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Libia: l’Italia tentenna e non se lo può permettere. Un messaggio errato al Califfato

Libia: l’Italia tentenna e non se lo può permettere. Un messaggio errato al Califfato

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In tutti questi mesi il Califfato Islamico lancia messaggi al Medio Oriente, all’Europa e al Mondo, messaggi chiari, messaggi di potere. Il Califfo ha tracciato la sua linea comunicativa, una linea che identifica il Califfato con il Potere e il Potere con il Califfato. Questa linea comunicativa è parte integrante della strategia bellica del Califfato. Al solo suo nome scoppia il panico, le truppe meno motivate scappano, la popolazione si arrende e si piega istantaneamente alle nuove leggi. In tutto il Medio Oriente, in Africa Settentrionale e nella stessa Europa, chiunque sia debole, disoccupato, senza un futuro di prosperità vede, nel potere del Califfato, l’arma del proprio riscatto sociale e personale. Indossare la divisa nera, fare parte di un gruppo di potere, anzi di più, fare parte integrante del Potere è un richiamo ineludibile per centinaia di migliaia di uomini ed è il motivo per cui molti “europei” corrono ad arruolarsi nelle fila del Califfato. Non secondario, secondo noi, nemmeno il fatto che in Europa sono svaniti gli ideali, e la gestione delle Nazioni e le strategie di lungo periodo si basano più sulla falsa diplomazia che su una linea dettata dalle proprie culture e necessità.
Dinnanzi a questa strategia comunicativa del Califfato, come ha risposto l’occidente ed in particolare il nostro Paese? In base a quali elementi vengono prese le decisioni strategiche di politica estera dell’Italia?
La paura, non il raziocinio, guida le decisioni italiane nell’affrontare la crisi in Libia. La paura, non l’indifferenza, fa sì che i nostri media non diano la giusta copertura ai fatti di Tripoli, Derna, e Sirte. Sempre la paura, non una scelta strategica, ha fatto affermare ai vertici del governo che la questione libica va trattata “senza passare dall’indifferenza all’isteria”.
È allora l’isteria che ha fatto chiudere la nostra ambasciata a Tripoli ed evacuare i nostri concittadini dalla regione della capitale libica?
È l’isteria che ha determinato la reazione delle forze armate egiziane contro il Califfato?
È sempre l’isteria che ha fatto muovere 3000 soldati francesi fino ai confini meridionali della Libia pronti ad ogni evenienza già due mesi fa?
La risposta è no, tre volte no! Non è l’isteria che ha fatto muovere l’Egitto e la Francia, la Giordania e per altri versi la Turchia.
Vorremmo farvi riflettere su quali potrebbero essere i costi dell’ignavia italiana, a proposito della crisi in Libia, e su quale messaggio noi oggi inviamo al Califfato e alle decine di migliaia di immigrati disoccupati, emarginati, e vogliosi di potere che vivono in Europa ai margini della società, che non vogliono integrarsi nella nostra cultura ma che anelano la venuta del Califfo per avere anche un solo frammento di Potere che nella loro vita non hanno mai avuto.
La presenza di un Califfato in Libia, (e il Califfato non “invaderà” la Libia ma si genererà spontaneamente in essa) determinerà innanzitutto l’instaurarsi di una rete di commercio tra il Califfato di Siria/Irak e quello libico, i nostri pescherecci, e le navi mercantili secondariamente, dovranno guardarsi dalla pirateria che tornerà prepotentemente nel mediterraneo, i trafficanti di armi e droga avranno una via preferenziale per l’Europa, i terroristi (qualunque sia il loro obiettivo sia in Europa che in Africa) avranno un campo base dove addestrarsi e puntare poi sull’Egitto, saldandosi con il terrorismo interno all’Egitto e alle frange operanti nel Sinai, i nostri investimenti in Libia saranno distrutti, il flusso di petrolio e gas interrotto e gli Algerini diventerebbero monopolisti nella forniture di gas dal Nord Africa. In Italia ed in Nord Africa il mito del Califfo invincibile spingerà decine di migliaia ad unirsi alla guerra santa e forse ad organizzare manifestazioni di solidarietà, se non vere e proprie ribellioni nel cuore dell’Europa.
Questo in estrema sintesi, secondo noi, il costo del nostro non intervento.
Per quanto riguarda il messaggio che inviamo al Califfato, il ragionamento è ancora più lineare. Stiamo dicendo a quegli uomini di potere, che siamo deboli, malati, senza risorse e pronti ad essere conquistati. Gli stiamo dicendo che loro potranno arricchirsi con il traffico di uomini, che potranno incassare 5000$ per ogni uomo donna o bambino che faranno salire su di un gommone in grado di fare 15 miglia di viaggio perché poi saremo noi a completare la loro opera, spendendo risorse militari, non per combattere il Califfato, ma follemente per sovvenzionarlo in maniera indiretta.
Questo signori del Governo, dei Think Thank radical chic, delle direzioni politiche vissute con la poltrona calda e il maglioncino di cachemire addosso, é il costo del non intervenire e il messaggio che diamo al Califfato.
Nessuno, nessuno, verrà da oltre Altlantico per salvarci, scordatevelo. Nessuno, nessuno, verrà ad aiutarci quando il caos scoppierà alla periferia di Roma o in centro a Milano.

