tutta la regione chiede un forte cambiamento le immagini provenienti dalla Siria e dalla Turchia potranno spingere molte più persone a manifestare nelle strade di Tehran rispetto al numero. Seppur significativo, visto in passato.
Se così sarà la repressione diverrà violenta e potrebbe mettere in discussione la tenuta complessiva del regime, spaccato al suo interno in vista delle elezioni presidenziali più importanti della storia della Repubblica Isalmica.

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