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Si infiamma il Libano, a Tripoli si inizia a sparare

Si infiamma il Libano, a Tripoli si inizia a sparare

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La polveriera libanese è nuovamente sul punto di esplodere, tutto il paese dei cedri vive giorni di tensioni settarie e di paura per la possibilità che si inneschi una nuova guerra civile ancora più caotica di quella che ha insanguinato nel secolo scorso il Libano. Tra la serata di ieri lunedì 20 Agosto 2012 e il pomeriggio di oggi martedì 21 Agosto, a Tripoli, popolosa città del nord del Libano le fazioni Alawite e Sunnite si sono scontrate a colpi di armi automatiche per i quartieri settentrionali della città a causa delle crescenti tensioni causate dal supporto dato dai sunniti libanesi ai ribelli siriani. Il contrabbando di armi e le provvigioni monetarie che a volte passano proprio dalla città di Tripoli hanno scatenato a ira degli Alawiti che vedono in pericolo la loro egemonia nella Siria e con essa i privilegi che ora posseggono negli scambi commerciali. Questi scontri hanno determinato la morte di cinque persone e il ferimento di oltre venticinque miliziani delle due parti, l’esercito libanese è dovuto intervenire per riportare l’ordine mentre centinaia di residenti lasciavano le loro case nelle aree degli scontri più violenti.
Ma questo non è l’unico fronte caldo in Libano, a sud del fiume Litani, così come nell’area di Beirut Sud, le milizie di Hezbollah stanno intensificando i movimenti di uomini e mezzi, non è chiaro se nel gran via vai di automezzi che si spostano verso il sud del paese esistano carichi più particolari di altri, che potrebbero essere rappresentati da sistemi antiaerei ceduti dalla Siria all’alleato libanese in vista di un possibile scontro di Israele. In questa situazione di caos libanese la forza delle Nazioni Unite UNIFIL appare paralizzata e non in grado di evitare che la milizia sciita provveda a rinforzare con armi pesanti le proprie posizioni nei villaggi a sud del fiume Litani, così come vorrebbe la risoluzione ONU che ha portato al dispiegamento di UNIFIL.
In questo contesto di anarchia, dove l’esercito regolare non è più la componente primaria delle forze di difesa del Libano, basterebbe un singolo sfortunato episodio oppure un ordine da Tehran per incendiare ancora una volta un paese che a fatica negli ultimi anni si era risollevato da una delle più cruente guerre civili che la storia moderna ricordi.

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