Home Attualità L’attentato di London Bridge: non un Lupo Solitario
L’attentato di London Bridge: non un Lupo Solitario

L’attentato di London Bridge: non un Lupo Solitario

737
0

Ieri notte alle ore 22:30 un furgone delle dimensioni di un’ambulanza, preso a noleggio, ha investito un gruppo di persone nei pressi di London Bridge. Il guidatore ha cercato di massimizzare le vittime puntando un capannello di persone in attesa nei pressi di un semaforo, ponendo attenzione a non creare danno a lui stesso o a carico presente nel vano posteriore. Fino a questo punto poteva sembrare la triste, e ormai abituale replica, degli attacchi terroristici di matrice islamista che abbiamo osservato in Europa negli ultimi mesi ed in Israele negli ultimi anni.
Ma non appena il furgone ha interrotto la sua corsa, dal retro del mezzo si sono uniti al guidatore altri due uomini, che urlando frasi in inglese, hanno iniziato ad accoltellare ogni persona gli capitasse a tiro. L’utilizzo delle armi bianche è un’alternativa semplice ma molto efficace alle armi da fuoco. Una folla presa dal panico, e non abituata a reagire ad una minaccia, non ha scampo contro una lunga lama affilata e ad un attentatore motivato. Bastano poco più di tre secondi ad un assalitore armato di coltello per attraversare una strada di normali dimensioni ed affondare la lama sulla sua vittima.
La risposta della polizia londinese è stata abbastanza veloce, ma anche solo pochi minuti di libertà sono stati sufficienti ai terroristi per uccidere sei persone e ferire altri quarantotto individui. I tre sono poi stati uccisi dalla polizia londinese.
Nessuno questa volta potrà pero parlare di “Lupo Solitario”, di “Pazzo”, o di “Persona Depressa”, ieri sera a Lonfra abbiamo visto in azione tre uomini motivati, decisi a morire per la loro causa. L’attentato di ieri sera ribadisce che la “diagnosi” della patologia che oggi insanguina l’Europa è stata sbagliata. Non siamo davanti a singole persone “disturbate” ma ad individui estremamente motivati, decisi al punto di morire per perseguire il loro obiettivo. Dopo i fatti di ieri sera nessuno e ribadiamo nessuno, potrà ancora tirare in ballo la malattia mentale per giustificare ogni azione terroristica venga compiuta in Europa. Abbiamo osservato tre persone prepararsi, accordarsi ponendo attenzione a non utilizzare la tecnologia, scegliere con cura il loro bersaglio e la tempistica dello stesso, una azione ben studiata non il raptus di un folle.
Appare a noi evidente che i governi britannici, francesi, belgi e tedeschi, non abbiano più il pieno controllo della situazione e che ogni evento, ma anche ogni Pub, ogni angolo di strada potrebbe essere l’obiettivo di uno o più di terroristi radicalizzati.
Sono troppe le persone da tenere sotto osservazione, troppi i nuclei familiari all’interno dei quali la lotta armata contro i nostri valori e la stessa società occidentale, è una opzione presa in considerazione. Non abbiamo ricette per arginare questo fenomeno in tempi rapidi, tuttavia siamo convinti che tutto il processo di “integrazione” vada sostituito con un processo di “assimilazione”, fatto da noi più volte ribadito; accogliendo a braccia aperte, concedendo rapidamente la cittadinanza a chi vede nella nostra società un modello, a chi ritiene la donna paritetica all’uomo, a chi accetta la democrazia e ripudia la violenza; e chiudere le porte a coloro i quali arrivano da noi per un mero calcolo economico e sono animati da odio verso quello che noi tutti rappresentiamo.
Vi salutiamo con un nostro post del 2015, il titolo era “piccolo compendio dell’impensabile, l’attentatore suicida” ecco oggi è molto meno impensabile