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Il fronte artico

Il fronte artico

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La cronaca di questi mesi ci ha visti volenti o nolenti impegnati a seguire alcune zone calde del nostro pianeta: Iran, Siria, Nigeria. Mentre gli avvenimenti che tutti noi conosciamo andavano dipanandosi, su un fronte inconsueto invece andava svolgendosi una “partita a scacchi”. Siamo solo all’inizio, quindi siamo ancora al posizionamento dei pedoni, ma noi di GPC scommettiamo che questo fronte diventerà quanto prima fonte di molti futuri aggiornamenti. E siamo talmente convinti che questa porzione del nostro pianeta sia sull’orlo di una nuova ribalta che abbiamo deciso di creare una speciale sezione “Artico” all’interno di GeoPoliticalCenter.

L’Artico in realtà è da sempre luogo di incontro di enormi interessi geopolitici. Pensiamo soltanto ai giganti che si affacciano sull’Oceano Artico: Stati Uniti, Canada, Russia, Danimarca e Norvegia. Certamente la presenza di una calotta polare ha fatto sì che la maggior parte degli interessi fossero soltanto militari. Non è in questa sede che intendiamo ripercorrere la comunque densa storia dell’Artico, durante la Seconda Guerra Mondiale o ancora durante la Guerra Fredda.

Rompighiaccio nucleare russa "50 Let Pobedy" - Image by Anton Chmelev, This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic license.Oggi la parziale fusione della calotta artica sta liberando zone di oceano e soprattutto i fondali sottostanti. Prospezioni di qualche decina di anni fa avevano già messo in luce la presenza di ingenti quantità di materie prime, sui fondali oceanici. Per motivi politici e anche per limiti oggettivi nessun paese ha mai intrapreso attivamente e su larga scala lo sfruttamento di quei fondali. Adesso però lo scenario sta cambiando. E non solo per motivi climatici.

L’interesse per il Polo Nord si è esteso ben oltre i confini dei soli paesi che ivi si affacciano. Oggi si stanno facendo avanti in modo insistente nuove potenze: Cina, India e Brasile. Tutte e tre queste nuove potenze commerciali sono affamatissime di materie prime, ma è solo questa la motivazione che li spinge ad esplorare l’Oceano Artico?

Topografia e batimetria della zona artica - This image is in the public domain because it contains materials that originally came from the U.S. National Oceanic and Atmospheric Administration, taken or made during the course of an employee's official duties.Vale la pena ricordare che attualmente nessuna nazione possiede lo spazio geografico circostante il Polo Nord, nonostante nel 2007 la Russia abbia piantato la propria bandiera sul fondo dell’oceano, proprio in corrispondenza del Polo Nord. Questa fu sicuramente una misura preventiva, dal dubbio valore giuridico e che suscitò parecchio clamore. Allora la Russia rispose trattarsi di sole prospezioni scientifiche ma è fin troppo chiaro cosa stessero cercando1 .

Dobbiamo anche ricordare l’esistenza di un organismo multilaterale, l’Arctic Council, che rappresenta tutte e otto le nazioni che si affacciano sull’Oceano Artico.

Allo stato attuale, dal punto di vista giuridico, esiste un trattato internazionale che coinvolge Stati Uniti, Canada, Russia, Norvegia e Danimarca: lo United Nations Convention on the Law of the Seas (UNCLOS). I paesi firmatari hanno 10 anni di tempo, dalla data della ratifica, per reclamare un diritto aggiuntivo sullo sfruttamento di una ulteriore fascia corrispondente alla propria piattaforma continentale. Tali diritti estensivi (ma non esclusivi) vengono concessi ai paesi la cui richiesta verrà accolta, a tutti gli effetti non si tratterebbe di una estensione della Exclusive Economic Zone (la Zona Economica Esclusiva). Tutto questo rientra nel più ampio disegno di sfruttamento delle risorse nascoste al di sotto del fondale marino. Vedremo cosa accadrà perchè, ad esempio, i termini per avanzare la richiesta scadranno nel 2013 per il Canada, e nel 2014 per la Danimarca.

L’aspetto interessante di questa vicenda è che se da un lato si lavora sul fronte giuridico, per poter accedere alle risorse naturali, dall’altro lato c’è un fermento prettamente militare. Per citarne alcuni, si pensi alla Russia che entro il 2015 darà vita ad una divisione specializzata per l’Artico. Oppure si pensi anche al Canada che ha aumentato la presenza delle proprie forze armate oltre il circolo polare artico di ben dieci volte.

Sta per arrivare l’inverno, quindi per i prossimi mesi l’operatività di superficie riceverà un rallentamento, non così l’attività dei centri strategici e decisionali.

  1. The Battle for the Next Energy Frontier: The Russian Polar Expedition and the Future of Arctic Hydrocarbons; http://www.oxfordenergy.org/wpcms/wp-content/uploads/2011/01/Aug2007-TheBattleforthenextenergyfrontier-ShamilYenikeyeff-and-TimothyFentonKrysiek.pdf  []
Econ1 Analista economico, si occupa principalmente di temi macroeconomici, Europa, Cina, Cinafrica. Economia dello sviluppo e temi di economia ambientale. Contattabile via mail (in calce).