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Il possibile “Fallimento Programmato” dell’ultimo test missilistico della Corea del Nord

Il possibile “Fallimento Programmato” dell’ultimo test missilistico della Corea del Nord

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Lo abbiamo scritto sui nostri account social poche ore dopo l’annuncio dell’ultimo lancio missilistico da parte della Corea del Nord: “non è stato un fallimento”, o perlomeno non lo è stato nella eccezione classica.
La Corea del nord nelle prime ore del 29 aprile scorso ha lanciato un missile KN-17, una variante locale di un vettore Scud, modificato per essere impiegato come arma di precisione, anche in una possibile variante antinave, ma anche come sistema ad elevata manovrabilità che potrebbe essere impiegato per eludere il sistema antimissile americano in Corea del Sud, e colpire bersagli di alta valenza strategica come ad esempio il sistema THAAD.
Il KN-17 è un missile a singolo stadio, alimentato con combustibile liquido, un mix di acido nitrico fumante rosso inibito (IRFNA), HNO3 + N2O4) / dimetilidrazina asimmetrica (CH3)2N2H2), molto ben collaudato da oltre 60 anni di produzione ed impiego, altamente infiammabile e con spiccate caratteristiche di tossicità. La fase più delicata dell’utilizzo di questi vettori è la fase della preparazione al lancio e i primo diecimila/quindicimila metri di salita dopo l’accensione del propulsore.
Il missile nord coreano è stato lanciato da una località “anomala”, una zona di decollo nella provincia di Pukchang, a nord di Pyongyang, area più nota in realtà per i campi di lavoro che per la missilistica.

Il vettore, dopo il decollo, secondo quanto riportato dal Pentagono ha viaggiato verso oriente per circa 21 miglia (38 chilometri circa), ma ha raggiunto (secondo ufficiali sud coreani) una quota di 72 Km prima di “esplodere in volo”.
Ora vi forniamo qualche dato relativo alle prestazioni del KN-17 alla quota di 72 km. Il vettore ha una velocità stimata di circa 4000 chilometri all’ora, e si trova in una zona di atmosfera estremamente rarefatta dove la densità dell’aria è minima. Questi elementi sono estremamente importanti in quanto un vettore balistico vive la sua fase critica di volo nel punto di “massima resistenza aerodinamica” che viene sperimentata a quote inferiori ai 15 km dove la densità dell’atmosfera unità alla velocità del missile lo sottopongono a stress dinamici e vibrazioni potenzialmente devastati.
Il Kn-17 aveva ampiamente superato la fase di “massima resistenza aerodinamica” e aveva già esaurito il carburate del suo unico motore.
La scelta di Pukchang evidenzia il fatto che Pyongyang abbia voluto dimostrare le capacità del vettore senza interferire con lo spazio aereo internazionale o con l’area economica esclusiva del Giappone.
Frammenti del missile, a causa della quota elevata e della velocità supersonica, sono precipitati poco oltre le acque territoriali della Corea del Nord, innescando nei primi minuti una girandola di voci sul “fallimento” o sul “successo” del lancio. Dopo circa mezz’ora ufficiali americani hanno definito il lancio un “fallimento”, ma questo nostro post mette in discussione questa valutazione proposta alla stampa da parte del pentagono.
Diciamo proposta alla stampa perché siamo altresì convinti che al Pentagono abbiano valutato in maniera simile alla nostra il test dei nord coreani.
In sostanza riteniamo poco probabile un missile derivato dallo Scud sia esploso per un malfunzionamento a 72 km di quota e riteniamo che la Corea del Nord abbia voluto testare non solo il vettore ma anche la possibile risposta americana e giapponese ad un lancio balistico che fosse andato oltre la fase di “massima resistenza aerodinamica” e all burn out del motore del missile, ma che allo stesso tempo Pyongyang non avesse intenzione di testare la risolutezza americana in caso di un test missilistico “completo”.
Per questi motivi riteniamo possibile che la Corea del Nord abbia scelto volontariamente un “Fallimento Programmato” del Test nel caso in cui il vettore avesse superato nel modo corretto la quota di 70 km.
Speriamo di avervi spiegato adeguattemtne la nostra analisi.

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