Obama in Israele, una armata nel Mediterraneo

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Ragazzi che fifa, nel senso di che paura, che devono avere al pentagono per la visita in medio oriente del presidente americano Obama. Il giorno 20 marzo egli atterrerà all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e la prima cosa che vedrà, già dall’aereo, sarà una batteria del sistema antimissile Iron Dome. Una batteria che ufficialmente viene schierata nel principale aeroporto dello stato ebraico per essere mostrata al presidente americano che ne ha reso possbile la costruzione con ingenti finanziamenti. In realtà la presenza di Iron Dome non sarà solamente estetica ma servirà per proteggere l’Air Force One da possibili attacchi missilistici mentre il 747 presidenziale si troverà indifeso nei piazzali di sosta dell’aeroporto.
Allo stesso tempo una portaerei nucleare americana, con la sua scorta, si troverà nelle acque del mediterraneo, pronta ad ogni evenienza. Sarà affiancata da alcune unità di superficie NATO e dal gruppo da sbarco dei Marines guidato dalla nave anfibia Kearsarge, affiancata dal suo Exeditionary Strike Group.
In tempi di tagli e di austerità per le forze armate americane, il presidente Usa sarà sorvegliato da una intera armata composta da forze aeree, navali e terrestri in grado di tener testa ad una nazione intera.
La paura di assistere ad attività belliche che possano compromettere la sicurezza del presidente deve essere veramente tanta. Questo fatto potrebbe far riflettere il presidente americano, e fargli toccare con mano la costante situazione di pericolo che esiste oggi in medio oriente. È facile invitare alla calma e trovare soluzioni stando comodamente seduti nell’ufficio ovale della residenza presidenziale, è relativamente semplice disquisire sul processo di pace tra israeliani e palestinesi ed invitare tranquillamente i protagonisti della trattativa a rinunciare a parte della propria sicurezza, basandosi sulla fiducia nell’avversario. Mentre metterà il proprio piede in medio oriente, il presidente Obama non scommetterà un centesimo sulla buona fede dei propri avversari e schiererà tutta la potenzialità bellica americana. Il gioco è ancora questo in medio oriente, ed il presidente americano se lo ricorderà bene quando, dopo una settimana passata nella tensione, ritornerà al sicuro nello studio ovale della Casa Bianca.

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