Comment(8)

  1. Tutto quanto scritto è perfettamente condivisibile e rappresenta il quadro esatto della situazione. Solo che ormai – a mio parere – per l’Italia è stato superato il punto di non ritorno. Il Paese è devastato da una crisi degenerativa e generazionale. Quale motivazione si può dare agli italiani privati dei loro diritti politici e tartassati dalle tasse? Quale ideale può essere usato come scudo, quando chi ha avuto o ha tutt’ora il potere in Italia è al palese servizio di interessi economici di parte o potentati stranieri? Davvero pensavano e credevano di poter far sopravvivere uno Stato in questo modo? Adesso che vadano a combattere loro…

  2. Saremo bravi al massimo, a rammaricarci per qualche azione eclatante che sarà compiuta in italia.
    Adesso si invoca una soluzione politica… parola vuota che serve solo a riempire la bocca di chi la pronuncia.

    Le soluzioni politiche italiane le abbiamo viste all’opera in India, nel tentativo di riportare a casa i marò…
    Tra l’altro, mi chiedo chi sarebbe la parte politica avversa che ascolterebbe Gentiloni!!

    1. Se dobbiamo trovare una soluzione diplomatica, potremmo dire a Gentiloni di contattare John McCain che il Califfo lo conosce bene.

  3. Nel mio comune nel corridoio centrale all’entrata, sono appese le foto dei concittadini morti in guerra o in op. di guerra. Le ultime risalgono al 2013. Gente che credeva in un ‘ Italia che forse non c’è mai stata. Combattero’ per la mia terra ma non per i suoi governanti.

  4. Da siciliano dico che comincio un pochino a preoccuparmi della situazione, anche se ritengo molto improbabile un’invasione della feccia islamosunnita al comando di al – Baghdadi e dei suoi padrini atlantici.
    Se riuscissero però a sbarcare in forze so che troverebbero un’isola al collasso sociale ed economico. Forse pure indifesa. Un’ottima preda per loro ed una buona base di partenza per il resto dell’Italia.

  5. certo che nessuno verrà quando in EUROPA si avrà la rivoluzione del califfato, visto che il califfato è figlio della CIA(vedere foto del califfo a fianco di McCain..). E non interverrà nemmeno la Russia, visto che gli USA ce l’hanno messa contro (gli abbiamo pure messo le sanzioni!), e che le truppe NATO formano una cintura invalicabile tra la Russia e noi..
    Accadrà come con Hitler..poi gli USA (dopo qualche anno di devastazioni) verranno a “liberarci” , a “ricostruirci”.

  6. Non siamo buoni a difenderci da un gruppo di teppisti olandesi (anzi, gli consentiamo comunque di vedere la partita allo stadio) e vogliamo azzardarci a intervenire in Libia?

    Come direbbe il grande Totò… Ma mi faccia il piacere!!!!

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