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Il rafforzamento militare nel Baltico: il grande diversivo di Vladimir Putin

Il rafforzamento militare nel Baltico: il grande diversivo di Vladimir Putin

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Esercitazioni a Kaliningrad, truppe da sbarco in stato di allarme a S.Pietroburgo, bombardieri Strategici verso la Norvegia, sommergibili russi al largo di Stoccolma, nuovi aerei dislocati ai confini con la Finlandia, dispute tra i servizi doganali di Russia e Repubbliche Baltiche, rivendicazioni etniche dei russofoni dall’Estonia alla Lituania. Pare proprio che la Russia stia preparando qualche azione nel nord Europa: forse gli uomini in verde faranno la loro comparsa a Tallin prima o poi?
Di conseguenza la regione è in fibrillazione, la NATO amplia la sua componente terreste nell’est dell’Europa, i caccia dell’alleanza stringono le maglie della rete di controllo su tutto il baltico, gli svedesi riaprono le caserme sull’isola di Gottland, in Norvegia gli Stati Uniti trasportano mensilmente decine di veicoli blindati, artiglieria, munizioni che vengono stoccati nelle grotte-bunker che oggi rappresentano il maggior deposito di materiale bellico efficiente in Europa, in Finlandia ogni uomo valido per la leva viene informato dei suoi doveri in caso di conflitto e la Polonia sceglie nelle ultime elezioni la destra nazionalista, euroscettica e filoamericana. Tutto fa pensare che sarà il baltico il prossimo terreno di scontro tra NATO e Russia.
Ma il nostro gruppo non è di questo avviso. Secondo noi tutto il risalto che la Russia sta dando alla regione baltica non corrisponde ad un vero interesse russo ad agire in quella regione. A nostro avviso la azioni russe nel baltico rappresentano un enorme diversivo, utile a far focalizzare l’attenzione della NATO lontano dall’Ucraina orientale, che rappresenta la reale priorità strategica odierna della Russia.
Ma perché attuare un simile “diversivo”?
La risposta risiede nelle ridotte capacità di guerra convenzionale terrestre della NATO odierna. Secondo la nostra ipotesi la Russia teme che una sua azione di forza in Ucraina possa dar luogo, nonostante l’Ucraina non sia un membro della NATO, ad una risposta militare americana e polacca in supporto di Kiev. La probabilità di tale risposta militare può essere però ridotta attuando un diversivo nel baltico e cioè far credere, con azioni concrete e reale movimentazione di truppe e materiali, che la Russia è pronta ad aprire un secondo fronte nel nord dell’Europa. In questo modo le poche risorse oggi disponibili, in ambito terrestre per la NATO, verrebbero divise e assegnate, non solo al rafforzamento del dispositivo militare ai confini con l’Ucraina, ma dovrebbero anche essere impiegate per rassicurare gli alleati del Baltico e comunque rispondere ai movimenti di truppe russe oltre le frontiera.
Grazie a questa strategia i numeri delle truppe NATO impiegate ai confini dell’Ucraina consentirebbero all’Alleanza Atlantica un’ottima possibilità di difesa contro una improbabile aggressione russa oltre i confini ucraini, ma limiterebbe le opzioni di intervento diretto occidentale in supporto di Kiev.
Per questo motivo riteniamo che il rafforzamento militare russo a nord dell’Europa sia in effetti un diversivo. Tuttavia questo diversivo potrebbe però trasformarsi in una minaccia concreta alla NATO proprio nel caso in cui l’Alleanza decidesse di intervenire militarmente in supporto dell’Ucraina, nel malaugurato caso di un conflitto su larga scala tra Federazione Russa e Ucraina.
Siamo profondamente convinti che se, in seguito allo scoppio di una vera e propria guerra convenzionale tra Mosca e Kiev, paesi appartenenti alla NATO decidessero di avere parte attiva in tale conflitto bellico, Mosca manterrebbe come prima opzione di risposta una operazione militare nell’area baltica, una operazione atta a riunire l’enclave di Kaliningrad al resto della Federazione Russa.
Il nostro gruppo quindi pensa che il rafforzamento militare russo nell’area baltica sia funzionale a permettere maggior libertà di azione all’esercito di Mosca in Ucraina Orientale, e che gli assetti schierati in prossimità delle Repubbliche Baltiche possano essere usati come “forza di rappresaglia” nel caso forze NATO intervengano in Ucraina in difesa del governo di Kiev.
Questo non è uno scenario ma la nostra visione strategica (in estrema sintesi) dell’attuale posizionamento militare della Federazione Russa, senza mai dimenticare che Mosca utilizza ed utilizzerà il proprio arsenale strategico per difendere le proprie forze in caso di dèbacle militare, ma questo è un altro capitolo cui daremo ampio spazio nelle prossime settimane.

Comment(6)

  1. Grazie per avere detto in modo chiaro e semplice che l’apparato NATO che tutti credono chissà quale grande armata sia in realtà una struttura capace e finalizzata solo alla difesa degli stati alleati.

    Spero che questa storia del immesso impero NATO sia finalmente messa a tacere.

  2. Dall ansa…
    Si allunga sui Balcani la minaccia dell’Isis, che annuncia di voler “vendicare l’umiliazione subita dai musulmani in Kosovo, in Albania e in Macedonia”. “Arriveremo con gli esplosivi”, proclama in albanese Abu Muqatil (Al Kosovi), un miliziano islamico kosovaro che si dichiara rappresentante del gruppo jihadista nella regione.

    Io continuo a ribadire la mia preoccupazione per la visita del papa di domani a Sarajevo… Mi pare troppo azzardato come viaggio, alla luce di certe notizie.. Se poi consideriamo che la serbia e la russia sono alleate… 1914?

  3. Non lo vedrei come un diversivo. Dubito che la Russia voglia per prima impegolarsi in una guerra. Poi per cosa? Non credo voglia annettersi i territori separatisti. Sicuramente avrebbe piacere a lottare per la loro indipendenza e creare uno Stato cuscinetto tra se e la futura Ucraina nella NATO.

    Io vedo tutta questa preparazione come un organizzare gli schemi in caso siano costretti ad entrare in guerra.
    Cosa li potrebbe costringere?
    Una mossa di Kiev sui territori considerati oramai russi, come la Crimea. Oppure su di un territorio semi-autonomo come quello della transnistria.
    L’Ucraina ha tolto il ponte tra Russia e Transnistria ed inoltre sembra porsi minacciosamente nei confronti degli aerei che possano sostituire il ponte terrestre. In caso di un abbattimento come reagirebbero i russi? Con la guerra, probabilmente.

    E quindi mantenere caldi più fronti al fine di far spendere soldi alla NATO e mantenere in allerta un fronte maggiore può diventare utile da questo punto di vista.

    Ammesso poi che i servizi segreti russi non sappiano qualcosa di più, magari anche in relazione al vincitore delle elezioni in Polonia ed ai fatti accaduti recentemente in Macedonia.

    Insomma, viviamo in un discreto Caos.

    1. Ed aggiungo che sulla rete sono girate voci di un possibile referendum in Transnistria per l’annessione alla Federazione russa.

      Non ho letto conferme… solo un mormorio.

      1. Ecco perchè l’Ucraina non vuole peacekeeper russi nel suo territorio. Per non fare la fine della Moldova, dove lì i russi sono sotto mandato ONU.

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