Home Tech Raccolta del DNA degli americani ed armi biologiche: il nuovo focus del regime cinese?
Raccolta del DNA degli americani ed armi biologiche: il nuovo focus del regime cinese?

Raccolta del DNA degli americani ed armi biologiche: il nuovo focus del regime cinese?

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Vi relazioniamo in merito a due articoli apparsi su Reuters e CBS. 

Nell’ultimo anno abbiamo assistito al moltiplicarsi degli avvertimenti di ufficiali dell’intelligence americana (e non solo) riguardo alla minaccia posta dal regime cinese.
Una delle voci più importanti nel settore è sicuramente quella di William “Bill” Evanina, che è stato direttore del Centro nazionale di sicurezza e controspionaggio (NCSC) dal 2014 fino a poche settimane fa, servendo sia l’amministrazione Obama che quella Trump.
Proprio qualche giorno fa Evanina ha voluto parlare pubblicamente di alcune di queste minacce, affinché tutti i cittadini americani siano al corrente dei rischi che corrono. Riteniamo saggio condividere questi avvertimenti, corredati da informazioni addizionali di più ampio respiro, anche con i lettori di Geopolitical Center.
Secondo Evanina la Russia è un avversario pericoloso, soprattutto per quanto riguarda le cyber intrusioni e le campagne di influenza che aiutano ad amplificare la discordia e la divisione presenti nella società americana, ma è la Cina (che comunque conduce anche campagne di information warfare simili a quelle russe) a costituire la minaccia più grande dal punto di vista del furto e della raccolta di informazioni cruciali e dati sensibili o riservati.
Tra le altre cose, la Cina ha fatto della raccolta delle informazioni sanitarie degli americani una sua priorità.
Da anni l’intelligence cinese conduce una campagna di raccolta su vasta scala delle informazioni mediche e genetiche degli americani, sia attraverso cyberattacchi che per mezzo di investimenti e partnership con istituzioni americane che appaltano il sequenziamento genomico ad imprese cinesi.
Come possono essere utilizzati questi dati? Evanina parla di medicina di precisione, cioè trattamenti medici personalizzati ed adattati alla persona attraverso l’analisi delle sue caratteristiche genetiche.
Una tale raccolta di dati può dare al regime cinese un’idea abbastanza precisa riguardo alla predisposizione a particolari malattie e patologie della popolazione americana (e di altri paesi presi di mira).
Questo può avere un impatto sullo sviluppo di nuovi medicinali e trattamenti più efficaci di quelli prodotti da compagnie occidentali (che non hanno accesso a questa enorme mole di dati), che verrebbero quindi spazzate via in base ai principi della concorrenza e del libero mercato, rendendo gli Usa completamente dipendenti dalla Cina per l’approvvigionamento di medicine. Tale dipendenza dalla Repubblica Popolare Cinese esiste già, per esempio, per quanto riguarda i PPE (personal protective equipment), e lo abbiamo visto durante questa pandemia, quando la chiusura delle fabbriche cinesi a causa dei lockdown ha provocato una forte carenza di mascherine, guanti in lattice ed altri prodotti in quasi tutto il mondo.
Cosa succederebbe se domani tutti i medicinali ed i vaccini di cui abbiamo bisogno venissero dalla Cina?
— Aprendo una parentesi, in questi mesi stiamo anche assistendo anche a vere e proprie campagne di disinformazione e denigrazione dei vaccini occidentali condotte da gruppi russi e cinesi, allo scopo di seminare il dubbio e la diffidenza verso di essi e convincere i governi a comprare i “più efficaci e sicuri” vaccini russi e cinesi in alternativa o in aggiunta a quelli americani ed europei.—
C’è anche un altro aspetto, forse più inquietante, non citato direttamente da Evanina in questa occasione, ma noto e recentemente sottolineato da altri esperti:
Da circa una decina di anni la biologia è entrata a far parte dei punti focali di ricerca e sviluppo delle forze armate cinesi.
Non mancano riferimenti in diversi testi accademici e militari del regime ad armi biologiche capaci di attacchi selettivi contro specifici gruppi etnici, sulla base del corredo genetico.
In che modo è possibile sviluppare tali armi? Mettendo insieme un vasto database di dati genetici della popolazione di paesi avversari.

