Home Attualità Il Bastione di Bengasi, a difesa dell’Egitto (e di Sirte)
Il Bastione di Bengasi, a difesa dell’Egitto (e di Sirte)

Il Bastione di Bengasi, a difesa dell’Egitto (e di Sirte)

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Il Bastione è una strategia militare che prevede la possibilità di impedire l’accesso al nemico in una determinata area, oppure rendere una simile impresa talmente costosa in termini di uomini e mezzi per cui viene “disincentivata” la volontà nemica nell’eseguire un piano che preveda l’assalto al Bastione.

Ma il Bastione non ha solo uno scopo difensivo, da esso infatti è possibile lanciare attacchi verso le forze nemiche che minacciano gli interessi strategici della nazione che occupa il nostro ormai famoso Bastione. In passato un esempio molto chiaro della strategia del Bastione era stato messo in atto dall’Unione Sovietica nella seconda metà degli anni 80. Essendo ormai evidente l’impossibilità di controllare i mari del globo, la superpotenza sovietica aveva deciso di mantenere gran parte dei suoi sottomarini lanciamissili, armati di missili nucleari intercontinentali, in un Bastione che aveva come pivot la penisola di Kola. In questa area gli attacchi aerei e navali americani erano fortemente contrastati da un dispositivo missilistico basato a terra estremamente efficiente, atto a consentire il lancio di rappresaglia dei sottomarini lanciamissili in caso di guerra nucleare tra Usa e URSS.

Oggi un nuovo Bastione sta sorgendo a pochi passi dall’Italia, in pieno Mediterraneo centrale, noi lo chiamiamo il Bastione di Bengasi, anche se al momento il suo Pivot appare essere forse più la città di Tobruk, tuttavia in prospettiva è evidente che il Bastione libico avrà il compito di garantire, se non piena protezione, sicuramente capacità di azione fino alla strategica città costiera di Sirte oggi contesa tra i filoturchi e i filoegiziani. Sebbene la nostra divisione tra filoturchi e filoegiziani sia semplicistica, essa rende perfettamente l’idea dello scontro in atto. Il Bastione di Bengasi è una creazione egiziana, con l’importante ed imprescindibile aiuto della Federazione Russa. Questo Bastione è già operativo e conta sulla presenza nell’area compresa tra Tobruk, Derna e Sirte, di sistemi antiaerei di moderna concezione ed in grado di offrire protezione su tutti i livelli del campo di battaglia. Gli ultimi arrivi nell’area sono da riferirsi alla presenza e iniziale operatività di sistemi di difesa aerea S-300 (SA-10 Grumble) che vanno ad aggiungersi ai sistemi Pantsir (SA-22 Greyhound) e Buk M-1 (SA-11 “Gadfly). La presenza di questi sistemi di difesa aerea è l’anima stessa del Bastione di Bengasi, che potrebbe presto essere rafforzato con missili antinave basati a terra, in modo da rendere non indispensabile la presenza di assetti navali delle forze armate egiziane a difesa della costa della parte orientale della Libia. 

Lo scopo della creazione del Bastione di Bengasi è duplice. Da un lato l’Egitto si assicura una fascia di sicurezza che le forze ostili della Fratellanza Mussulmana non saranno in grado di attaccare con assetti aerei o navali, pregiudicando la capacità di copertura aerea alle eventuali truppe di terra che dovessero tentare una avanzata, allo stesso tempo le difese aeree presenti a Bengasi potrebbero essere il nucleo di protezione ideale per far avanzare questo medesimo sistema di difesa verso i terminal petroliferi di Ras Lanuf e successivamente verso la città costiera di Sirte, luogo strategico, sia per la presenza di una importante stazione di distribuzione degli idrocarburi ma soprattutto per le opere di ingegneria idraulica che la rendono una città con discreta disponibilità di acqua per scopi agricoli e civili. 
Il ruolo della Russia nella creazione di questa area difensiva non è secondario e va letto con estrema attenzione, in quanto cementa i rapporti di cooperazione tra Mosca e Il Cairo, mettendo sempre più in secondo piano il ruolo dell’Occidente ed in particolare dell’Italia, ormai fossilizzata unicamente sulla gestione (dilettantesca) dei flussi migratori e paralizzata nelle relazioni con l’Egitto dall’omicidio del ricercatore di Cambridge Giulio Regeni. 
L’Italia si trova alleata nei fatti della Fratellanza Mussulmana mentre nuovi equilibri rischiano di escludere Roma da un ruolo attivo in terra di Libia, importante non solo per le forniture energetiche, ma perché rimane l’unico luogo del Mediterraneo dal quale si può pianificare ed iniziare una azione ostile contro il nostro territorio, come la storia ci insegna iniziando ai tempi di Cartagine e finendo con la Seconda guerra mondiale. 

Un Bastione sorge nel Mediterraneo e noi non abbiamo alcun controllo su di esso..

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