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Libia nessun accordo tra Tripoli e Tobruk la diplomazia ha fallito

Libia nessun accordo tra Tripoli e Tobruk la diplomazia ha fallito

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Ecco dopo questo titolo in molti potrebbero pensare che qui a GeopoliticalCenter abbiamo perso di vista l’evoluzione delle ultime tre settimane della partita diplomatica che ha (oppure sarebbe meglio dire aveva) come obiettivo quello di permettere alla Libia di avere un governo di unità nazionale che superasse le divisioni che oggi esistono tra i due governi che si contendono il controllo della Libia. Ma non è così. Il nostro gruppo ha seguito attentamente i round negoziali che si sono susseguiti in Marocco, poi in maniera meno formale in Europa, negoziati che, secondo le dichiarazioni del Rappresentate delle Nazioni Unite Bernardino Leon, erano sfociati in un accordo quadro. Anche il nostro governo, per bocca del ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, aveva affermato non più di 5 giorni fa che, non solo l’accordo in Libia era stato raggiunto, ma che appena esso fosse stato formalizzato l’Italia era pronta ad aiutare la Libia (e il nuovo governo di Unità Nazionale) a riprendere il pieno controllo del proprio territorio impiegando anche le forza e armate della Repubblica Italiana.
A noi, che seguiamo la Liba dall’inizio della nostro impegno per la geopolitica, la situazione al netto delle dichiarazioni ufficiali e sempre sembrata meno rosea e molto più complessa di quanto raccontato dalle Nazioni Unite.
Per parlare della situazione libica dobbiamo partire da un concetto molto semplice: l’idea dell’interesse nazionale unitario nazionale in Libia non esiste. In Libia esistono decine di tribù maggiori per le quali l’unico obiettivo premiante è il potere della tribù stessa, non il benessere del paese nel suo complesso. E’ quantomeno ingenuo pensare che un accordo basato unicamente su una divisione del potere, come quello proposto dalle Nazioni Unite, sia in grado di pacificare la Libia. Ogni tribù è cosciente delle ricchezze naturali o dell’importanza geografica che la propria regione di appartenenza possiede, ogni tribù non permetterà quindi che nessuna tribù rivale possa avvantaggiarsi mediante risorse non direttamente sotto il controllo della tribù rivale.
In Libia inoltre le alleanze sono spesso a geometria variabile, e sono dettate non tanto da una visione strategica a lungo termine, bensì in base alla valutazione del “peso militare” di questa o quella tribù.
Nella libia di oggi la lotta per essere un centro di aggregazione per le tribù minori, aumentando il proprio “peso militare” non si è mai interrotto e gli sponsor stranieri che operano in Libia (parliamo dei paesi del Golfo, dell’Egitto, della Turchia e recentemente anche dell’Iran) continuano ad alimentare un flusso di denaro ed armamenti atto a rafforzare le tribù a loro vicine e cercare di conseguenza di farle diventare un alleato ambito.
Secondo la nostra valutazione questo flusso di finanziamenti e di armi non si interromperà con la creazione di un “governo unitario” in quanto molte potenze straniere operanti in Libia vedrebbero venir meno la loro influenza su questa terra ricca di energia e dalla strategica posizione geografica nel caso in cui i libici avessero (come mai successa in passato se non al prezzo del pugno di ferro di Gheddafi) la lungimiranza di pensare come un solo popolo.
E’ per le ingerenze straniere in Libia che un accordo esclusivamente diplomatico non avrebbe comunque una vita lunga e sarebbe solo una illusione di pace.
Perchè un accordo sia trovato vanno interrotti i flussi di armi e denaro che arrivano il Libia non per lo sviluppo del paese ma per alimentare la guerra civile. Per arrivare ad un accordo diplomatico in Libia, le tribù devono aver ben chiaro che il flusso di armi e denaro si interromperà, e l’unico modo per farlo comprendere a questi capi tribù è interromperlo già ora, attuando controlli su ogni nave, aereo, zattera o gommone che si avvicina alla terra di Libia, e allo stesso tempo interrompere il flusso di denaro che le tribù incassano con il traffico degli immigrati.
Nessuno però in occidente ha il coraggio e la determinazione necessaria per mettere in atto una “quarantena” dello spazio aereo e delle acque territoriali libiche, soprattutto a causa della postura della Casa Bianca, sempre riluttante ad impiegare lo strumento militare anche quando è assolutamente indispensabile, fatto salvo poi disperarsi per disperarsi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per gli effetti di questo vuoto geopolitico.
Lo stesso vuoto Geopolitico osservato nel Golfo Persico, nel Pacifico Occidentale, in Siria, in Irak, in Afghanistan. Un vuoto geopolitico che in Siria (e presto in Irak) è stato colmato dalla Russia, che nel Pacifico viene colmato dalla Cina, che in Afghanistan viene colmato dai talebani redivivi e che in Libia verrà colmato dal Califfato Islamico che nel silenzio oggi, e ancor più in caso di falso accordo di Unità Nazionale domani, emergerà come un catalizzatore decine di migliaia di libici in cerca non del benessere ma del potere. Ma in Libia a differenza della Siria non esistono eserciti, legittimi o meno, in grado di opporsi alla forma organizzativa del Califfato che con la forza il terrore e la sua organizzazione feudale sarà in grado di saziare la sete di potere di moltissimi libici, consolidando così il suo potere.

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Comment(1)

  1. Direi che è proprio il grilletto facile americano ad aver innescato il caos in Irak, Libia ecc ecc. Altro che non interventismo.

    “Per parlare della situazione libica dobbiamo partire da un concetto molto semplice: l’idea dell’interesse nazionale unitario nazionale in Libia non esiste. In Libia esistono decine di tribù maggiori per le quali l’unico obiettivo premiante è il potere della tribù stessa, non il benessere del paese nel suo complesso. E’ quantomeno ingenuo pensare che un accordo basato unicamente su una divisione del potere, come quello proposto dalle Nazioni Unite, sia in grado di pacificare la Libia. Ogni tribù è cosciente delle ricchezze naturali o dell’importanza geografica che la propria regione di appartenenza possiede, ogni tribù non permetterà quindi che nessuna tribù rivale possa avvantaggiarsi mediante risorse non direttamente sotto il controllo della tribù rivale.”

    Infatti per popoli come questi erano perfetti individui come Gheddafi o Hussein. Ma si vede che noi preferiamo la “pace” che hanno adesso.

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