Recentemente il governo americano ha ricevuto report che avvertivano del pericolo posto da potenze straniere che potrebbero prendere di mira specifiche debolezze genetiche nella popolazione americana.
Elsa Kania, membro del think tank americano Center for a New American Security, che ha anche testimoniato davanti al Congresso americano, ha affermato che le forze armate cinesi stanno puntando sulla scienza del cervello, sulla modificazione genetica e sulla creazione di genomi artificiali, tutte cose che possono avere future applicazioni nel campo delle armi biologiche.
Proprio per questo motivo a novembre 2020 il Dipartimento del Commercio americano aveva proposto di aggiungere i software di editing genomico alla lista dei prodotti soggetti a controllo ed autorizzazione prima di essere esportati, proprio a causa del timore che tali software potessero essere utilizzati per la creazione di armi biologiche.
Il regime sta investendo miliardi di dollari in programmi genetici, e per una buona ragione.
Tornando a quanto detto da Evanina, c’è un altro modo in cui il regime cinese sta raccogliendo tali informazioni: i test genetici offerti da diverse compagnie per conoscere le proprie radici e la propria genealogia.
Senza rendersene conto milioni di persone nel mondo occidentale forniscono costantemente materiale genetico a compagnie che possono condividerlo con altre entità a scopo di ricerca o di lucro.
Il rischio è reale, essendo un settore poco regolamentato, e per questo motivo recentemente le forze armate americane hanno avvertito il personale in servizio di non usare questi servizi di test del dna per scoprire la propria genealogia.
Evanina ha aggiunto che, secondo delle stime aggiornate, ormai i dati personali e sensibili (compresi quelli medici) di circa l’80% degli americani sono stati rubati dal regime cinese.
Secondo nuove informazioni divulgate ieri dallo stesso a CBS News anche la pandemia è stata sfruttata dall’intelligence cinese per continuare ed ampliare la raccolta di questi dati.
La società BGI Group (Beijing Genomics Inc.) ha offerto ad almeno 6 stati americani di costruire e gestire dei centri di test, oltre a proporre altre soluzioni per aumentare la capacità di testing negli Usa.
Il rischio era talmente elevato che Evanina ha reso pubblica una nota che recitava “potenze straniere possono raccogliere, immagazzinare e sfruttare le informazioni biometriche tratte dai test COVID”.
Anche grazie a questo avvertimento, sembra che nessuno degli stati in questione abbia accettato l’offerta della BGI.
I media americani hanno anche riportato che la sussidiaria americana della BGI avrebbe esercitato pressioni su ufficiali ad ogni livello dell’amministrazione californiana per accettare forniture di test rapidi durante la prima ondata nella primavera dell’anno scorso, sfruttando la criticità della situazione.
In effetti milioni di test Covid prodotti da questa società sono stati venduti in tutto il mondo, Europa ed Australia comprese.
Ma cosa sappiamo di questa compagnia?
La BGI Group è la più grande compagnia al mondo nel settore della genomica.
Negli ultimi 12 mesi il valore delle azioni di una delle sue sussidiarie, la BGI Genomics Co, quotata alla borsa di Shenzhen, è raddoppiato, portandone il valore di mercato a 9 miliardi di dollari.
Nel 2016 il governo cinese ha lanciato il progetto conosciuto come “NationalGenebank”, che vuole essere il più grande sito di stoccaggio di dati genetici al mondo.
Lo scopo dichiarato è quello di sviluppare ed utilizzare le preziose risorse genetiche cinesi per salvaguardare la sicurezza nazionale in campo bioinformatico e rafforzare la capacità cinese di posizionarsi ai più alti livelli nel campo della biotecnologia.

