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Abu Musa : l’Isola contesa tra Iran e Emirati Arabi

Abu Musa : l’Isola contesa tra Iran e Emirati Arabi

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Abu Musa, una piccola isola che ha catalizzato la nostra attenzione fino dai primi nostri articoli. Un’isola apparentemente insignificante per dimensioni ma fondamentale per la sua posizione. Su Abu Musa si sta svolgendo un confronto serrato tra l’Iran e le monarchie del Golfo. La repubblica islamica sta lavorando, in modo efficiente su più fronti. Ad Istanbul ha ottenuto ciò che voleva, le forze armate diventano ogni giorno più efficienti la marina affina le proprie tattiche asimmetriche, la missilistica torna ad evolvere dopo la sostituzione del responsabile del programma balistico, ed ora si concentra anche sugli aspetti legali di un possibile limitazione al traffico marittimo nello Stretto di Hormuz. La chiave di questa partita legale è Abu Musa.

Dal 1971 anno nel quale il Regno Unito ha ceduto la sovranità dell’isola, reclamata dagli Emirati Arabi e dall’Iran, e occupata militarmente dalla stessa repubblica islamica, nessun presidente iraniano la aveva mai visitata. Ci ha pensato il presidente Ahmadinejad durante un tour della provincia che comprende anche Bandar Abbas. Ahmadinejad è atterrato nel grande aeroporto costruito su Abu Musa e che taglia l’isola per oltre 2400 metri. Dall’isola contesa il presidente Ahmadinejad ha ricordato le motivazioni storiche secondo le quali l’isola e iraniana così come il nome corretto del Golfo che divide Arabia Saudita e Iran è Golfo Persico e non Golfo Arabico come spesso viene definito dai media americani e arabi.

Il consiglio di cooperazione del golfo ( GCC ), che raggruppa le monarchie sunnite della penisola araba ha reagito immediatamente alla visita di Ahmadinejad comprendendo la portata della sfida e la posta in gioco. L’Iran è apparso preparato a questa reazione e ha invitato alla calma la controparte sunnita, paventando non meglio precisate conseguenze in caso di “mosse azzardate” da parte di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Bahrein e Kuwait. Nei fatti una vera e propria minaccia, proferita però in maniera educata, ma pur sempre una minaccia.

Negli stessi minuti i media iraniani hanno parlato di due piccole isolette, possedimento saudita, che erano state utilizzate dall’esercito egiziano nella guerra contro Israele. Le isole erano state utilizzate dall’esercito  di Sadat con il benestare del re saudita a fini logistici e per bloccare l’accesso israeliano al mar Rosso. Durante la guerra le truppe di Israele hanno conquistato le due isole all’imbocco dello stretto di Tiran e da allora mantengono un presidio sulle stesse. I media iraniani hanno chiesto ai sauditi come mai oggi viene reclamata la sovranità su Abu Musa e non sulle due isole all’imbocco dello stretto di Tiran. Quali saranno i passi che intraprenderà il GCC? Gli stati della parte occidentale del Golfo Persico risponderanno alle minacce con le minacce ? Faranno balenare la possibilità che ad un eventuale blocco dello Stretto di Hormuz da parte degli iraniani gli emirati e i sauditi risponderanno con l’occupazione della fondamentale isola di Abu Musa ? Forse per ora non verrà intrapresa alcuna azione, anche su possibile invito degli Stati Uniti d’America, nella speranza di condurre l’intera questione iraniana alla soluzione diplomatica.

La partita con l’ Iran si gioca su più fronti, le isole contese, i missili balistici, il prezzo del petrolio, la Siria, i legami con la Corea del Nord, le elezioni presidenziali americane. La questione nucleare è forse la più preoccupante ma non è il solo tavolo sul quale l’Iran sta giocando le proprie carte. Tutti noi avevamo grandi speranze nel vertice di Istanbul dello scorso sabato, speranze di dialogo e forse di pace. Ad oggi, in attesa del 23 maggio e dei colloqui programmati nella città di Baghdad, i timori di un conflitto sono aumentati vista la totale assenza di passi concreti in direzione di un accordo tra le parti.