I due volti del Sudan

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La scissione del Sudan nei due stati indipendenti, Sudan e Sudan del Sud risale soltanto al 2011 e nonostante l’immediato riconoscimento da parte del governo di Khartoum della propria controparte di Juba, i rapporti sono risultati alquanto complessi. La motivazione principale, nemmeno a dirlo, è economica. In particolar modo vi sono ad oggi numerose rivendicazioni circa il confine tra i due stati e sulla suddivisione delle risorse petrolifere. Il Sudan pre-referendum, quindi nel suo complesso, era uno stato ricco di giacimenti petroliferi. Il processo di secessione portato avanti dal Sudan del Sud, però, non è riuscito a giungere ad una precisa e condivisa spartizione delle risorse. Negli ultimi mesi siamo stati testimoni di una serie di schermaglie, culminate pochi giorni orsono in un bombardamento effettuato dall’aviazione sudanese ai danni di una cittadina di confine del Sudan del Sud.

Probabilmente siamo sull’orlo di un conflitto a tutto campo tra i due stati. Diciamo probabilmente, perchè c’è un fattore esterno che potrebbe in qualche modo fermare l’escalation in corso. Questo fattore si chiama Cina e come è noto, il gigante asiatico è affamato di energia. Prima della secessione del Sudan del Sud, la Cina era il primo importatore di petrolio sudanese, tuttavia dopo la secessione, il governo di Juba (Sudan del Sud) ha portato con sè più del 70% delle risorse petrolifere. D’altro canto, petrolio a parte, è lungo ormai decenni lo stretto legame tra il governo di Pechino e quello di Khartoum (ora Sudan del nord).

Interessante quindi la posizione cinese, avendo Pechino almeno due buoni motivi per tenere salde le redini delle relazioni tra i due Sudan. Dal canto loro i governi di Khartoum e Juba stanno facendo di tutto per ingraziarsi le attenzioni di Pechino, tuttavia la Cina in questa fase sta assecondando molto la comunità internazionale che spinge per una soluzione diplomatica del conflitto.

In merito al conflitto tra Khartoum e Juba, Hu Jintao ha affermato:

The urgent task is to actively cooperate with the mediation efforts of the international community and halt armed conflict in the border areas. China sincerely hopes that South Sudan and Sudan can become good neighbors who coexist in amity and good partners who develop together

La posizione della Cina è dunque estramemente delicata, dalla prospettiva di Pechino è fondamentale mantenere l’equilibrio tra i due Sudan, al fine di evitare una spirale di violenza che possa compromettere del tutto ciò che sta maggiormente a cuore: il petrolio e la possibilità di espandere le attività finanziarie nel Sudan del Sud. D’altro canto, il petrolio sta proprio in quel territorio che al momento è maggiormente minacciato dalle continue schermaglie militari del nord.

Tanto per meglio comprendere la determinazione del Sudan del Sud, si tenga conto che il governo di Juba ha da poco inaugurato la propria ambasciata a Pechino e ha messo in piedi una task force per trovare finanziatori cinesi per costruire un grande oleodotto che aggiri il Sudan del nord (e risolva in qualche modo la mancanza di uno sbocco sul mare).

Cercheremo di comprendere nei prossimi giorni e ve ne daremo notizia, delle eventuali ripercussioni del bombardamento ai danni del Sudan del Sud. Quello che è certo è che l’annosa e violenta diatriba sudanese è ben lungi dal trovare una soluzione.