Quale compagnia si occupa dello sviluppo e della gestione del progetto? La BGI.
Questa compagnia è presente ovunque nel mondo, con laboratori in California ed in Australia; può anche vantare collaborazioni relative al sequenziamento genomico con l’Università della California ed il Children’s Hospital di Philadelphia.
È noto che le grandi società cinesi abbiano legami di qualche genere con il regime, ma ciò che ha destato forti preoccupazioni in seno all’intelligence americana è che la BGI ha stretti legami con le forze armate cinesi.
La BGI ha lavorato con l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) a dei progetti genetici che hanno l’obiettivo di rendere l’etnia maggioritaria nella Cina continentale, la Han, meno suscettibile al mal d’altitudine, caratteristica che permetterebbe di aumentare le prestazioni dei soldati cinesi sulle alte cime montagnose che separano la Cina e l’india ed avere così un vantaggio ineguagliabile sugli avversari.
Nel gennaio 2020 è stato pubblicato uno studio firmato dai fondatori della BGI Yang Huanming e Wang Jian insieme alla Terza Università Medica Militare ed al Laboratorio per la Medicina dell’Alta Quota dell’esercito cinese.
Tale studio si focalizza su esperimenti sul cervello di scimmie che soffrono del mal d’altitudine. Nello studio si afferma che questi esperimenti sono stati finanziati dalle forze armate cinesi in quanto “progetti chiave di scienza militare e tecnologia”.
Nel 2017 Wang aveva co-pubblicato un altro studio relativo agli effetti dell’alta quota sul corpo di “giovani uomini sani” (quindi soldati) insieme ad un centro di ricerca militare nello Xinjiang.
La BGI è anche proprietaria, congiuntamente all’Accademia di Scienze Mediche Militari ed a diversi ospedali militari, di circa 12 brevetti per test che identifichino malattie genetiche.
Da sottolineare che l’Accademia di Scienze Mediche Militari è l’istituto di ricerca medica di massimo livello del PLA.
Nel 2015 la BGI e l’Accademia di Scienze Mediche Militari hanno anche brevettato un test a basso costo per l’identificazione di patogeni respiratori, inclusi SARS e coronavirus.
L’attuale scienziato capo della sezione malattie infettive della BGI, Chen Weijun è registrato come inventore nel suddetto brevetto.
È doveroso aggiungere che Chen è stato uno dei primi scienziati al mondo a sequenziare il SARS COV-2, sulla base di campioni raccolti in un ospedale militare di Wuhan.
La BGI ha legami anche con l’Università Nazionale di Difesa tecnologica (NUDT), università che risponde direttamente alla Commissione Militare Centrale, guidata direttamente dal Presidente Xi.
La NUDT si trova su una lista nera americana ed è considerata una minaccia alla sicurezza nazionale in quanto il suo supercomputer Tianhe-2, uno dei più potenti al mondo, viene usato per simulare esplosioni nucleari.
La tecnologia computazionale della NUDT è stata utilizzata per accelerare il sequenziamento genomico nei progetti della BGI.
Il direttore della NUDT e generale delle forze armate Liao Xiangke ha pubblicato ben 7 studi scientifici co-firmati da ricercatori della BGI.
Come spesso succede, le azioni messe in atto contro gli avversari vengono prima sperimentate in casa: l’anno scorso due società sussidiarie della BGI, sono state aggiunte alla blacklist del Dipartimento del commercio americano in quanto accusate di aver condotto supposte analisi genetiche coatte sugli Uiguri, nella ormai nota provincia dello Xinjiang: da alcuni anni infatti il regime cinese raccoglie il DNA ed i dati biometrici (impronte digitali, registrazioni della voce e foto del viso) dei membri di questa minoranza, a scopo di “ricerca”, sorveglianza e controllo sociale.

Evanina non è il solo ad aver puntato i riflettori sulla BGI e sull’attenzione portata dal regime cinese alla biotecnologia ed alla genetica.
Una commissione di esperti dell’industria tecnologica creata dal governo americano e guidata dall’ex direttore generale di Google Eric Schmidt ha suonato la campanella d’allarme nell’ottobre 2020 riguardo al considerevole supporto finanziario del regime cinese al settore biotecnologico, al fatto che stiano raccogliendo grandi quantità di dati biologici e soprattutto riguardo all’interesse delle forze armate cinesi per possibili applicazioni militari dei suddetti.
La commissione ha anche avvertito dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, da parte di potenze straniere, per analizzare grandi quantità di dati, identificare debolezze genetiche nella popolazione e quindi ingegnerizzare patogeni che le sfruttino.
La commissione ha quindi messo in guardia il governo americano contro i rischi posti dalla BGI Group, per i supposti legami con il governo e l’esercito cinese ed il suo focus sui dati genetici.
In base alle informazioni sopra riportate consideriamo fondamentale tenere alta l’attenzione dei governi e del pubblico, da un lato, riguardo al tentativo dell’industria cinese di sviluppare un monopolio in campo medico e farmaceutico, e dall’altro, riguardo all’interesse delle forze armate cinesi per la biologia come nuovo campo di sviluppo militare, interesse guidato da strateghi che parlano apertamente di possibilità di “vittorie senza spargimento di sangue”; tutto questo attraverso l’acquisizione dei dati medici e genetici della popolazione dei paesi occidentali.
La completa mancanza di trasparenza e l’incertezza relativa alla presenza di limiti etici nelle iniziative di ricerca condotte da certi laboratori fanno crescere il rischio di “sorprese tecnologiche”.
Le critiche e le opposizioni al potere delle grandi multinazionali occidentali dell’informazione come Google o Facebook riguardo alla gestione dei nostri dati sono giuste e sacrosante, ma è bene anche tenere conto degli enormi rischi legati alla raccolta delle nostre informazioni più intime e sensibili, come il nostro DNA, da parte di potenze straniere per scopi che possono andare ben al di là del semplice lucro, una tematica spesso trascurata e poco conosciuta, ma che può avere un grande impatto sul medio e lungo periodo.