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Il Ricatto Nucleare dell’Iran

Il Ricatto Nucleare dell’Iran

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Si lavora senza sosta nei laboratori sotterranei in almeno tre località dell’Iran per riassemblare le “cascate” di centrifughe necessarie per arricchire l’uranio in isotopo 235, passo indispensabile sulla via della bomba atomica, che rappresenta il principale obiettivo strategico dello sviluppo militare dell’Iran. Sì perché dopo la firma dell’accordo voluto da Obama e dall’Europa l’Iran non ha dovuto distruggere le centrifughe in eccesso, così come non ha dovuto smantellare i siti predisposti per ospitarle. Le centrifughe sono state solo smontate, pronte per essere riassemblate alla fine del periodo previsto per la durata dell’accordo oppure immediatamente, come accaduto nelle scorse settimane, nel caso in cui qualcuno avesse scoperto il gioco sleale degli Ayatollah. Ma c’è di più, perché in questi anni l’Iran ha continuato lo sviluppo delle centrifughe avanzate e oggi potrebbe essere pronto a produrle in serie, e velocizzare ancora di più la tempistica necessaria ad ottenere l’uranio-235.
In questo anno non si è fermata nemmeno l’estrazione del minerale grezzo dalle miniere del paese e Teheran oggi dispone di ampie riserve già pronte per essere lavorate dalle centrifughe per iniziare il primo dei passaggi dell’arricchimento che prevede di arrivare ad una percentuale di U-235 del 3,6%. Questa è la fase più lenta e difficoltosa del processo che punta a portare la quantità di uranio-235 al 90% di purezza, il livello necessario per produrre armi nucleari. Una volta ottenuta una grande quantità di uranio a basso grado di arricchimento l’Iran può optare per due tipi di scelta. La prima prevede di creare uno stock di circa 300 kg di uranio arricchito al 20%, per poi procedere all’ultima fase, la più semplice da un punto di vista tecnico, per portare il composto a quello che viene definito il “Weapon Grade”, l’arricchimento al 90% in isotopo 235. Teheran potrebbe però anche scegliere di non creare uno stock al 20% e passare direttamente ad ottenere l’uranio “Weapon Grade”. La scelta in questo caso sarà quasi esclusivamente politica e non è detto che sia resa nota alla popolazione iraniana ed al mondo.
Ma il ricatto nucleare iraniano si basa anche su altri pilastri.
Se il primo pilastro è l’uranio arricchito, il secondo pilastro è rappresentato dalla produzione di plutonio. Il plutonio è un elemento radioattivo che, come l’uranio, si presta alla fabbricazione di bombe atomiche a fissione, tuttavia esso differisce in maniera significativa dall’uranio per la tipologia di ordigni che consente di produrre, per le quantità necessarie all’innesco della reazione a catena e per le dimensioni della testata. Le armi al plutonio sono molto più piccole e leggere di quelle all’uranio, possono essere agevolmente caricate sulla testata di un missile ma per esplodere necessitano di un detonatore “ad implosione” ben più complesso di quello utilizzato dagli ordigni a base di uranio. L’Iran ha previsto anche una via di produzione del plutonio mediante un reattore costruito nei pressi della città di Arak. Secondo gli accordi sul programma atomico Arak avrebbe dovuto essere reso inattivo, con la rimozione del nucleo e una successiva colata di cemento all’interno del reattore. Dopo la firma degli accordi il nucleo fu rimosso (e fu ben conservato nel laboratorio nucleare) ma mai il cemento sigillò il reattore. Oggi sarà sufficiente riposizionare il nucleo all’interno del reattore e alimentarlo con il combustibile nucleare. Arak dovrebbe essere in grado di fornire circa 90 kg di plutonio all’anno all’industria bellica iraniana. Una quantità più che sufficiente per 6 testate nucleari ogni anno.
Il terzo pilastro è la struttura sotterranea fortificata di Fordow, un laboratorio nucleare ricavato all’interno di una montagna. Un luogo pensato per ospitare le più avanzate centrifughe iraniane e probabilmente la location ideale per assemblare la prima bomba atomica dell’islam sciita, pensata con un unico scopo: ottenere la vittoria contro gli storici nemici degli Ayatollah e cioè le monarchie sunnite del Golfo e Israele.
Fordow è inattaccabile dalle forze aeree israeliane, troppo profondi i suoi laboratori per le bombe anti-bunker di Gerusalemme. Solo gli Stati Uniti potrebbero attaccarlo con successo utilizzando armi convenzionali (come ad esempio la MOP).
Fordow avrebbe dovuto essere trasformato in un centro di ricerca civile, rimane invece oggi il cuore pulsante dello sviluppo nucleare iraniano, inaccessibile ai satelliti e ai droni americani.
Il quarto pilastro è la struttura militare di Parchin, dove probabilmente vengono svolti test di detonatori ad implosione che rappresentato la sfida tecnologica più ardua per gli ingegneri iraniani. Una sfida ardua ma oggi non impossibile da realizzare grazie al miglioramento delle capacità di calcolo dei computer commerciali odierni, più che sufficienti per aiutare gli ingegneri nella loro sfida atta a creare un congegno ad implosione perfetto ed in grado di permettere la costruzione di testate al plutonio miniaturizzate.
Poi esiste un quinto pilastro del ricatto atomico iraniano. Il quinto pilastro non è una strutta fisica, ma il risultato di anni di diplomazia ben giocata e di marketing della propria immagine. L’Iran è percepito in occidente come uno stato che “combatte” il terrorismo, quando invece è esso stesso generatore del fenomeno. L’Iran è percepito come uno stato che garantisce le libertà religiose e fondamentali dei suoi cittadini, mentre invece è una nazione dove se una donna osa togliersi il velo viene incarcerata, dove le manifestazioni di affetto in pubblico sono sanzionate, dove si viene arrestati per un minimo sospetto o per un viaggio all’estero di troppo.
Nonostante questo e nonostante l’Iran sia una teocrazia fondamentalista la gran parte degli europei percepisce gli Ayatollah come potenziali partner e non come oscurantisti moderni, ed è questo il pilastro più potente che l’Iran potrà utilizzare per piegare l’Europa al suo ricatto.
Sì perché di un ricatto si tratta e di un ricatto giocato con la minaccia della distruzione mediante armi nucleari. Un ricatto messo in atto non solo contro le monarchie del Golfo ed Israele, ma anche e soprattutto contro l’Europa, contro di noi. E per assurdo è proprio l’Europa che non si rende conto della minaccia che l’Iran teocratico, estremista e fondamentalista sta mettendo in atto contro di noi.
Pensate a questi cinque pilastri del ricatto atomico iraniano tutte le volte che sentirete parlare qualche commentatore “distratto” riguardo al confronto che oggi si svolge nel Golfo ma che in realtà influenzerà da vicino anche la storia dell’Europa

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